Estratto dell'articolo di Ilaria Sacchettoni e Rinaldo Frignani per il “Corriere della Sera”
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I soccorsi che arrivano «un’ora dopo l’incidente». Il Suv (la Lamborghini Urus azzurro metallico) allestito come un set al suo interno. Gli youtuber-attori e la sfida social organizzata alla maniera di una sceneggiata. Dieci verbali di altrettante persone informate sui fatti ricostruiscono quello che è accaduto alle 15.45 del 14 giugno scorso in via di Macchia Saponara, a Casal Palocco, fra Roma e Ostia, denunciando ritardi e facendo luce su tecniche, metodi e mezzi a disposizione di Matteo Di Pietro e degli altri sotto inchiesta per l’omicidio stradale di Manuel, bambino di 5 anni.
I soccorsi
matteo di pietro
Il racconto di Maria Antonietta L.L, una testimone che era a bordo di una Mercedes e si è fermata subito dopo l’incidente è citato nell’ordinanza di custodia cautelare del gip che ha mandato Di Pietro ai domiciliari per omicidio stradale e lesioni: «Dopo quaranta minuti dalle richieste di soccorso arrivava l’automedica e dopo ulteriori venti minuti arrivava l’ambulanza. La donna che era alla guida della Smart (Elena Uccello, ndr) presentava un taglio sulla palpebra sinistra e perdeva sangue dal naso».
Secondo i registri delle chiamate all’Ares 118 di quel pomeriggio, dirottate dal numero unico di emergenza 112 al quale sono giunte numerose segnalazioni dello schianto — non risultano telefonate dai ragazzi a bordo del Suv —, due mezzi di soccorso sono stati invece inviati sul posto dalla centrale operativa: il primo alle 15.45 e 43 secondi, con partenza dalla postazione di Casal Palocco alle 15.46 e arrivo sul posto alle 15.53 (quindi sette minuti più tardi), e il secondo un minuto più tardi, con partenza dalla base di Casal Bernocchi (Acilia) alle 15.47 e arrivo alle 15.51.
THEBORDERLINE
Nei giorni successivi all’incidente l’avvocato Francesco Consalvi, zio di Di Pietro, aveva riferito in un’intervista anche il fatto che il nipote e Gaia Nota avrebbero non solo soccorso ma anche rianimato il bambino prima di affidarlo alle cure dei medici del 118. «I ragazzi mi hanno riferito che l’ambulanza è arrivata dopo circa un’ora e il bambino è deceduto in ambulanza», aveva detto.
Quindi uno scenario che deve essere ancora definito, tenendo presente che i verbali di risposta e d’intervento di 112 e 118 sarebbero già stati acquisiti come sempre da chi indaga.
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Punto fermo invece di questa storia di velocità e imprudenza è la tecnica professionale con la quale i ragazzi si approcciarono alla challenge sui social.
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Riferisce Gabriele Morabito, amministratore della società di autonoleggio Skylimit, che i TheBorderline (la società dei giovani youtuber) noleggiarono la vettura versando 10 mila euro cash («tramite bonifico») e concordando la tariffa di 3.500 euro al giorno per tre giorni.
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«Ai fini delle riprese — sottolinea il giudice — all’interno del veicolo Lamborghini Urus erano state collocate due telecamere di marca Sony non risultanti tra gli oggetti sequestrati dalla polizia di Roma Capitale (ma acquisite successivamente dai carabinieri, ndr ) una tenuta in mano da Simone Dutto (passeggero del Suv, ndr ) l’altra piccolina, GoPro».
I video
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Sulla Lamborghini viaggia anche Vito Ramon Lo Iacono che ai magistrati riferisce «di lavorare con la TheBorderline come attore, personaggio nei video girati per i loro canali». La clip è una simulazione, «l’insieme di scene registrate e poi montate simulando la permanenza all’interno della Lamborghini per tutto il periodo sopraindicato». […]
«Velocità eccessiva»
Uno dei vigili urbani impegnati nei rilievi scrive nella sua relazione che, sulla base dei danni sulle carrozzerie della Lamborghini e della Smart, e dell’esame del fondo stradale, emerge come «la velocità eccessiva della Lamborghini e la violenza dell’impatto contro la Smart sono avvalorate dall’assenza di tracce di frenata prima dello stesso, e dalla presenza invece di segni di scarrocciamento dopo la collisione, impresse dalla Smart per metri 21,70», così da evincere la forza di spostamento e trascinamento ricevuta dalla city car da parte del Suv.
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Da chiarire c’è tuttavia la manovra compiuta dalla madre di Manuel per svoltare a sinistra e se avesse inserito la freccia: per un autista dell’Atac che ha assistito all’incidente la luce era lampeggiante, per Gaia Nota, che era a bordo del Suv, invece no.
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