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    UN BACIO SUL POSTO DI LAVORO NON È VIOLENZA SESSUALE - IL TRIBUNALE DI TORINO HA ASSOLTO UN 46ENNE CHE AVREBBE BACIATO UNA RAGAZZA MENTRE STAVANO CHIACCHIERANDO ALLA MACCHINETTA DEL CAFFÈ - LEI: “MI HA AFFERRATO PER LE SPALLE PER COSTRINGERMI A VOLTARMI E MI HA BACIATA” - LUI: “IL BACIO ERA CONSENZIENTE, SI ERA CREATO UN RAPPORTO CONFIDENZIALE. È STATA LEI A PRENDERE L’INIZIATIVA...”


     
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    Simona Lorenzetti per torino.corriere.it

     

    Un bacio sul posto di lavoro non è violenza sessuale. Lo ha deciso il Tribunale di Torino, che ha assolto un uomo di 46 anni che avrebbe baciato una ragazza mentre stavano chiacchierando alla macchinetta del caffè. L’episodio, finito al centro di un processo che si è aperto e chiuso oggi 11 febbraio, risale al 2016. L’imputato è un operaio che si occupa di manutenzione stradale.

     

    BACIO RUBATO MACCHINETTA CAFFE' BACIO RUBATO MACCHINETTA CAFFE'

    La donna, 36 anni, lavorava come addetta alle pulizie nel cantiere allestito in zona Falchera. Il bacio si è consumato all’interno di un container usato come spogliatoio e angolo ristoro dagli operai. I due si incontravano tutte le mattine e spesso avrebbero preso insieme un caffè.

     

    «Si era creato un rapporto confidenziale», ha raccontato l’imputato che non ha mai negato l’episodio. Sostenendo, però, che il bacio era consenziente: «È stata lei a prendere l’iniziativa». L’uomo - difeso dall’avvocato Franco Papotti - ha poi aggiunto: «Mi sono subito pentito perché sono un uomo sposato e queste cose non devono accadere sul posto di lavoro».

     

    Diversa la versione della giovane, assistita dall’avvocato Sabrina Balzola: «Stavamo parlando, mi ha afferrato per le spalle per costringermi a voltarmi e mi ha baciata». In aula avrebbero dovuto essere sentiti alcuni testimoni, sia dell’accusa sia della difesa, ma sono stati acquisiti semplicemente i verbali.

     

    BACIO DAVANTI MACCHINETTA CAFFE' BACIO DAVANTI MACCHINETTA CAFFE'

    A parlare invece è stata la vittima, che ha raccontato il disagio e la difficile situazione che si è trovata ad affrontare: «Dopo l’episodio ho chiesto ai miei superiori di poter cambiare sede di lavoro. Ci ho rimesso economicamente, ma non volevo più incontrarlo». Il pm Fabiola D’Errico, che aveva chiesto una condanna a un anno di reclusione per violenza sessuale, ha spiegato nella requisitoria: «Il bacio non è stato consenziente. Non era voluto da entrambe le parti. Lo stato d’animo della donna dimostra che lei lo ha vissuto come una violenza». E ancora: «Perché la donna avrebbe dovuto negare un bacio consenziente? Perché baciare se tra i due non c’era stato alcun approccio? Non ci sono ragioni per mentire». Nessuno, compresa la Corte presieduta dal giudice Paolo Gallo, nega il bacio. Ma secondo il collegio «non c’è reato».

     

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