MATRIMONIO
Andrea Priante per corrieredelveneto.corriere.it
Elisa e Andrea sono sposati da ventidue anni. E detta così, in un Veneto che solo nel 2021 ha registrato seimila divorzi, pare una bella storia d’amore. Invece è una di quelle follie all’italiana: l’errore (in buona fede) di qualcuno - e chissà se mai verrà individuato il responsabile - che ha unito in matrimonio Andrea Bonvicini ed Elisa P., due perfetti sconosciuti.
matrimoni chiesa
«Tutto assurdo»
Lui, 47 anni di Monastier (Treviso) di professione tatuatore; e lei, che vive a Venezia, 42 anni, ex cameriera in un ristorante di Mestre che, complici le difficoltà legate alla pandemia, ha chiuso i battenti lasciando a spasso il personale. Ed è proprio in seguito alla perdita del posto di lavoro che Elisa ha scoperto che, per lo Stato italiano, è sposata dal 2000 con Andrea.
«Qualche giorno fa sono entrata nel sito dell’Inps per compilare i moduli per la richiesta del sussidio di disoccupazione - racconta la donna - e, consultando il mio profilo, è emerso che risulto coniugata. Un matrimonio avvenuto 22 anni fa a Meolo. Non ci potevo credere, era tutto assurdo. Ho pensato a un errore dell’Inps e così ho telefonato all’Ufficio anagrafe di Venezia e purtroppo mi hanno confermato che, dai loro registri, risulto sposata. La stessa risposta che ho ricevuto dal Comune di Meolo».
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Il caso ha voluto che in tutti questi anni Elisa P. non avesse mai avuto la necessità di richiedere il proprio stato civile e «solo di recente ho rinnovato i documenti - spiega - ma la nuova carta d’identità, in formato tessera, non riporta se una persona è sposata o single». Risultato: è rimasta all’oscuro dell’errore. Fino a oggi.
Come è stato possibile
Ma com’è stato possibile? La spiegazione, per quanto incredibile, c’è: si è trattato di uno scambio di persona. Bonvicini nel 2000 si era effettivamente sposato con una donna che ha lo stesso nome e cognome della cameriera ed è nata nel medesimo anno, il 1980.
L’unica differenza anagrafica, è che la vera sposa del tatuatore abita a Roncade (dove fa pure lei la cameriera), mentre l’«altra» Elisa P. vive a Mestre. «Qualcuno deve aver invertito i codici fiscali» riflette la veneziana. A rendere ancora più evidente l’abbaglio preso dagli uffici pubblici, ci sono anche altre circostanze. «Io ho un compagno. Quindi per il Comune di Venezia risulto sposata con questo Andrea e allo stesso tempo convivente con un altro uomo».
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Il vero fidanzato l’ha presa sportivamente («Si è fatto una risata, per fortuna non abbiamo in programma di sposarci a breve») e gli uffici anagrafe dei due Comuni coinvolti si sono impegnati a risolvere la situazione entro una decina di giorni. Fino ad allora, però, risulterà sposata con uno sconosciuto.
Il tatuatore
Rintracciato dal Corriere del Veneto, il tatuatore trevigiano cade dalle nuvole. «Il matrimonio con Elisa effettivamente risale proprio al 2000, abbiamo avuto un figlio e dopo qualche anno ci siamo lasciati: c’è perfino una sentenza di divorzio redatta dal tribunale».
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Eppure qualche segnale c’era stato: «Ogni anno il mio commercialista mi manda il Modello Unico per le tasse dal quale risulto avere una moglie a carico. Più volte gli ho chiesto spiegazioni, ricordandogli che sono divorziato, e lui mi ha sempre risposto che non era un problema. Pensavo a un banale errore, e invece...».
Bonvicini ora vuole vederci chiaro e già lunedì si metterà in contatto con il municipio di Meolo per capire se effettivamente anche il suo stato civile risulti (com’è probabile) sbagliato e come fare per uscire da questa situazione. «Ho una nuova fidanzata - racconta - e vogliamo sposarci in chiesa. Per questo mi stavo preparando ad affrontare l’iter per l’annullamento del mio precedente matrimonio anche di fronte alla Sacra Rota: spero che questo pasticcio burocratico non complichi la richiesta. Ad ogni modo, è sconfortante: dimostra la totale inefficienza dello Stato italiano».
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La curiosità
Rimane la curiosità, da parte di entrambi, di conoscere la persona che, almeno per gli uffici pubblici, ha regalato a ciascuno un’unione così duratura. «Voglio chiamarlo e chiedergli, se gli va, di bere un caffè» assicura Elisa P. Che poi prova a scherzarci sopra: «Lo immagino simpatico, un brav’uomo. E magari abbiamo anche qualcosa in comune. Perché in fondo, se siamo sposati da ventidue anni e non abbiamo mai litigato, un motivo ci sarà...».