Fulvio Cerutti per "www.lastampa.it"
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Hanno ucciso Voortrekker, l’elefante più famoso della Namibia fotografato da migliaia di turisti. Uno degli esemplari di elefanti africani che vivono nel deserto di questo paese e che si sono adattati alle particolari condizioni climatiche di questa zona. A togliergli la vita un cacciatore di trofei, con il benestare del governo nazionale che lo ha etichettato come “animale problematico” dopo che era stato ritenuto colpevole di aver creato danni in alcuni villaggi.
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«L’animale ha distrutto proprietà e infrastrutture nell’area di Omatjete. Da allora il Ministero ha cercato di mettere in atto misure per gestire tali conflitti, tra l’altro, aggiornando le infrastrutture idriche sia per gli elefanti che per gli esseri umani. Sono stati costruiti punti d’acqua separati per gli elefanti e questo è costato quattro milioni di dollari namibiani (circa 250 mila euro) - scrive su Facebook il ministero dell’Ambiente -.
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Inoltre, i membri del nostro staff hanno regolarmente assistito alla rimozione di tali elefanti dalle comunità e dalle proprietà delle persone.
Anche dopo tali sforzi da parte del Ministero, le persone hanno continuato a subire perdite a causa di questi pachidermi. In questo contesto, questo esemplare è stato dichiarato problematico autorizzandone l’abbattimento ai cacciatori di trofei per generare fondi da girare alle comunità colpite per recuperare le perdite subite».
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Motivazioni ministeriali che non sono ritenute sufficienti da parte dei conservazionisti e da molti namibiani: «Questi elefanti sono le nostre risorse e ci opponiamo alla caccia» hanno protestato gli abitanti di Otjimboyo, Sorris Sorris e Tsiseb.
Il ministero ha risposto a queste proteste: «Siamo a conoscenza delle affermazioni secondo le quali alcuni conservazionisti si sono opposti alla caccia. Le comunità che contrarie non sono state colpite dagli elefanti poiché i pachidermi hanno causato principalmente problemi nell’area di Omatjete».
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Ma anche su questi danneggiamenti c’è chi ha dei dubbi: Niël Terblanché, reporter del giornale locale Informanté, sostiene infatti che il vecchio pachiderma in realtà non faceva parte del mandria protagonista dei danni nell’area di Omatjete e, analizzando le foto dei luoghi colpiti, sottolinea come «l’incuria, piuttosto che gli elefanti, sia la vera causa dei danni alle infrastrutture».
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Al di là delle proteste, di certo Voortrekker era un trofeo molto ambito dai cacciatori: già nel 2008 il governo aveva venduto una licenza di caccia che permetteva di abbattere il grande pachiderma e altri cinque elefanti del deserto della Namibia.
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La Elephant-Human Relations Aid (EHRA), una Ong che opera per gestire il conflitto elefante-umano nella zona, evitarono la sua morte raccogliendo 12mila dollari statunitensi (circa 11 mila euro) grazie ai quali salvarono Voortrekker dai cacciatori di trofei rendendolo un “trofeo vivo”, mentre i rimanenti cinque elefanti furono uccisi.