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    UN ANNO CON JULIAN SCHNABEL – IN ANTEPRIMA AL “TRIBECA” IL FILM DI PAPPI CORSICATO SULLA VITA DELL’ARTISTA AMERICANO - "IL SUO AFFETTO PUÒ RISULTARE SPIAZZANTE. AD AL PACINO RECITÒ A MEMORIA TUTTO 'IL PADRINO'' - I PIGIAMI E LE TUTE DA LUI INDOSSATE HANNO CREATO UNO STILE - VIDEO


     
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    Arianna Finos per la Repubblica

    SCHNABEL CORSICATO SCHNABEL CORSICATO

     

    Un anno con Julian Schnabel. Pappi Corsicato ha traslocato nel celebre palazzo Chupi - i nove piani fucsia in stile veneziano nel cuore di Manhattan che fungono da casa e studio dell' eclettico artista americano - per girare un ritratto privato dell' amico fraterno.

     

    Il documentario Julian Schnabel - A private portrait sarà oggi al Tribeca Film Festival, nelle sale Usa il 5 maggio, a ottobre in Italia. «A 19 anni studiavo danza a New York. Era un periodo artisticamente straordinario e Schnabel, con Basquiat e Haring, era al centro della scena», racconta Corsicato. Mai avrebbe immaginato di ritrovare il suo idolo, anni dopo, ospite a casa propria a Napoli.

     

    PAPPI CORSICATO PAPPI CORSICATO

    «Si presentò alla cena che avevo dato per la mostra del mio amico Francesco Clemente, su cui avevo girato un film». Quello dei documentari d' arte è un filone parallelo nella produzione del regista di Libera e I buchi neri. «Con Julian abbiamo legato subito. Abbiamo continuato a vederci, a Napoli da me, a New York da lui. Adora la cucina di mia madre, è sempre a dieta ma adora il cibo: il giorno del Ringraziamento cucina un fantastico tacchino».

     

    A private portrait si apre all' Isola dei Galli, di fronte alla Costiera Amalfitana: Schnabel si tuffa da venti metri, scompare nel mare, «l' acqua è il suo elemento, ricorre anche nelle sue opere», spiega Corsicato. Il documentario percorre le vicende umane e artistiche di Schnabel. Figlio di una coppia polacca di umili origini, nato a Brooklyn, Julian si trasferisce in Texas, la sua è l' unica famiglia ebraica della comunità. L' ingresso nel mondo dell' arte senza paura: «Da ragazzino già sapevo di voler diventare un grande artista», dice Schnabel nel film. Le copertine delle riviste di settore più famose, le liti con la gallerista storica, la svolta al cinema con Basquiat, Prima che sia notte, Lo scafandro e la farfalla: «Non sono mancate le critiche - spiega Corsicato - ma Julian rifiutava di farsi ingabbiare nei mezzi espressivi convenzionali».

    SCHNABEL WARHOL SCHNABEL WARHOL

     

     Una tribù affettiva circonda Schnabel: due ex mogli europee («Julian mette le sue compagne su un piedistallo, a volte è un difetto», dice Corsicato), sei figli e amici fraterni e famosi: Willem Dafoe, Laurie Anderson, Jeff Koons, Bono Vox, Al Pacino. «Sono arrivato a casa di Julian, pensavo di restare un mese, è diventato un anno. Era un momento difficile, stava morendo il suo grande amico Lou Reed. Non aveva voglia di parlare e così con il mio assistente Daniele Orlando e due telecamerine lo abbiamo semplicemente seguito». «Julian è rimasto accanto a Lou fino all' ultimo», racconta Laurie Anderson nel doc. Corsicato: «Si sono sempre sostenuti a vicenda: Lou si fidava di Julian, Julian considera l' album Berlin la sua guida spirituale».

     

    SCHNABEL SCHNABEL

    L' eccentrica quotidianità di casa Schnabel: «Vivere con Julian - ride il cineasta napoletano - significa vederlo piombare a ogni ora del giorno e della notte nella tua stanza con un amico straordinario da intervistare, tipo Murakami». E poi i viaggi, a San Paolo dal regista Héctor Babenco, a Parigi dallo scrittore Jean-Claude Carrière. «L' affetto fuori misura di Julian può risultare spiazzante. Al Pacino al primo incontro fu travolto da Julian che recitò a memoria tutto Il Padrino. Babenco, tornato a San Paolo da un viaggio faticoso, se lo è ritrovato nel letto mentre dormiva: "Ti devo parlare". A volte Schnabel insegue l' interlocutore fin sotto la doccia e sul water. Per non interrompere la conversazione. Capita che ti sposti i mobili, ti cambi l' arredamento di casa, ma è un segno di grande amore».

     

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    A Babenco ha smontato il salotto: «Sono entrato in casa e tutto era cambiato», racconta nel doc. Tutto quello che tocca Schnabel diventa arte: i pigiami e le tute indossati hanno creato una moda. «Non è una cosa studiata, li indossa per stare comodo. Poi ci mette sopra un blazer blu e li trasforma in qualcosa di elegante». Crescere in un ambiente creativo è un vantaggio per i figli - Lola fa l' artista, Vito il venditore d' arte - con qualche imbarazzo. Corsicato: «Ricordo un colloquio tra i figli adolescenti di Clemente e Schnabel: "Ma hai visto quanti orecchini ha mio padre?", "...e il mio che viene a prendermi a scuola con il pareo?"».

     

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