CENTRO ENI VIGGIANO 2
(ANSA) - L'Eni ha deciso "la chiusura temporanea" del centro oli Val d'Agri (Cova) di Viggiano (Potenza) e ha avviato le "procedure di fermo dell'impianto". La decisione è la conseguenza della delibera della giunta regionale della Basilicata, adottata la sera della vigilia di Pasqua. La compagnia petrolifera ha ribadito "di aver adempiuto a tutte le prescrizioni imposte dagli enti competenti che sono sempre stati tenuti informati sulle attività di intervento e di monitoraggio ambientale in corso"
Il centro oli di Viggiano dell'Eni è in grado di trattare ogni giorno oltre 70 mila barili di petrolio estratti dai giacimenti della Val d'Agri. L'Eni ha spiegato che "durante la chiusura proseguirà con le verifiche necessarie a rassicurare gli stakeholder sulla correttezza ed efficacia del proprio operato, l'integrità dell'impianto e la presenza di tutte le condizioni di sicurezza per lo svolgimento delle attività di esercizio".
CENTRO ENI DI VIGGIANO
Il riferimento della compagnia petrolifera è all'inquinamento rilevato nelle scorse settimane, fuori dall'area del centro oli, durante analisi effettuate dall'Arpab. È emersa la presenza di ferro, manganese e idrocarburi policiclici insaturi: valutata la situazione, la giunta regionale della Basilicata sabato scorso ha deciso di chiudere l'impianto, che era già stato fermato per cinque mesi nel 2016, in conseguenza di un'inchiesta della Procura della Repubblica di Potenza.
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Come in quei cinque mesi del 2016, i timori per l'impatto della sospensione delle attività del Cova sulla produzione energetica nazionale sconfinano ben oltre la Basilicata, che comunque dovrà fare i conti con le "preoccupazioni" degli oltre duemila addetti dell'intero indotto petrolifero della Val d'Agri e con le inevitabili ripercussioni sulle royalty e di conseguenza sul bilancio regionale. Ma - come detto - la questione Val d'Agri assume rilevanza nazionale in quanto dalla Basilicata arriva circa il 70% del petrolio estratto in Italia e circa il 23% del metano.
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Non a caso, subito dopo la riunione straordinaria della Giunta lucana, sabato sera, il governatore Marcello Pittella (Pd) ha comunicato la decisione ai Ministri dell'Ambiente e dello Sviluppo economico, Gian Luca Galletti e Carlo Calenda. Proprio Pittella nelle scorse settimane, in una conferenza stampa, aveva "avvertito" l'Eni, chiedendo un tempestivo intervento contro la presenza "molto cospicua" di inquinamento (manganese, ferro e idrocarburi policiclici aromatici) fuori dal Cova. La "migrazione" dell'inquinamento è però arrivata fino ad alcuni affluenti del fiume Agri, che confluisce nella Diga del Pertusillo, "fornitrice" di acqua anche alla Puglia.