Estratto dell’articolo di Andrea Bassi per “il Messaggero”
CARTELLE ESATTORIALI
Il caso più eclatante è stato quello di un imprenditore di Assisi. I giudici tributari di primo grado, un paio di mesi fa, gli hanno annullato ben 71 cartelle esattoriali per un valore di 1,4 milioni di euro. Il motivo? La Pec, la casella di posta elettronica certificata, con la quale l'Agenzia delle Entrate - Riscossione, la vecchia Equitalia, gli ha notificato l'atto era sconosciuta. O meglio, per dirla in modo tecnicamente corretto, non era presente nei registri pubblici delle Pec.
CARTELLE ESATTORIALI
Il punto è che non si tratta di un caso isolato. Nelle Commissioni tributarie di tutta Italia stanno arrivando centinaia di ricorsi contro le cartelle esattoriali nei quali si lamenta che l'indirizzo usato dalla Riscossione è inesistente nei registri pubblici. La domanda è: le cartelle che arrivano da Pec non riconoscibili sono valide o no? Gli stessi giudici tributari sono spaccati.
A spanne, metà delle sentenze sono a favore dei contribuenti, l'altra metà per l'Agenzia. Si tratta evidentemente di una spada di Damocle che pende su milioni di atti, anche considerando che da qui a fine anno dovrà essere notificato il 70 per cento delle cartelle sospese durante la pandemia.
CARTELLE ESATTORIALI
[…] la notifica dovrebbe arrivare dall'indirizzo protocollo@pec.agenziariscossione.gov.it, quello presente nei registri. Invece è arrivato dall'indirizzo notifica.acc.campania@pec.agenziariscossione.gov.it.
Come fa il contribuente, si sono chiesti i giudici, a sapere che non si tratti di un hacker che vuole entrare nel suo computer se non può verificare l'indirizzo? […] Il vero problema è che quella che per adesso è una pioggia di ricorsi, rischia di diventare un'alluvione se la questione non sarà chiarita presto, magari dalla Corte di Cassazione. Per ora resta una spada di Damocle sulla Riscossione che, entro fine anno, dovrà recuperare secondo l'ultima bozza di convenzione con il ministero dell'Economia, più di 9 miliardi di euro.