Maria Sorbi per “il Giornale”
MATERNITA'
«Ma è possibile che in strada esistano solo loro? Le devi lasciar passare avanti dal medico e pure alla cassa del supermercato. Ma perché? Se ne stiano a casa se devono far pipì ogni dieci minuti». «Loro» sono le donne in dolce attesa, quelle che (in teoria) fanno simpatia a tutti.
A parlarne in questi termini sono invece i seguaci dei gruppi «Child free», comunità sempre più frequentate e attive sui social network. «Quando sarò anziana di certo non rimpiangerò di non essermi fatta ingravidare per avere il badante gratis» scrive in un post anti-figli una ragazza del «movimento».
neonati in ospedale
I toni sono gli stessi, rivisti e aggiornati, del sessantottino «l' utero è mio e lo gestisco io» e, dietro la rivendicazione della legge 194 sull' aborto, serpeggia un' intolleranza sottile verso bambini, donne incinte e mamme, quasi accusate di essere troppo «convenzionali», con i loro pancioni enormi e i passeggini. Se glielo chiedi apertamente, i child free ti rispondono che no, non li odiano affatto i bambini. Ma nei loro dibattiti i pensieri sono altri. Decisamente.
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SCELTA DEFINITIVA In un mondo in cui aumentano le donne che inseguono il sogno di un figlio anche dopo i 40 anni e ricorrono sempre più spesso all' inseminazione artificiale, i fautori di una vita senza figli vanno nella direzione opposta. Uno studio Istat calcola che la metà della popolazione femminile tra i 18 e i 49 anni non diventa madre: si tratta di 5,5 milioni di donne e fra loro, oltre a quelle che non vogliono o non riescono, c' è anche un' altra categoria, sommersa, silenziosa e statisticamente irrilevante. Ma c' è.
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È quella delle donne che scelgono la via della sterilizzazione. O meglio, la sognano proprio, anche prima di compiere 30 anni.
Non si accontentano delle mille forme di contraccezione, vogliono essere sicure al 100% di non avere figli, mai e poi mai, per tutta la vita.
Festeggiano il giorno in cui si fanno operare, con tanto di lacrime di gioia e complimenti su Facebook da parte di tutto il gruppo, al momento composto da circa tremila persone.
La «moda» è diffusa principalmente tra le ragazze, ma anche gli uomini sono della stessa idea e procedono, anche nei maggiorenni, con il mini intervento di vasectomia.
tube di falloppio
Per le donne si tratta solitamente di una semplice salpingectomia bilaterale e viene effettuata in laparoscopia nelle stesse sale operatorie in cui altre ragazze arrivano per il raschiamento dell' utero dopo un aborto spontaneo o per qualche gravidanza extra uterina. Anche loro piangono, ma per il motivo opposto.
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La legge permette la sterilizzazione volontaria e nessuno contesta che sia una scelta libera programmare la propria vita riproduttiva. Tuttavia, farlo prima dei trent' anni, a molti medici sembra un po' azzardato. E invece tante ragazze, come Sonia, 32 anni, inseriscono l' informazione anche nel curriculum, considerandola un punto di forza. Fra titoli di studio e i corsi di specializzazione, aggiungono: «Inglese fluente, automunita, sterilizzata». Sicure di voler rimanere così tutta la vita.
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COME FUNZIONA Il sistema sanitario nazionale riconosce la possibilità di ricovero per questa tipologia di intervento, sia in regime ordinario che di day surgery.
L' unico «vincolo» è la firma di un consenso informato, con il quale si attesta che la paziente sia consapevole delle conseguenze della legatura delle tube. A volte i medici sono obiettori e si rifiutano di effettuare l' operazione, altre (quasi sempre) i ginecologi chiedono che la ragazza parli prima con uno psicologo.
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Ma si tratta di un consiglio, non di un obbligo: a riguardo non esiste alcuna regolamentazione e la legge non lo richiede. Nei dibattiti on line è molto evidente che il suggerimento non è mai gradito, ma viene etichettato come roba da benpensanti borghesi. «Ma si può? - scrive tale A., 28 anni, che festeggia il secondo anniversario dell' intervento - Non so quante volte mi hanno chiesto se ero sicura di quello che stavo facendo. E se poi cambi idea? continuavano a dirmi.
Desideravo la sterilizzazione da quando avevo 16 anni e finalmente me la sono presa. Ho subìto umiliazioni, ma non è successo invano e mi fa piacere che ad oggi voi possiate diventare ciò che sentite di essere senza questi stupidi ostacoli inutili dettati dal bigottismo».
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Pur di assicurarsi una contraccezione definitiva, i trentenni sborsano anche cifre rilevanti: nelle cliniche l' intervento costa dai 2 ai 7mila euro per lei, un po' meno per lui. Per raccontare la loro voglia irrefrenabile di creare una società senza bambini, i child free si affidano a citazioni, del tipo: «È una cultura primitiva quella che considera il valore di una donna solo in quanto moglie e madre.
Sposarsi e procreare perché si deve è sbagliato e crea infelicità», come se le mamme di oggi fossero donne «anni Cinquanta» tutte casa e biberon. Perché? «Perché è più facile vivere senza il rischio di avere figli» scrive qualcuno, «Perché non è obbligatorio averne» sostiene qualcun altro, «Perché è sacrosanto il diritto di odiare i bambini» aggiunge una blogger, cimentandosi in articoli per spiegare quanto siano belli i ristoranti che non fanno entrare i bambini.
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«Non sono una grande tifosa della maternità - scrive - e trovo sacrosanto evitare che i bambini entrino in alcuni locali, anzi, ad alcuni bambini non dovrebbe proprio essere concesso mettere piede fuori dalla propria casa, per dirla tutta».
FERMARE IL TEMPO «Molti trentenni - spiega lo psicologo adolescenziale Andrea Calò, ricercatore al Centro di terapia strategica di Arezzo - vivono un' illusione: pensano di poter vivere il loro futuro rimanendo uguali a se stessi di quel momento.
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Viviamo in una società che permette di posticipare il passaggio all' età adulta. Ma scegliere la sterilizzazione è come voler mettere la parola fine alla possibilità di cambiare idea, escludendo anche la possibilità di modificare le proprie scelte».