Michela Allegri per il Messaggero
bar ciampini
IL CASO Si è fatto accompagnare dall'autista in uno dei bar più chic di Roma, in pieno centro. Poi, come se si trattasse della cosa più normale del mondo, si è seduto al suo posto e ha appoggiato sul tavolino una busta piena di banconote. «È solo un pensiero», ha detto al funzionario della Farnesina che era seduto di fronte a lui. Per gli inquirenti si tratta di istigazione alla corruzione, accusa che ora potrebbe fare finire l'imprenditore Bartolo Paone a processo.
La Procura si appresta a chiedere per lui - finito ai domiciliari lo scorso dicembre - il giudizio immediato. Ma l'indagato, assistito dall'avvocato Giulia Bongiorno, ha già avanzato richiesta di patteggiamento a un anno e due mesi. Ora sul punto si dovranno esprimere i magistrati titolari del fascicolo, i pm Fabrizio Tucci e Andrea Cusani, coordinati dall'aggiunto Paolo Ielo.
luigi di maio dario de falco 1
LA DENUNCIA A incastrare Paone, oltre alle telecamere di sorveglianza interne al locale, che hanno ripreso il tentativo di corruzione, è stata la dichiarazione del funzionario, Dario De Falco, consigliere e rappresentante del ministro Luigi Di Maio nelle relazioni esterne. Il dipendente della Farnesina, infatti, ha rifiutato la tangente e ha subito sporto denuncia, facendo arrestare l'imprenditore.
Ma ecco i fatti. È il 14 dicembre 2021, De Falco e Paone hanno appuntamento al bar Ciampini, in piazza San Lorenzo in Lucina. Si sono conosciuti l'anno precedente durante un incontro politico-istituzionale. Paone è il fondatore della Cogepa Spa - oggi gestita dai suoi figli, estranei all'inchiesta -, un'importante società di telecomunicazioni.
Nel corso dei mesi si è visto più volte con De Falco e grazie a lui è anche riuscito ad avere appuntamenti importanti per i suoi affari. I rapporti tra loro sono cordiali, così, quando Paone gli dà appuntamento per un caffè, il funzionario accetta. L'intera scena viene ripresa dalle telecamere. Paone che arriva con l'autista, scende dalla macchina e ha una busta di carta con i manici in corda.
TANGENTI CIAMPINI
Raggiunge la saletta al piano superiore del locale e porge il regalo a De Falco che, quando si accorge del contenuto dell'involucro - cinque o sei mazzette, da quattro centimetri l'una, di banconote da 50 euro - sgrana gli occhi e inizia a gesticolare. «È solo un pensiero», lo rassicura l'imprenditore, facendo riferimento alle festività natalizie imminenti. Il funzionario rifiuta la tangente, paga il conto e se ne va. Passa al ministero e poi va direttamente dalla Guardia di finanza e sporge denuncia.
dario de falco
Racconta di essere un dipendente della segreteria particolare del ministro: il suo compito è di fare da filtro con i soggetti interessati a incontrare Di Maio, ed esprimersi nelle questioni riguardanti le nomine nelle società partecipate dallo Stato. Dice che Paone gli ha parlato nei mesi di una gara da cui sarebbe stata esclusa la Cogepa e di altre questioni di affari.
Perquisendo l'ufficio dell'imprenditore, i finanzieri hanno trovato quella che considerano un'agenda delle tangenti, denominata «libro cassa semplice»: nelle pagine erano annotate operazioni bancarie e indicazioni per la predisposizione di mazzette di banconote, corredate di post-it con annotate cifre e date.
All'epoca dell'arresto, avvenuto poco dopo i fatti, il gip aveva sottolineato che le «modalità operative» dell'indagato sembravano «collaudate nella predisposizione di mazzette di banconote di vario taglio, per importi di alcune migliaia di euro ciascuna, verosimilmente da utilizzare per la commissione di analoghe condotte».
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