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    “IL CERVELLO POTREBBE MOSTRARCI BREVI FLASH DELLA NOSTRA VITA POCO PRIMA DEL DECESSO” - UN GRUPPO DI NEUROSCIENZIATI HA ANALIZZATO L’ATTIVITÀ CEREBRALE NEGLI ATTIMI PRIMA DELLA MORTE E HA REGISTRATO UN AUMENTO DI ONDE CEREBRALI COLLEGATE A SPECIFICHE AREE DEL CERVELLO RESPONSABILI DI DIVERSE ATTIVITÀ COGNITIVE, TRA CUI LA MEMORIA – IL NEUROSCIENZIATO ANTONIO CERASA: “I RISULTATI POSSONO AVERE DUE INTERPRETAZIONI: IL CERVELLO CHE CERCA DI COMPENSARE LE PRIME FASI DELLA MORTE CON UNA FORTE ATTIVITÀ ELETTRICA, PER TENTARE DI SALVARSI, OPPURE…”


     
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    1 - NEGLI OCCHI DI CHI MUORE TUTTA LA VITA IN UN FLASH

    Paolo Travisi per "il Messaggero"

    attivita cerebrale prima di morire attivita cerebrale prima di morire

     

    I momenti più felici della nostra vita racchiusi in pochi secondi, che scorrono come fossero immagini, trasportate dai neuroni del nostro cervello. Come rivedere dall'esterno la propria vita, accarezzarla in pochi fotogrammi, prima di abbandonarla per sempre. 

     

    Una suggestione romantica e tragica allo stesso tempo, raccontata spesso dal cinema e dalla letteratura, che il gruppo di neuroscienziati diretto dal dottor Raul Vicente dell'Università di Tartu in Estonia e dal neurochirurgo Ajmal Zemmar dell'Università di Louisville negli Stati Uniti ha chiamato recall of life. Ricordo della vita, appunto. 

     

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    La scoperta del team di ricerca dal titolo Enhanced Interplay of Neuronal Coherence and Coupling in the Dying Human Brain pubblicata sul giornale scientifico Frontiers in Ageing Neuroscience, è di fatto il primo studio al mondo eseguito su un essere umano nei momenti del trapasso, in quel lasso di secondi in cui si spegne l'attività elettrica del nostro cervello. 

     

    La ricerca è stata eseguita in un momento drammatico per un uomo di 87 anni, che in seguito ad un grave trauma e ad una serie ravvicinata di attacchi epilettici, è stato monitorato dall'elettroencefalogramma, attivo anche durante il fatale infarto, che lo ha portato alla morte. 

     

    900 SECONDI 

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    Lo strumento, acceso per un totale di 900 secondi, negli ultimi 30 secondi pre e post morte del paziente ha registrato un aumento di onde cerebrali particolari, le oscillazioni gamma, che sono collegate a specifiche aree del nostro cervello responsabili di diverse attività cognitive, tra cui la memoria. 

     

    «L'impronta neurofisiologica dell'attività cerebrale dopo l'arresto cardiaco e durante l'esperienza di pre-morte non è ben compresa - si legge sulla pubblicazione scientifica - ma nessuno studio ha ancora approfondito questa materia negli esseri umani. Dopo l'arresto cardiaco, la potenza delle onde delta, beta, alfa e gamma è stata ridotta, ma è stata osservata una percentuale più elevata della potenza gamma», scrive il gruppo di ricerca, sottolineando l'unicità della scoperta, che prima era stata verificata solamente sui roditori, essendo difficilmente praticabile e ripetibile la sperimentazione sull'uomo. 

     

    «I nostri dati forniscono la prima prova del cervello umano morente in un ambiente clinico di terapia intensiva non sperimentale, nella vita reale e sostengono che il nostro cervello può possedere la capacità di generare attività coordinata durante il periodo di pre-morte». Quante volte ci siamo chiesti in che modo avverrà il passaggio nell'altrove, come vivremo quei pochi istanti. 

     

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    E quanto cinema si è interrogato sui risvegli dal coma, sulle esperienze extra-corporee, perfino sul peso dell'anima, come in quei celebri 21 grammi, titolo del film di Aejandro González Iñárritu, con Sean Penn e Naomi Watts o sulle esperienze di pre-morte in Hereafter di Clint Eastwood. Il gruppo di ricerca internazionale è partito proprio da questo enigma irrisolto - e forse irrisolvibile - per affrontare uno studio così impegnativo. 

     

    «Le descrizioni soggettive di questo fenomeno pre-morte sono descritte come intense e surreali e includono una panoramica della vita con ricordi, esperienze trascendentali con sogni, allucinazioni e uno stato meditativo» si legge ancora sull'articolo di Frontiers ma «la firma neurofisiologica di questo fenomeno non è chiara. 

     

    Si ipotizza che il cervello possa generare un replay della memoria all'interno di questa fase inconscia con un aumento dell'attività oscillatoria. Nei soggetti sani, le oscillazioni neurali forniscono una cornice temporale per l'elaborazione delle informazioni di percezione, coscienza e memoria durante la veglia, il sogno e la meditazione». 

     

    LE CONSEGUENZE 

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    Rivivere la vita come in un sogno è proprio il caso di dire, forse anche di sperarlo. «Il cervello potrebbe mostrarci dei brevi flash di momenti importanti della nostra vita appena prima del decesso» sostiene ancora nella pubblicazione il dottor Zemmar dell'Università di Tartu, ma se sarà alquanto difficile indagare su questo terreno così sottile che separa i due stadi primordiali dell'esistenza umana, visto che l'esperimento è ripetibile solo nei casi di estrema urgenza, «la scoperta stimola ad interrogarci su importanti quesiti conseguenti - precisa il dottor Zemmar - tra cui, quelli relativi alla corretta tempistica della donazione degli organi».

    EEG del cervello morente EEG del cervello morente

     

    2 - «IN POCHI ATTIMI VIVIAMO UN'ESPERIENZA SIMILE A QUELLA DELLA MEDITAZIONE»

    P. T. per "il Messaggero"

     

    Antonio Cerasa, neuroscienziato, primo ricercatore dell'Irib-Cnr di Messina, lei si occupa di tematiche, vicine allo studio pubblicato su Frontiers. Di cosa esattamente? «Studio i disordini della coscienza, ovvero lo studio di tutte quelle condizioni che portano l'essere umano a risvegliarsi dopo il coma. È un po' come porsi la domanda delle domande. Cosa succede quando sto per morire? Il nostro gruppo studia le persone che vanno in coma e poi possono o non possono risvegliarsi. Alcune di quelle che si risvegliano descrivono questa esperienza come una trasposizione del corpo, vedersi da fuori, oppure la luce bianca alla fine del tunnel e ancora fotogrammi del passato». 

     

    CERVELLO MORTE CERVELLO MORTE

    Questi stati, generalmente, sono raccontati da ogni persona che esce dal coma? 

    «In realtà questi racconti sono poco frequenti, perché devono verificarsi una serie di condizioni per consentire il ricordo, e cioè che determinate aree cerebrali funzionino correttamente; quelle della memoria, attenzione, linguaggio, coscienza, perché se c'è un danno in corso queste non funzionato e quindi non se ne ha il ricordo. Motivo per cui non si sa cosa accade al cervello nelle fasi pre e post morte».

     

    ultimi momenti prima di morire ultimi momenti prima di morire

    Perché queste onde gamma sono così importanti? 

    «Gli unici studi di questo tipo fino a questo momento erano stati fatti su topi, nei quali si è notato un sensibile aumento di attività delle onde gamma, onde iperveloci, che assomigliano ad un'interferenza, per questo molto difficili da catturare, ma che rappresentano un'iper sincronizzazione di diverse aree del cervello, che sono presenti negli stati di meditazione e di alto stato di coscienza, cioè quando si è molto presenti in un determinato momento, proprio come avviene nella pratica della mindfullness, una delle forme più diffuse di meditazione». 

     

    Che scenari apre questa ricerca? 

    meditazione meditazione

    «Ha confermato che le onde della concentrazione e della memoria, le theta crollano durante e dopo la morte, mentre le onde gamma aumentano durante il trapasso e restano attive per diversi secondi dopo la morte. Questo ricordo della vita di cui parlano questi studiosi, così come lo stato di leggerezza infinita descritto da chi si è svegliato dal coma, potrebbero spiegarsi con l'iperattività di onde gamma, anche se è scientificamente difficile da dimostrare». 

     

    Significa anche che la meditazione è una pratica dai grandi benefici? 

    «Uno studio del Cnr ha confermato che le pratiche di meditazione hanno un tale potere sull'attività corticale del cervello da avere un grande potere terapeutico nei confronti dei cardiopartici ed in generale nelle persone che provano una grande sensazione di benessere». 

    in punto di morte in punto di morte

     

    Lo studio ha rivelato anche che il cervello ha una capacità coordinatoria nel periodo pre-morte. Cosa significa? 

    «Può avere due interpretazioni: il cervello che cerca di compensare le prime fasi della morte con una forte attività elettrica, per tentare di salvarsi, come fanno gli altri organi oppure è l'ennesima manifestazione della perfezione del cervello che cerca di non far crollare la sua attività elettrica, quindi mantenere l'equilibrio, anche prima della morte». 

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