Alberto Statera per Affari&Finanza - la Repubblica
L' elezione imprevista di Trump, l' inquietudine politica per il referendum costituzionale del 4 dicembre e, per di più, il terremoto nel centro Italia, hanno sviato l' attenzione dagli scricchiolii bancari, che tolgono il sonno al governo.
CREDITO COOPERATIVO
Escluso il Monte dei Paschi di Siena, che rimane appeso sull' orlo del dissesto, c' è Unicredit che richiede un aumento di capitale di 13 miliardi. E poi altre 472 banchette sparse nel territorio, che non sempre godono di ottima salute. Di queste, 365 sono di credito cooperativo e 107 no. Tra queste ultime - ha dichiarato il governatore della Banca d' Italia Ignazio Visco - circa dieci "sono esposte a rischio di credito". Tra le BCC il 60 per cento passerebbe gli esami degli attivi. Ma, visti i precedenti, conviene usare il condizionale. Il 35 per cento "hanno valutazioni di attenzione" e il 10 per cento sono in difficoltà.
CASSA CENTRALE BANCA
La riforma delle BCC avrebbe dovuto portare alla costituzione di una capogruppo, ma tutto si è insabbiato di fronte alla solita rissa. Capogruppo con almeno un miliardo di patrimonio avrebbe dovuto essere l' Iccrea. Ma le casse trentine e venete hanno lanciato la secessione con la Cassa Centrale Banca, con base a Trento e che sfiderà l' Iccrea con (forse) 130 BCC e 15 popolari.
Così sfuma l' obiettivo di creare un unico grande gruppo, uno dei primi dieci italiani. Ma, si sa, quando si vanno a toccare gli interessi e il potere delle banche locali la guerra è sicura, a prescindere dalle migliori condizioni che il mercato offre.
FRACALOSSI CASSA CENTRALE BANCA
L' Iccrea ha un patrimonio di 1,7 miliardi, mentre gli eretici trentini ne hanno 250. Quindi dovrebbero mettere insieme, con questi chiari di luna, un aumento di capitale di almeno 600 milioni per superare il miliardo di patrimonio richiesto dalla legge. Sarà disposta a metterli la DZBank, centrale del credito cooperativo tedesco e socia al 25 per cento della Cassa Centrale?
A occhio, la secessione dei trentini con il nordest e la presenza di due gruppi dà l' idea che si indebolisca il sistema e si moltiplichino i costi, come sostiene il presidente di Federcasse Alessandro Azzi. Il presidente della Cassa Centrale Banca Giorgio Fracalossi esibisce invece la solita solfa del legame con il territorio, che, come si è visto, ha prodotto il disastro delle quattro banche (Etruria, Chieti, Marche, Ferrara): "La cosa fondamentale - ripete Fracassi- è comunque che non si perda il ruolo centrale della singola BCC nel suo rapporto con il territorio, altrimenti non c' è riforma che tenga". Nessuno sa cosa accadrà dopo il referendum del 4 gennaio: se Renzi resterà in sella, se ci sarà un altro governo tecnico o qualche altra per ora misteriosa alchimia politica.
PADOAN RENZI
Ma la crisi bancaria continua a mordere nonostante tutti sappiano quanto gli interventi sono urgenti. Sarà un aspetto minore, ma la rissa tra le BCC contribuisce a complicare il quadro di un paese bancocentrico alle prese da anni con il caso Montepaschi e con altri casi non meno allarmanti.
Intanto una cosa è certa, nonostante le parole rassicuranti del governatore della Banca d' Italia sulle banche di Credito Cooperativo: gli istituti in difficoltà, di cui sarebbe opportuno avere un quadro completo, hanno urgente bisogno di capitali.