1 –Uber vale 75 miliardi Ma debutta in testacoda
Maddalena Camera per “il Giornale”
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Uber, l' Amazon dei trasporti, ha debuttato ieri in Borsa a New York con il maggior collocamento per una un' azienda tech Usa da quella del 2012 di Facebook. Ma, complice la guerra dei dazi, la prima giornata di contrattazione è stata d negativa con il titolo sceso di circa il 2,5% a circa 43,5 dollari rispetto ai 45 del collocamento.
In ogni caso vendendo 180 milioni di titoli Uber ha raccolto 8,1 miliardi di dollari e capitalizza circa 75 miliardi di dollari. Non male per un' azienda che, nonostante il brand ultraconosciuto, chiude i bilanci in rosso anche se nel 2018 le perdite si sono ridotte del 16% restano sempre ingenti: 1,8 miliardi di dollari.
Mentre il fatturato è cresciuto del 43% a 11,4 miliardi. In grande evidenza il numero di utenti, capaci di fornire una mole di dati molto interessanti per le aziende: sono 91 milioni in 63 Paesi.
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Del resto il modello Amazon, azienda che è rimasta a lungo con il bilancio in rosso aumentando sempre in maniera esponenziale non solo il numero di utenti ma anche i servizi offerti, fa scuola.
Ecco perché anche Uber ha differenziato l' offerta pur restando sempre nei trasporti. Dal servizio taxi è passata alla consegna del cibo a domicilio ma ora si sta allargando alla logistica, al noleggio di bici e monopattini elettrici e poi alle auto che si guidano da sole.
Eppure nonostante l' approccio cauto nel determinare il prezzo dell' Ipo, Uber non è riuscita a scongiurare l' effetto flop giù sperimentato da Lyft, il gruppo rivale che si è quotato il 29 marzo scorso raccogliendo 2,3 miliardi e raggiungendo una valutazione di 24 miliardi. Ora però il titolo Lyft vale 55 dollari rispetto ai 72 del collocamento.
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Nonostante le difficoltà anche Uber creerà, con la quotazione, una schiera di nuovi miliardari. Tra cui il maggior azionista il Vision Fund della giapponese Softbank che detiene una quota pari di 10 miliardi di dollari sulla base del prezzo di collocamento e che nel gennaio 2018 aveva iniettato 7,7 miliardi nel gruppo. Molto bene è andata al cofondatore ed ex ceo Travis Kalanick, cacciato nel 2017 per cattiva condotta, con una quota da 5,3 miliardi.
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L' altro cofondatore, Garrett Camp, intascherà 3,7 miliardi mentre al primo dipendente dell' azienda, Ryan Graves, andranno 1,15 miliardi. Inoltre grazie a un patteggiamento siglato con Uber (accusato dalla divisione Waymo di Google di furti di segreti commerciali) anche la holding del motore di ricerca Alphabet può contare su una quota da 3,2 miliardi. Mentre l' ad Dara Khosrowshahi ne ha una da 8,8 miliardi. «Misureremo il successo in tre, cinque, dieci anni, non in un giorno» ha detto l' ad che sogna per la mobilità un futuro elettrico oltre che condiviso.
2 – L’ Ipo di Uber delude Wall Street Il titolo cade al debutto in Borsa
Riccardo Barlaam per “il Sole 24 Ore”
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Una partenza tutta in salita per Uber. Il debutto a Wall Street del colosso del ride sharing è avvenuto in una giornata negativa per le contrattazioni, dopo l' aumento dei dazi americani contro la Cina. Le azioni Uber sono entrate in contrattazione a 42 dollari, con un calo in apertura del 9% rispetto ai 45 dollari del prezzo di collocamento, situato già nella parte bassa della forchetta che era tra 44 e 50 dollari.
Uber ha venduto 180 milioni di azioni, raccogliendo dagli investitori 8,1 miliardi di dollari, per una valutazione della società di 82,2 miliardi, subito scesa dopo l' inizio degli scambi a 73,1 miliardi.
«Pensiamo che questo prezzo risenta delle condizioni di mercato di questi giorni, ha detto il ceo di Uber Dara Khosrowshahi, prima dell' apertura del mercato. «Noi puntiamo a mettere il nostro titolo in un gruppo di azioni da tenere non per la prossima settimana, ma per il prossimo anno o più», ha aggiunto riferendosi alle forti vendite sul titolo della rivale Lyft.
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L' Ipo di Uber, attesa da tempo come una delle principali dell' anno per Wall Street, è comunque una delle dieci maggiori della storia per valore, la più importante una società della "gig economy", che basano la loro attività sulle applicazioni digitali. L' Ipo di Uber è stata seguita come capofila da Morgan Stanley, con un gruppo di banche che comprende Goldman Sachs e Bank of America Merrill Lynch e Barclays, unica banca europea ad agire in qualità di active bookrunner.
L' ex start up lanciata nel 2009 è diventata un colosso della mobilità alternativa, principale player del mercato globale. Presente in 785 città e 70 nazioni, si è trasformata in un gruppo globale con una ragnatela di partecipazioni in altre società di ride-sharing in Asia, Russia e Medio Oriente.
Una straordinaria macchina da soldi che cresce, aumenta i ricavi ma perde circa un miliardo di dollari a trimestre. A febbraio, ultimi dati disponibili, Uber ha dichiarato ricavi per 11,3 miliardi nel 2018 (+45%) con perdite per 1,8 miliardi. I dati mostravano un rallentamento della crescita a fine anno.
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Oltre ai taxi via app, la società ha diversificato nella logistica con UberFreights, per camion e container, nel food delivery con UberEats, valutata 20 miliardi, nell' affitto di scooter e bici elettriche con Jump e ha una divisione che studia la guida autonoma che brucia 800 milioni l' anno.
Gli autisti di Uber in vista della quotazione tre giorni fa hanno scioperato per due ore a New York, Chicago, Los Angeles e San Francisco per chiedere maggiori remunerazioni e migliori condizioni di lavoro e di sicurezza. I "driver" lamentano il fatto, inoltre, che ai dipendenti di Uber siano state offerte azioni della società al momento dell' assunzione, cosa che non accade a loro, che sono il motore di Uber, ma vengono considerati lavoratori autonomi.
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Uber nonostante il debutto non proprio fortunato di ieri a Wall Street con i suoi 73,1 miliardi di market cap vale già ora più della capitalizzazione di Borsa di due colossi industriali come General Motors e Ford messi assieme.
Tra gli investitori della prima ora che oggi si sveglieranno più ricchi ci sono Jeff Bezos, Rupert Murdoch, Arianna Huffinghton, che siede anche nel board, le star di Hollywood Gwyneth Paltrow e Ashton Kutcher, l' editore Axel Springer, la cantante Beyoncé.
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L' ex campione di ciclismo Lance Armstrong è uno dei nuovi paperoni creati da Uber. Con la vicenda del doping e le sette vittorie del Tour de France annullate, Armstrong in questi anni è stato costretto a pagare sanzioni e restituire sponsorizzazioni per milioni di dollari. Ma ha evitato la bancarotta grazie a un investimento fortunato di 100mila dollari in Uber, quando la società era valutata appena 3,7 milioni.
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