Barbara Costa per Dagospia
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“È il caso di un pollo andato a farsi arrostire”. Lo diceva Malcolm X, leader nero tra i più incaz*ati e radicali, e il pollo per lui era John F. Kennedy. Il suo Presidente. Appena morto ammazzato a Dallas. Per Malcolm X quella fine, Kennedy, se l’era andata a cercare. Si sbaglia a credere che Kennedy fosse amato, dai neri, o da tutti i neri.
La si fa facile, e facile non la fa Furio Colombo nel suo "L’America di Kennedy", ripubblicato per il 60esimo dai fatti di Dallas. Colombo nei primi '60 viveva tra Washington e New York corrispondente per "Il Mondo", per "L’Espresso", e il suo "L’ America di Kennedy", è una raccolta di articoli scritti "a caldo".
Colombo è fuori e tanto "dentro" la Casa Bianca e ne riporta quel che vi succede. All’istante. E no, Marilyn non ce la trovate. Lei, e nemmeno le altre. Mica che non si sapesse, delle amanti di JFK. L’FBI sapeva, e il Secret Service sapeva, più di un giornalista lo sapeva, ma non se ne parlava. Non si usava.
furio colombo l america di kennedy ed 2023
È una pratica – lo sp*ttanamento delle mutande presidenziali – insorta sotto Bill Clinton, anche se, proprio nel 1963, lo "scandalo Profumo" – il ministro della Guerra inglese scoperto con un’amante spia russa – ne aveva dato succulenta anticipazione. Lo stesso Kennedy, dei guai di Profumo, se ne era impensierito… sì, ma che è successo, in America, alle 12.25 ora di Dallas, ora dello sparo – degli spari – fatali?
“Le comunicazioni telefoniche sono state sospese”, scrive Colombo, “Kennedy è colpito alla testa ed è gravissimo. La Borsa di New York chiude immediatamente. I telefoni sono di nuovo in funzione quando un nastro in loop lancia: il Presidente è morto”.
Il 22 novembre 1963, un venerdì, il popolo americano riceve in diretta quanto succede da radio e tv, in casa e fuori: gruppuscoli di persone rapidamente si formano per le vie, delle grandi città, delle piccole, davanti alle scritte sfavillanti sui grattaceli a New York, davanti alle vetrine di elettrodomestici coi televisori accesi, accanto alle automobili ferme con le radio gracchianti l’inaudito.
new york world telegram president shot dead (2)
Kennedy muore alle 12.55. Il "New York World Telegram" è il primo tra i quotidiani ad uscire in straordinaria a tutta pagina: "President Shot Dead", e poco altro. Da lì inizia una tre giorni (il terzo è tutto per il funerale) di diretta nazionale non stop radio e tv mai fatta prima. Ma gli americani non vedono le immagini del video amatoriale di Abe Zapruder in cui l’assassinio di Kennedy appare nitido.
Al pensionato Zapruder sono sequestrate dall’FBI appena Zapruder a casa sua le vede (e non le sente, sono mute, non aveva mai usato la sua Super 8 prima, e ha pasticciato con l’audio) e le consegna alla polizia. Agenti del Secret Service e FBI sono al Parkland Hospital dove è portato Kennedy, sono con lui e con i medici che tentano di rianimarlo.
Scrive Furio Colombo: “A quei dottori il Secret Service e l’FBI hanno detto di non parlare”. Quel 22 novembre 1963 gli americani davanti alla tv hanno le immagini dell’auto su cui stavano John e Jackie, il governatore del Texas John Connally, e la di lui moglie: nella sparatoria sono rimasti feriti anche loro, la moglie del governatore a una mano, Connally è colpito a un polmone e si salva nello stesso Parkland Hospital dopo ore e ore di sala operatoria.
Omicidio di John Kennedy
Solo Jackie rimane miracolosamente illesa. È solo lei che il popolo americano "vede". I suoi vestiti intrisi di cervello e sangue, perché Jackie la testa scoppiata del marito se l’è tenuta in grembo, impedendo con le mani che il resto del cervello uscisse. Il popolo americano la vede scendere dall’Air Force One, tornata a Washington, e non sa che Jackie è sbronza. Nella coda dell’aereo, accanto alla bara del marito, ha bevuto whisky. Parecchio. Lei che era astemia.
Nel marzo 1964, Furio Colombo intervista Mark Lane, l’avvocato di Lee Harvey Oswald, il cecchino solitario omicida di Kennedy, morto sparato il giorno dopo Kennedy dal proprietario di strip club Jack Ruby. Un "presunto" omicida morto ammazzato e mai formalmente incriminato, ha bisogno di un avvocato? Mark Lane si autonomina tale.
furio colombo ted kennedy
Quando Colombo lo incontra, si è nel pieno delle frettolosissime indagini della Commissione Warren, quella che stilerà il Rapporto Warren sull’omicidio JFK in 888 pagine colme di caz*ate. E che si stiano già formulando, quelle caz*ate, Lane intervistato da Colombo lo delinea molto bene: perché “nel referto principale i medici scrivono che il primo proiettile è stato sparato di fronte, a Kennedy, e non alle sue spalle, e nel secondo reperto, c’è l’esatto contrario, e cioè che non è entrato dalla gola, ma dalla nuca?
Mi dicono: all’inizio i medici non se ne sono accorti. E perché giurano che i proiettili sono 3 se ne sono stati ritrovati 5? Uno ha trapassato il presidente. Un altro era nella barella di Kennedy. Uno ha colpito il governatore. Un altro ancora è stato trovato sull’erba da un agente del Secret Service. E uno stava sul sedile posteriore dell’auto.
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Perché per ciascuno di questi proiettili ci sono verbali e foto che però non arrivano ai giornali? Può essere stato, Lee Oswald, coperto da chi? Dalla CIA? E perché la CIA avrebbe dovuto tenere tra le sue fila uno che sapeva leggere e scrivere a malapena? E sparare male? In piena guerra fredda, Lee Oswald in URSS è entrato e ed uscito con inaudita facilità: come mai?”.
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