Fulvio Fiano per il “Corriere della Sera”
ANTONIO ANGELUCCI
Il rinvio dell'udienza che avrebbe potuto mandare a giudizio Antonio Angelucci per una vicenda di presunta tentata corruzione riaccende l'attenzione sul 77enne imprenditore e parlamentare di lungo corso con tre legislature in Forza Italia e ora capolista nel Lazio con un seggio sicuro nello schieramento della Lega.
Angelucci - a capo di un impero di 25 cliniche private ed editore dei quotidiani Libero e Il Tempo (e prima ancora de Il Riformista in una gestione finita col fallimento) - è indagato dal 2017 in seguito alla denuncia dell'assessore regionale alla sanità del Lazio e all'epoca dirigente, che rifiutò l'offerta (ma i modi sarebbero stati più da acquirente che richiedente) di 250mila euro (50mila cash) in cambio del riconoscimento di crediti che una delle cliniche di famiglia, il «San Raffaele Velletri», sosteneva di vantare verso la Regione Lazio e che lo stesso D'Amato aveva sospeso per «gravi irregolarità», tra cui la distrazione dei fondi e la presenza di dipendenti fittizi.
ANTONIO ANGELUCCI
L'assenza per ragioni di salute dell'avvocato di uno dei coimputati - Salvatore Ladaga, coordinatore di Forza Italia nel Lazio (e padre della compagna di uno dei fratelli Bianchi, quelli dell'omicidio di WIlly Monteiro Duarte) - ha fatto slittare l'udienza, come riportato da Repubblica, a dicembre, dunque ad elezioni avvenute, seggio in parlamento verosimilmente guadagnato e immunità a metterlo a riparo dal processo.
Il fatto che Angelucci venga ad ogni tornata elettorale inserito tra primi nomi della lista dei cosiddetti «impresentabili» per pendenze giudiziarie o precedenti penali non sembra però aver condizionato la sua carriera politica, esercitata peraltro in parlamento in modo molto sporadico.
AUGUSTO MINZOLINI ANTONIO ANGELUCCI DENIS VERDINI
Angelucci ha sulle spalle una condanna ad un anno e 4 mesi di reclusione per falso e tentata truffa nell'ambito di un processo legato ai contributi pubblici percepiti dalle sue società tra il 2006 e il 2007 per i quotidiani Libero e Il Riformista (nel giugno 2013 i finanzieri del Nucleo Speciale per l'Editoria sequestrarono all'imprenditore 20 milioni di euro), ha una richiesta di processo per associazione a delinquere finalizzata alle omesse dichiarazione al fisco ancorata a società lussemburghesi create, secondo i pm, con questo precipuo scopo (una richiesta di arresto nei suoi confronti era stata rigettata dal gip) e molte ombre sulla commistione tra la sua Fondazione San Raffaele (che nello statuto non ha fini di lucro) e i finanziamenti ai giornali di sua proprietà che avrebbero per questa via ricevuto 5 milioni.
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Tornando alla tentata corruzione, dietro il gesto plateale denunciato da D'Amato («Ha strappato un foglio di carta e ha detto che me l'avrebbe fatta pagare»), gli inquirenti sono certi di aver individuato un «sistema Angelucci», ossia «una fitta rete relazionale a carattere trasversale» in grado di «esercitare pressioni su antagonisti amplificate dalle testate giornalistiche riferibili al Gruppo San Raffaele». A questo sistema parteciperebbero ex compagni di schieramento politico, intervenuti anche in questa specifica vicenda.
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