Francesco Furlan per la Repubblica
CASINO VENEZIA
Al Ridotto di San Moisè erano di casa anche Casanova e Goldoni. Nella bisca, autorizzata dalla Serenissima e aperta nel 1638, si entrava solo indossando una maschera: gli unici a volto scoperto erano i Barnabotti, nobili decaduti riciclati come croupier. Quattro secoli dopo, Venezia, la città che ha tenuto a battesimo il gioco d’azzardo legalizzato, rischia di perdere il simbolo della sua casa da gioco.
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Ca’ Vendramin Calergi, palazzo affacciato sul Canal Grande e dimora di Wagner negli anni in cui compose il Parsifal, è dal secondo dopoguerra sede del Casinò della città lagunare. Il Comune, con una delibera di giunta, ne ha ipotizzato la chiusura, con 150 esuberi su 535 dipendenti.
Dal primo gennaio del 2018 potrebbe restare aperta solo la sede di terraferma, il casinò di Ca' Noghera, che vale l'80 per cento degli incassi. È quanto accadrà se, entro due settimane, in vista del voto del consiglio comunale sul nuovo piano industriale, Comune e organizzazioni sindacali non troveranno un accordo per risanare il bilancio.
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Sono finiti i tempi in cui con gli incassi delle giocate il Comune di Venezia poteva permettersi di coprire il welfare. I conti della casa da gioco scricchiolano da anni, gli incassi negli ultimi dieci si sono dimezzati (dai 214 milioni del 2006 ai 102 del 2016) e, tolta la quota che la società partecipata del Casinò deve al Comune (il 25 per cento degli incassi lordi) i conti non tornano più.
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Due milioni di perdite l'anno scorso, altri due già accumulati nei primi quattro mesi del 2017. Il Comune ha deciso di ricapitalizzare, con 7 milioni di euro, di cui 4 per investimenti, e contestualmente - come prevede la nuova legge sulle partecipate - ha preparato un piano di ristrutturazione. Obiettivo, sforbiciare di 5,8 milioni il costo del lavoro: orari più flessibili, e meno premi.
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I sindacati protestano? In assenza di un accordo, fa sapere il Comune, “la società procederà con la disdetta del contratto”. E se ancora non dovesse bastare, niente più chemin de fer o black jack nelle stanze di Ca' Vendramin. Senza equilibrio di bilancio Palazzo chiuso al gioco dal primo gennaio 2018 con le conseguenti ricadute sul personale.
“Il piano di risanamento è l'ultima spiaggia”, dice il sindaco Luigi Brugnaro, rivolgendosi ai lavoratori e chiedendo loro un ulteriore sacrificio. Ma per evitare chiusura e tagli, i sindacati hanno già presentato una loro proposta: riduzioni dei meccanismi premianti con un risparmio del costo del lavoro di 2,8 milioni di euro.
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"Ancora troppo poco", dicono dal Comune. “Di più non siamo disposti a cedere" mandano a dire i lavoratori dopo l'assemblea di lunedì sera. Trattativa in affanno, minacce di scioperi, posizioni che restano distanti. Nel 1774 il Ridotto di San Moisè venne chiuso dalla Serenissima per questioni morali. Oggi Ca' Vendramin Calergi rischia la stessa fine, ma questa volta a turbare sono i conti del bilancio.
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