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    PILLOLE DI OTTIMISMO – TUTTO QUELLO CHE C’È DA SAPERE SUL PAXLOVID, LA PILLOLA ANTI-COVID ARRIVATA IN FARMACIA: L’ANTIVIRALE VA PRESCRITTO DAL MEDICO DI BASE, VA ASSUNTA ENTRO CINQUE GIORNI DAL PRIMO SINTOMO ED È INDICATO PER CHI RISCHIA DI SVILUPPARE LA MALATTIA GRAVE, COME I PAZIENTI ONCOLOGICI E CHI HA MALATTIE CARDIOVASCOLARI, DIABETE, BRONCOPNEUMOPATIA CRONICA E OBESITÀ GRAVE – MA MATTEO BASSETTI FRENA GLI ENTUSIASMI…


     
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    Massimo Sanvito per “Libero quotidiano”

     

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    Paxlovid è arrivato in farmacia. La pillola anti-Covid è sugli scaffali pronta a essere acquistata da chi si sente il virus in corpo senza costi a carico e senza aggravi per il sistema sanitario nazionale. Mal di gola, raffreddore, qualche linea di febbre: per fare effetto, va presa entro cinque giorni dal primo sintomo.

     

    Il primo step, però, è la prescrizione del medico di base, che prima di compilare la ricetta elettronica dovrà escludere eventuali controindicazioni con altri farmaci assunti dal paziente. A occuparsi della distribuzione sono direttamente i farmacisti e i grossisti grazie al protocollo d'intesa tra ministero della Salute, Agenzia italiana del farmaco, rete delle farmacie (Federfarma, Assofarm e FarmacieUnite) e distributori farmaceutici (Federfarma Servizi e Adf).

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    Ma cos' è Paxlovid? Un farmaco anti-virale, sviluppato da Pfizer, che secondo i risultati preliminari ottenuti alla fine dello scorso anno è in grado di ridurre i rischi di ospedalizzazione e morte rispetto al placebo. Sempre che sia somministrato per tempo.

     

    «Paxlovid è indicato per il trattamento di pazienti adulti che non necessitanodi ossigenoterapia supplementare e che sono a elevato rischio di malattia grave, come per esempio i soggetti affetti da patologie oncologiche, malattie cardiovascolari, diabete mellito non compensato, broncopneumopatia cronica e obesità grave», ha spiegato l'Aifa. Oltre che dai medici di medicina generale le prescrizioni potranno essere messe nero su bianco anche da tutti i centri specialistici Covid-19 individuati dalle Regioni e monitorate dal registro dell'agenzia del farmaco.

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    INTERVENTO TEMPESTIVO

    Molto soddisfatto il presidente nazionale Federfarma, Marco Cossolo: «Le farmacie dimostrano, ancora una volta, di operare con grande senso di responsabilità nei confronti della collettività e hanno sempre risposto puntualmente ai nuovi bisogni di salute emersi nelle varie fasi della pandemia.

     

    Ora sono pronte a garantire gratuitamente la dispensazione del Paxlovid, per assicurare la tempestività del trattamento con gli antivirali orali, rivelatasi fondamentale per il buon esito della cura». Non proprio dello stesso avviso il direttore della clinica di malattia infettive del Policlinico San Martino di Genova, Matteo Bassetti: «Secondo me alla fine, paradossalmente, ci saranno meno prescrizioni dell'antivirale Paxlovid dal medico di famiglia.

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    Questo perché prima dell'ok dell'Aifa si era fatta squadra in alcune sedi tra medici di famiglia e ospedali. Ora evidentemente, sapendo che questi potranno prescrivere l'antivirale, verrà meno questa squadra. Una delle tante cose fatte male in Italia, purtroppo».

     

    QUALCHE PERPLESSITÀ

    Tra i medici di base, infatti, serpeggiano diverse perplessità. Perché le ricette dedicate a Paxlovid temono possano rallentare ancora di più la macchina operativa. Burocrazia, maledetta burocrazia. La sfilza di informazioni che dovranno compilare riguardo al piano terapeutico, infatti, è abbastanza lunga.

    Prima se ne occupavano i colleghi che lavorano negli ospedali, ora ricadrà tutto sui medici di famiglia che ancora una volta dovranno trasformarsi in passacarte. Qualche dubbio Bassetti lo ha anche sull'utilità della pillola. «Mi auguro che questi farmaci saranno prescritti con appropriatezza. Ad oggi non sono stati usati molto perché i casi dove usarli sono veramente pochi».

     

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    E quali sono? Le linee guida dell'Organizzazione mondiale della sanità sono chiare e raccomandano "fortemente" l'uso di Paxlovid per casi non gravi ma a più alto rischio di ricovero come gli anziani, gli immunosoppressi e i non vaccinati. Assolutamente sconsigliato invece per i casi a basso rischio e per chi ha preso il covid con un'alta carica virale perché, al momento, non ci sono dati sperimentali a riguardo. Sul British Medical Journal, i dati di due studi che hanno coinvolto 3.100 pazienti hanno evidenziato la "certezza moderata" che nirmatrelvir-ritonavir, i principi attivi della pillola anti-Covid, abbiano ridotto i ricoveri ospedalieri: 84 in meno ogni mille pazienti.

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