Introduzione del libro “Maledetta Europa” di Gianluigi Paragone (ed. Signs Publishing)
gianluigi paragone
“Grazie all’Europa non avremo più guerre». Per decenni ci avevano raccontato che l’Unione avrebbe garantito quella pace rotta nel secolo breve dai due tragici conflitti, mondiali sì ma col baricentro nel Vecchio Continente.
Qualcuno addirittura s’era spinto oltre ipotizzando che con la moneta unica, l’euro, non ci sarebbe stato più interesse a muovere guerre. Onestamente non ho mai capito quale potesse essere la ragione logica di tale sillogismo, cosa potesse tenere in equilibrio una equazione gonfiata da tanta retorica. Nel suo Euro – Come una moneta comune minaccia il futuro dell’Europa il premio Nobel per l’economia Joseph Stiglitz contestò il punto affermando che non si potesse sostenere una siffatta tesi ed escludere a priori quella opposta.
Infatti dopo decenni di propaganda europeista e di massicce dosi di doping irenico, l’Europa deve fare i conti con una imprevedibile guerra a est, e un’altra – altrettanto pericolosa – che insiste ancora una volta nell’area incandescente del Mediterraneo mediorientale, la Striscia di Gaza e che rischia di coinvolgere pure l’Iran.
gianluigi paragone cover
In più, c’è sempre quella zona balcanica che ribolle di sentimenti identitari e nazionalisti e che potrebbe saldarsi con l’aria che soffia da Mosca. Una crisi che quando deflagrò nel ’91 trovò la Comunità europea impreparata politicamente e militarmente, tanto che da Tudjman a Milosevic guardarono tutti agli Stati Uniti come soggetto di mediazione o di appoggio politico/militare. E dire che proprio quella prova del fuoco, cioè la progressiva dissoluzione della Jugoslavia, avrebbe dovuto forgiare l’Europa come potenza geopolitica.
Da una parte la crisi politica strutturale profonda dello Stato guidato dal Maresciallo Tito, che con la Germania dell’Est, era considerato il fiore all’occhiello del Comunismo; dall’altra un progetto politico che si poteva mettere sulla curva ascendente della Storia se solo non si fosse immediatamente arresa all’idea che, sconfitto un Blocco, l’Occidente non poteva che riconoscere il solo Impero americano come trionfante ex nunc.
ELEZIONI EUROPEE
Così l’Europa decise, nelle dinamiche che seguiremo, di ripiegare le vele politiche e issare quelle della moneta unica per una navigazione neoliberista. Un errore di presunzione (cioè creare l’Europa Unita partendo dalla moneta) o una squallida operazione di sopravvivenza in attesa degli eventi, portata avanti da classi dirigenti di scarso lignaggio e da una retorica ampollosa e intoccabile.
Finì che il potere vero se lo sono prese banche d’affari, potenti multinazionali e speculatori, che puntano alla erosione delle Costituzioni nazionali, del welfare, della economia reale, per modellare il loro mondo perfetto, fatto di mercati e profitti asimmetrici: ogni crisi è una possibilità pazzesca. Per loro, ovviamente.
A pensarci bene, l’Unione europea è la più perfetta operazione dell’antipolitica. Che però usa parole raffinate: affidabilità, fiducia dei mercati, spesa virtuosa, riforme profonde, futuro sostenibile (se eco meglio ancora...). Liberalizzazioni: parola magica con cui abbiamo armato Putin, ma non lo vogliamo ammettere perché ci è più comodo dire che «prima Putin non era così cattivo».
gianluigi paragone foto di bacco
Adesso però dobbiamo strambare, anzi compiere una vera e propria inversione a U perché la Storia non aveva mai garantito la Pace come diritto universale e assoluto o come benefit di un processo a basso rodaggio democratico qual è appunto l'Unione europea.
A dirla tutta la globalizzazione è salata: sono bastati un virus a bloccare i traffici di chip o dei guerriglieri finora sconosciuti – gli Houthi yemeniti legati a Teheran – a bloccare uno stretto tra il golfo di Aden e il Mar Rosso sulla tratta verso Suez e il Mediterraneo per creare il disordine mondiale. Altro che intelligenza artificiale, satelliti e hi–tech (l’attacco del 7 ottobre in Israele da parte di Hamas è stato di quanto più “rudimentale” ci potesse essere), la Storia continua a camminare con vecchi scarponi. O ce li hai o non ce li hai. L’Unione europea si era messa... i mocassini.
Gianluigi Paragone
Le guerre c’erano già prima, per carità, ma erano in terre più lontane, insistevano sulle latitudini della povertà o della instabilità politica vissuta come ine- vitabile condanna. Dall’eccidio dei Tutsi in Ruanda ai massacri della popolazione yemenita, o del Sud del Sudan e dei Rohingya birmani, erano guerre (per la verità massacri) che non vedevamo, ergo non ci ri- guardavano. Perché noi eravamo l’Europa evoluta (anche se nel caso della guerra civile in Ruanda la Francia fu tirata in ballo per aver formato le milizie Hutu), eravamo quelli che avevano capito la lezione del Secolo Breve e che quindi si sarebbero affranca- ti dall’Orribile edificando la Pace attraverso l’Euro- pa unita.
unione europea - crisi economica
Un perfetto esercizio di ipnosi finalizzato a convincere le popolazioni della necessità di avere una moneta unica così da forzare col cemento della finanza ciò che la politica non era stata in grado di compiere. Il popolo fu fatto accomodare fuori dalla porta, fu espulso dall’anima dell’Europa per evitare strane tentazioni democratiche.
L’Unione si faceva con l’euro, spinto da una narrazione che non ammetteva repliche e critiche. Ma è stata una operazione soddisfacente? Siamo tra i pochi che almeno tentano un dibattito. Ora dicono che sia urgente fare un Esercito europeo, delineare una Difesa comune. Faremo il pieno di chiacchiere. Ma nessuno risponderà a una domanda precisa: un esercito per fare cosa? L’Unione europea non è una potenza, dunque, a che serve? A rendere più forte il braccio operativo dell’Occidente a stelle e strisce? Allora tanto valeva restare ognuno con la propria sovranità sotto l’ombrello Nato.
GIANLUIGI PARAGONE
La UE è una creatura sgorbia, che sgomita petulante per essere vista: non ha stoffa e non ha leader politici. Per questo si affiderà a un ex banchiere centrale, Mario Draghi: è l’unica cosa che può fare per reggere la traballante architettura. Per tirare a cam- pare insomma. Ma se l’Europa non tirasse a campare e tirasse le cuoia, davvero il mondo finirebbe? Suvvia... È la stessa presunzione di quelli che dicono “Dove volete che vada l’Italia con la sua liretta”, non riuscendo a rispondere alla domanda “Dove volete che vada l’Unione europea”? Rispondiamo noi: non va da nessuna parte perché non ha un peso e un ruo- lo geopolitico riconosciuti.
UNIONE EUROPEA
Dicevano che avremmo beneficiato della moneta unica, che saremmo cresciuti, addirittura che avremmo lavorato un giorno in meno per guadagnare come se avessimo lavorato un giorno in più... Invece la Germania sta crollando e non si riprenderà. Il mondo è cambiato, ha preso una nuova velocità anche se è segnata col vecchio tachimetro.
Ci sono molte domande su cosa dev’essere e cosa può essere l’Unione europea (che è cosa diversa dall’Europa Unita e dagli Stati Uniti d’Europa), ma abbiamo paura delle risposte. Come abbiamo paura di domandare ai cittadini cosa pensino dell’Europa e se si sentono davvero cittadini europei.
GIORGIA MELONI OLAF SCHOLZ E EMMANUEL MACRON ALL'HOTEL AMIGO DI BRUXELLES
Prima o poi la stessa Storia che ci ha tirato addosso secchi d’acqua gelida – confini che ritornano, eserciti che si muovono, Nazioni che non intendono disarticolarsi – ci obbligherà a fare i conti con quel nodo gordiano che si chiama Unione Europea. E allora a quel punto l’Italia capirà di essere sola, splendidamente sola, culturalmente così attraente da poter dire: siamo una Potenza Culturale, siamo il Bello e il Buono, la Storia e il Bel Canto... E forse tanto basta per farci ammirare. E non farci comprare.
mario draghi GIORGIA MELONI AL TAVOLO CON VON DER LEYEN, MICHEL, MACRON, ORBAN E SCHOLZ