Giuseppe Alberto Falci per il ''Corriere della Sera''
matteo renzi catiuscia marini
Un mese fa si era dimessa a seguito di un' inchiesta della procura di Perugia, che la vedeva coinvolta in presunti illeciti nelle assunzioni nel sistema sanitario umbro. Un passo indietro sofferto e fortemente caldeggiato dai vertici del Pd. Poi ieri lo scenario è mutato improvvisamente quando nel corso di una giornata lunghissima, culminata in ospedale per un lieve malore, la governatrice dell' Umbria Catiuscia Marini ha incassato la fiducia dell' Assemblea legislativa (11 voti a favore compreso il suo, 8 i contrari), che di fatto ha respinto le sue dimissioni.
CATIUSCIA MARINI NICOLA ZINGARETTI
Manco il tempo di sospirare e la Marini viene gelata dai vertici nazionali del Pd che fanno filtrare un' agenzia che suona così: «Incassato l' attestato di stima della maggioranza che desiderava, ci aspettiamo che ora Marini confermi le dimissioni, come lei stessa aveva lasciato capire in contatti con i vertici nazionali del Pd, ieri». Insomma, a Roma non ne vogliono sapere di passi in avanti.
E lei assicura che prenderà una decisione «in tempi brevi», stando allo statuto regionale ha a disposizione quindici giorni per decidere se ritirare o meno le dimissioni. A questo punto tutto può succedere. Nessuno scenario è escluso. Anche se l' ipotesi più probabile sembra essere la fine anticipata della legislatura. Non a caso c' è chi come l' azzurra Katia Polidori lancia l' hastag #elezionisubito, condiviso da tutte le opposizioni: «Indecenza politica: l' Umbria è ostaggio delle liti e del disorientamento del Pd.
Questa regione merita di più».
CATIUSCIA MARINI
Ma prima di ogni cosa dovrà finire il braccio di ferro fra i vertici regionale del Pd e il Nazareno. I primi infatti, eccezion fatta per il consigliere Giacomo Leonelli, hanno chiesto a Marini di ritirare le dimissioni con una mozione approvata ieri a maggioranza assoluta grazie al voto della stessa presidente. «Respingiamo le dimissioni - si sgola il vicepresidente del Pd umbro Fabio Paparelli - come segno di rispetto per la persona e l' amministratrice, consapevoli che saprà anteporre le esigenze istituzionali a quelle personali».
A fine seduta Marini prova a tirare le somme e rivendica la sua «piena autonomia»: «Anche in una situazione così difficile e delicata un presidente di Regione non può essere sottoposto ad alcun tipo di ricatto. Né da parte della società, né da forze politiche, né dalla propria comunità politica di appartenenza.
Deve avere tutta l' autonomia e la serenità di fare una valutazione di natura esclusivamente politica». Poi in un passaggio Marini prende di mira il Pd nazionale: «Se mi dovessi attenere al codice etico del Pd dovrei attendere mesi di legislatura...».
CATIUSCIA MARINI E GIANPIERO BOCCI
E oggi il segretario Nicola Zingaretti, lo stesso che qualche giorno fa aveva invocato «una scelta migliore della classe dirigente», sarà proprio in Umbria per alcune iniziative elettorale e chissà se avrà un faccia a faccia con la presidente della Regione. Eppure nella Capitale, da Zingaretti al commissario Walter Verini, la decisione è stata già presa.
Il dado è tratto. I vertici nazionali sono convinti che il percorso da intraprendere sia uno soltanto: dimissioni. A confermare questa tesi è il presidente del Pd, l' ex premier Paolo Gentiloni, ieri in Umbria per partecipare a varie iniziative elettorali: «Se si sceglie di dimettersi lo si fa per tutelare la dignità della propria Regione e l' onore del proprio partito: sono scelte importante dalle quali, credo, non si debba e non si possa tornare indietro».
Catiuscia Marini