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    UN'EUROPA DETERIORATA - CONFINDUSTRIA, BANCHE E ALTRE ASSOCIAZIONI ITALIANE SCRIVONO UN APPELLO (DISPERATO) A BRUXELLES CONTRO LE REGOLE DELL'EBA, L'AUTORITÀ BANCARIA EUROPEA, CHE DAL PRIMO GENNAIO POTREBBERO PORTARE IN DEFAULT UN NUMERO ENORME DI IMPRESE, ANCHE SE SANE, PER BREVI RITARDI NEI PAGAMENTI E NEL SALDO DEI DEBITI. PERDEREBBERO L'ACCESSO AL CREDITO E SAREBBERO COSTRETTE A FALLIRE


     
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    Gian Maria De Francesco per ''il Giornale''

     

    carlo bonomi foto di bacco (2) carlo bonomi foto di bacco (2)

    Un appello alle istituzioni europee affinché rivedano le nuove regole Eba in materia di crediti in default e di calendar provisioning che andranno in vigore dal primo gennaio. È quello che ieri hanno inviato a Bruxelles numerose associazioni di categoria tra le quali l' Abi, l' Alleanza delle cooperative italiane, Confagricoltura, Confapi, Confartigianato, Confcommercio e Confindustria. In particolare, nella missiva si sottolinea l' essenzialità del «supporto del credito nella fase successiva, per sostenere le imprese nel percorso di ripristino delle condizioni di economicità dei loro business». Ecco perché «è urgente intervenire sulle regole relative all' identificazione dei debitori come deteriorati (cosiddetta «definizione di default»).

     

    Il combinato disposto di una norma restrittiva, come quella che limita a 90 giorni il periodo di ritardo di pagamento ammesso, con l' applicazione, da gennaio 2021, di nuove e più restrittive soglie per gli importi scaduti, nonché i nuovi criteri per il trattamento dei crediti ristrutturati, rischiano di determinare la classificazione a default di un numero ingentissimo di imprese, comunque sane. Queste imprese perderebbero l' accesso al credito, con quello che ne consegue in termini di prospettive di ripresa».

     

    antonio patuelli 16 antonio patuelli 16

    Per Confindustria ha parlato il vice di Carlo Bonomi, Emanuele Orsini, responsabile per il fisco e per il credito. «Le nostre imprese - ha osservato - stanno affrontando una crisi senza precedenti che necessita di soluzioni fuori dal comune: oggi bisogna ragionare con schemi inediti, compiendo ogni sforzo possibile, a livello sia nazionale sia europeo, per evitare di compromettere le prospettive di sviluppo di imprese sane e per mettere le banche nelle condizioni di sostenere pienamente il sistema produttivo».

     

    A tal proposito, osserva Orsini, «oltre agli interventi sulla definizione di default e sul trattamento degli Npl, sarà essenziale consentire alle imprese di allungare i finanziamenti garantiti contratti per far fronte alla crisi così da scongiurare il rischio di tensioni finanziarie che spiazzerebbero nuovi investimenti».

     

    Anche l' Abi presieduta da Antonio Patuelli è analogamente preoccupata. «Le associazione di impresa - ha dichiarato il direttore generale Giovanni Sabatini- chiedono alle Istituzioni europee di rivedere tempestivamente le regole, modificarle o sospenderle temporaneamente per evitare in tempi brevi il doppio rischio di un aumento delle difficoltà delle imprese e di una riduzione della capacità delle banche di erogare credito e liquidità. E questo in una fase ancora estremamente delicata tra il permanere di una situazione di emergenza pandemica e per favorire l' auspicabile fase successiva di ripresa».

     

    CONFAGRICOLTURA CONFAGRICOLTURA

    Non a caso la Banca d' Italia ha cercato di spiegare in una nota che «la nuova definizione di default non introduce un divieto a consentire sconfinamenti: come già ora, le banche, nel rispetto delle proprie policy, possono consentire ai clienti utilizzi del conto che comportino uno sconfinamento oltre la disponibilità presente sul conto ovvero, in caso di affidamento, oltre il limite di fido».

     

    La nuova definizione di default, osserva Bankitalia, «non modifica nella sostanza le segnalazioni alla Centrale dei Rischi, utilizzate dagli intermediari nel processo di valutazione del merito di credito della clientela. Riguarda esclusivamente il modo con cui banche e intermediari finanziari devono classificare i clienti a fini prudenziali, ossia ai fini del calcolo dei requisiti patrimoniali minimi obbligatori».

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