A.Gagliardi e A. Marini per Il Sole 24 Ore
previti berlusconi
Il «no» di Mattarella a Paolo Savona a ministro dell’Economia non è senza precedenti. Esistono infatti vari episodi nei quali il Quirinale ha rivendicato con forza le sue prerogative, “costringendo” al passo indietro premier incaricati su alcuni ministri. Dal caso Previti fino al più recente no a Gratteri. Tutto nasce dall’articolo 92 della Carta, secondo cui il capo dello Stato, nella scelta dei ministri, non è un mero esecutore delle volontà dei partiti: «Il presidente della Repubblica nomina il presidente del Consiglio e, su proposta di questo, i ministri».
BERLUSCONI E MARONI A MONTECITORIO
IL PRECEDENTE DI PREVITI
Il caso più eclatante fu quello di Cesare Previti, avvocato di Silvio Berlusconi. Nel 1994, il leader di Forza Italia, ottenuto l’incarico di formare un governo, tentò di farlo nominare Ministro di Grazia e Giustizia, ma fu stoppato del presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro (che lo dirottò alla Difesa, mentre Guardasigilli divenne Alfredo Biondi), memore, tra l’altro, del fatto che durante la campagna elettorale avesse dichiarato: «Vinceremo le elezioni e poi non faremo prigionieri».
IL CASO MARONI E IL NO AL MINISTERO DELLA GIUSTIZIA
ciampi berlusconi
Non solo. Siamo nel 2001, durante la fase di formazione del secondo Governo Berlusconi. La Lega aveva indicato Maroni come ministro della Giustizia, ma poi a quel dicastero finì un altro leghista, Roberto Castelli, mentre a Maroni andò il Lavoro. «Sarebbe davvero imbarazzante se il veto a Roberto Maroni fosse venuto dal presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi per la questione dell’inchiesta Papalia, ovvero per una questione basata sul codice fascista Rocco», disse con parole di fuoco Umberto Bossi, allora leader del Carroccio. Il riferimento è all’inchiesta per resistenza a pubblico ufficiale su Maroni e altri leghisti quando questi si opposero alle perquisizioni richieste dal procuratore di Verona Guido Papalia.
scalfaro berlusconi
IL NO DI NAPOLITANO A GRATTERI GUARDASIGILLI
Già nel nel 2000 Carlo Azeglio Ciampi chiese a Giuliano Amato di confermare il futuro capo dello Stato Sergio Mattarella, che nel governo di Massimo D’Alema era ministro della Difesa. In tempi più recenti, Giorgio Napolitano, nel 2014, sconsigliò a Matteo Renzi di mettere in lista il procuratore di Reggio Calabria Nicola Gratteri, perché la sua nomina avrebbe contraddetto la regola non scritta secondo cui un magistrato in servizio non può assumere l’incarico di ministro della Giustizia. In quel caso la decisione su accettata da Renzi, che nominò alla Giustizia Andrea Orlando.
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