1 - #BRAVIMABASTA
Luca Bottura per “la Repubblica”
pillola giorno dopo aborto
Nei giornali sovranisti, quando c'è da fare un pezzo sessista, patriarcale, misogino, quasi sempre lo affidano a una penna femminile. Prima ipotesi: essendoci piena uguaglianza dell'attività cerebrale, esistono donne che si compiacciono di mobbizzare altre donne. Seconda ipotesi: i patriarchi alla cassöla cercano una copertura incidentale al loro agire: "Ma come? L'ha scritto pure una donna!".
Terza ipotesi: i tizi in questione ci godono proprio. Più complesso il caso di una governante, la presidente della Regione Umbria, che giusto ieri ha deciso, naturalmente per il bene delle reprobe, che per abortire si debba stare in ospedale tre giorni. Prima si faceva in day hospital.
salvini tesei
Ma, ovvio, la donna deve patire la propria scelta, deve interiorizzare la colpa, deve - magari - avere il tempo per ripensarci. Anni e anni di conquiste spazzati via dal "si fa ma non si dice" per cui la donna, cristiana, italiana, col piffero che può giovarsi di una legge dello Stato. Non davanti a tutti, almeno. Per ora, dovrà spostarsi fuori Regione, in modo che le statistiche possano festeggiare gli aborti in calo. Poi, finalmente, torneremo a mammane, prezzemolo e ferri da calza. "Presidente, la proporrò per il ruolo di kapò" (cit.).
aborto legge 194 3
2 - UMBRIA, LA GIUNTA TESEI VIETA GLI ABORTI CON IL DAY HOSPITAL
Italo Carmignani per “il Messaggero”
salvini meloni tesei berlusconi
La promessa alla Lega risale alla campagna elettorale, quella delle ultime amministrative umbre, passate anche per la stretta morale del Family day. Ora, a otto mesi dalla sconfitta del centrosinistra dopo sessant'anni di assoluto dominio, quell'impegno si traduce così: con una delibera firmata dal tandem Tesei-Coletto, presidente la prima, assessore alla sanità prestato dal Veneto l'altro, è stato abrogato l'aborto farmacologico a domicilio, in day hospital. In pratica, d'ora in poi le interruzioni volontarie di gravidanza potranno essere effettuate solo in regime di ricovero ospedaliero di almeno tre giorni.
feto 1
Il patto, tutto politico, venne firmato a Perugia il 17 settembre del 2019, quando in nome della famiglia il centrodestra riuscì riunire i tre leader del centrodestra: Matteo Salvini, Giorgia Meloni e Silvio Berlusconi. Sul piano politico la mossa di tre giorni fa della Tesei è un segnale chiarissimo di attenzione a quelle frange del mondo cattolico vicine al Family Day che da sempre hanno nel loro mirino la legge 194. Non a caso la decisione è stata accolta con grande soddisfazione dal senatore della lega Simone Pillon autore di un contestatissimo disegno di legge sull'affido condiviso elaborato durante il precedente governo Lega-M5S.
simone pillon saluta matteo salvini (1)
Passo indietro, la legge del 2009 aveva dato indicazione alle Regioni di disciplinare «materia e percorsi più idonei». La nuova delibera cancella quella dell'esecutivo di Catiuscia Marini del 4 dicembre 2018.
Spiega la governatrice Tesei: «La scelta di aderire alla legge nazionale in merito all'interruzione di gravidanza volontaria non va in una direzione ideologica o conservatrice, ma è spinta da un intento di tutela della salute della donna non si vuole rendere più difficile e ad ostacoli questa pratica, ma la si vuole invece rendere più sicura, nel rispetto e nella tutela dei diritti acquisiti e delle scelte personali, che non sono in discussione».
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La v di vittoria viene agitata dal senatore leghista Simone Pillon, il primo nei giorni scorsi a rimarcare la correttezza della decisione: «La giunta umbra ha agito con buonsenso, garantendo la piena tutela della salute delle donne. La decisione sull'aborto farmacologico è pienamente conforme alle linee guida del ministero. L'aborto fuori dall'ospedale può comportare rischi».
DONATELLA TESEI E MATTEO SALVINI
Dall'opposizione arrivano lanci ad alzo zero e accuse di pericolosi ritorni al passato. I consiglieri regionali di Pd e M5S attaccano: «Si complica la procedura riportando indietro le lancette della storia». E ora quella delibera è diventata un caso. «La destra conferma la sua crociata contro i diritti delle donne: aumentare da uno a tre i giorni previsti per il ricovero in caso di aborto farmacologico è un'assurdità, che crea un inutile ostacolo sia per le strutture sanitarie sia per le donne che decidono di abortire», dice la segretaria di Possibile, Beatrice Brignone.
GINECOLOGI
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«La società italiana di ginecologia lancia appelli per favorire l'aborto farmacologico in day hospital vista l'emergenza Covid - rimarcano i componenti M5S della commissione igiene e sanità del Senato - invece l'Umbria pensa bene di abrogare la delibera che lo permetteva. Una scelta che mette in chiara difficoltà le donne».
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«Una scelta che comporta la riduzione della libertà di scelta, un attacco violento alla privacy e in piena pandemia anche l'esposizione delle donne ad un rischio più alto di contagio», aggiunge Nicola Fratoianni di Sinistra Italiana. Silenzio invece da Italia Viva.
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