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    LA SCUOLA E’ FINITA! "NON MI AVEVA ASCOLTATO", A PIACENZA UN ALUNNO DI PRIMA MEDIA MANDA LA PROF. ALL' OSPEDALE, LA PRESIDE: "E’ UNA RICHIESTA DI ATTENZIONI" – L’INSEGNANTE NON LO DENUNCIA – POCHI GIORNI FA A CASERTA UNO STUDENTE HA AGGREDITO UNA PROFESSORESSA CON UN COLTELLO, SFREGIANDOLA AL VOLTO DOPO UN RIMPROVERO


     
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    Emilio Randacio per la Stampa

     

    Marco - il nome è di fantasia -, ha 11 anni e frequenta la prima media in un paesino a una manciata di chilometri da Piacenza. Un bambino come tanti, che vive in una famiglia normalissima: i suoi genitori sono una coppia con un lavoro sicuro e sono piacentini doc, da generazioni. Gli insegnanti descrivono Marco come uno studente «molto intelligente», ma spesso vispo. Qualcuno anche «un po' troppo birbante».

    Da 15 giorni, però, la vita di Marco è cambiata. Radicalmente.

     

    Il 30 gennaio, al termine di una lezione, ha chiesto un consiglio alla sua insegnante. I compagni, che stavano cambiando aula, non si sono accorti di quello che stava succedendo. La sua prof, in quel momento, era un impegnata e quella sua richiesta è passata inavvertitamente in secondo piano.

     

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    Troppo, secondo il ragazzo di 11 anni, che deve aver vissuto quella mancata risposta come un' offesa. Improvvisamente, Marco ha iniziato a colpire l' insegnante a un braccio, con una serie di pugni. Una reazione improvvisa, che ha fatto subito accasciare la donna a terra, dolorante. L' insegnante, vicina alla pensione, ha deciso di farsi medicare per precauzione al Pronto soccorso. I medici le hanno riscontrato per fortuna solo lividi e hanno refertato sette giorni di prognosi. Fino a ieri, non risultavano denunce per lesioni. Ma quello che è successo poi ha comunque segnato il destino dello studente di prima media.

     

    Per diversi giorni - come ha riportato ieri la «Libertà» di Piacenza -, Marco è stato sospeso dalle lezioni con obbligo di frequenza. Ma il provvedimento disciplinare è solo la reazione dei vertici della scuola a questo comportamento. Perché, insieme al polverone che ha accompagnato questo gesto allarmante, è scattato un vero e proprio piano per «evitare che si crei un mostro», come ci tiene a sottolineare la preside, Teresa Ardena, e soprattutto per evitare che certi comportamenti si possano ripetere in futuro.

     

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    «Farei rientrare quello che è accaduto in una ricerca di attenzioni», spiega oggi la preside, che non vuole affatto sminuire ciò che è successo, anzi ricorda che il ragazzino aveva costruito un rudimentale aggeggio con il quale dava la scossa ai suoi compagni e aveva fatto esplodere dei petardi nel doposcuola pomeridiano. Ma la preside sta facendo di tutto perché l' episodio non si trasformi in un allarme tra gli altri compagni e genitori.

     

    In casi come questi, l' iter da seguire impone di segnalare l' aggressione all' ufficio del lavoro per tutelare l' insegnante, ma anche ai servizi sociali del comune, per verificare se l' educazione dello studente sia adeguata. Così, un educatore ha iniziato a seguire Marco anche in casa, mentre uno psicologo aiuterà in classe i suoi compagni, per evitare che l' aggressione alla professoressa venga vissuta in maniera traumatica. A Piacenza già esistono corsi per gli insegnanti, per affrontare l' educazione di studenti particolari.

     

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    L' episodio è avvenuto negli stessi giorni in cui un altro studente di Caserta ha aggredito una professoressa con un coltello, sfregiandola al volto dopo un rimprovero. Una semplice coincidenza, o una spia di un fenomeno che potrebbe ulteriormente aggravarsi? La preside non vuole creare inutili allarmismi, ma lanciare un messaggio preciso, soprattutto ai genitori degli studenti. «Un conto sono i comportamenti dei ragazzi - spiega ancora Teresa Andena -, che per legge, a questa età vengono ritenuti incapaci. Diverso però è il discorso dei genitori e delle loro responsabilità, soprattutto quando devono essere anche critici nei confronti dei loro figli.

     

    Spesso - conclude la preside - il lavoro degli insegnanti non viene accettato dai genitori». Per Andena, quanto avvenuto in una delle sue classi, non è altro che il frutto di una mancanza di attenzioni, che il ragazzo di 11 anni ha cercato di avere dalla sua insegnante, con modi assolutamente inaccettabili.

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