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    TUTTO IL MONDO È (BEL)PAESE - RAJOY MATATO PER IL SOLITO SCANDALO DI CORRUZIONE - I MAGGIORI ESPONENTI DEL SUO PARTITO AVREBBERO INTASCATO MAZZETTE PER 11 ANNI DA IMPORTANTI COSTRUTTORI - A SPIATTELLARE TUTTO SUI GIORNALI IBERICI SAREBBE STATO L’EX TESORIERE LUIS BÁRCENAS, PER VENDICARSI DI ESSERE STATO SCARICATO QUANDO FU INDAGATO SUL CASO GÜRTEL...


     
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    Gian Antonio Orighi per "la Stampa"

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    Per la prima volta Mariano Rajoy, dal dicembre 2011 premier con maggioranza assoluta e dal 2003 presidente del partito popolare (Pp, centrodestra), finisce alla gogna per presunta corruzione. Il quotidiano «El País» ha pubblicato ieri gli appunti di bustarelle, non dichiarate al fisco, versate per 11 anni, dal 1997 al 2008, da due ex tesorieri all'intero vertice del Pp grazie alle donazioni di importanti costruttori. Rajoy avrebbe incassato 25.200 euro annui, e altri 20.720 per vestiti e cravatte. La segretaria generale popolare, Dolores de Cospedal, pure lei coinvolta nell'affaire, ha smentito ogni accusa, non dando credito alle «prove». Il capo dell'esecutivo tace, ma socialisti e comunisti già chiedono le sue dimissioni.

    Mariano RajoyMariano Rajoy

    Lo scandalo inizia il 17 gennaio, quando «El Mundo», quotidiano vicino alla galassia conservatrice, rivela che Luis Bárcenas, tesoriere del Pp dall'89 al 2009 ed ex senatore, già sotto inchiesta per il caso Gurtel (una rete che pagava tangenti a politici popolari di Madrid e Valencia in cambio di appalti), ha 22 milioni in Svizzera. Poi spiattella che il cervello finanziario del Pp pagava in nero ai capi del partito intorno ai 15 mila euro all'anno, ma non porta prove.

    Mariano RajoyMariano Rajoy

    I fondi sarebbero arrivati da imprese edili in cambio di lavori dalle regioni dove governava il Pp. Il partito ribadisce la sua onestà annunciando due auditing, uno interno e uno esterno, mentre il 19 gennaio Rajoy dichiara: «Se ci sono irregolarità non mi tremerà la mano ». Lo stesso giorno «El País», citando fonti vicine a Bárcenas, coinvolge nell'affaire sia Rajoy sia José María Aznar (premier dal '96 al 2004, e presidente del Pp dal '90 al 2003). Aznar querela il giornale.

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    Ieri «El País» ha pubblicato le prove che stanno facendo traballare governo e partito. Sono coinvolti tutti i segretari e vicesegretari popolari del periodo Aznar, da Rodrigo Rato, ex ministro dell'Economia ed ex direttore-gerente del Fmi, ad Angél Acebes, ex ministro degli Interni, da Mayor Oreja, pure lui ex ministro degli Interni, a Javier Arenas, ex ministro del Lavoro ed ex vicepremier. Anche Cospedal, presidente regionale di Castilla La Mancha, braccio destro di Rajoy. In 11 anni, avrebbero incassato 15 milioni di euro.

    Aznar fa il dito medioAznar fa il dito medio

    Bárcenas ha negato che gli appunti fossero suoi, ma il presidente del Senato, Pio García, ha riconosciuto un prestito concessogli dal partito e comparso nelle fotocopie pubblicate su «El País». Le donazioni private, tutte di notissime imprese edili, erano legali fino al 2007, ma resta il fatto che non erano registrate nella contabilità ufficiale.

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    Penalmente, ammesso che le accuse di «El País» siano provate, i dirigenti popolari non rischiano molto. I reati fiscali vanno in prescrizione dopo 5 anni, e quello per finanziamento illegale ai partiti dopo 4. E, per diventare reati, i soldi non dichiarati devono superare i 120 mila euro annui. Ma l'affaire rischia di diventare uno tsunami politico per il governo. Non a caso Rajoy ha convocato per sabato prossimo un comitato centrale straordinario per uno scandalo già Trendig Topic su Twitter.

     

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