Federica Zaniboni per "Il Messaggero"
salvatore montefusco gabriela trandafir e la figlia renata 1
Ieri sarebbe stato un giorno importante per Gabriela Trandafir. Dopo mesi di dolore e abusi, intrappolata in un matrimonio logorante, avrebbe potuto finalmente fare un passo avanti verso la libertà.
Ma le due udienze che l'attendevano martedì mattina quella civile per la separazione dal coniuge e quella penale per le vessazioni subite sono state celebrate senza di lei. Sì, perché la 47enne è stata uccisa due giorni fa insieme alla figlia Renata di 22 anni, quando il marito avrebbe premuto per sette volte il grilletto di un fucile nella loro villetta a Castelfranco Emilia, in provincia di Modena.
gabriela trandafir e la figlia renata 2
Nell'ultimo anno la donna aveva presentato tre denunce contro il 69enne - che adesso si trova in carcere dopo la confessione del duplice omicidio - e il pm aveva chiesto l'archiviazione. Gabriela, però, si era opposta, decidendo di continuare a lottare.
Era il luglio del 2021, quando per la prima volta la 47enne aveva trovato il coraggio di chiedere aiuto. Quella prima denuncia per maltrattamenti era stata seguita da un'integrazione il mese successivo e poi, a dicembre, da una terza querela per atti persecutori.
renatatrandafir
La donna, infatti, aveva segnalato alle autorità che il marito aveva installato un gps sulla sua auto, così da poter seguire i suoi spostamenti e avere sempre il controllo su dove si trovasse. Per entrambi gli atti, però, la procura aveva chiesto l'archiviazione. E ora, dopo la tragedia, dagli uffici dei pm non arriva alcun commento. Nell'udienza di ieri si sarebbe dovuto discutere proprio di questo: i maltrattamenti segnalati da Gabriela sarebbero stati soprattutto di natura verbale, ma il suo avvocato Annalisa Tironi si era opposta alla richiesta, evidenziando che «c'erano stati atteggiamenti ben più concreti» da parte del 69enne. Nello stesso periodo, altrettante denunce erano state presentate da Montefusco nei confronti della moglie: una nel 2021 per lesioni personali e altre due quest' anno per maltrattamenti in famiglia e violenza privata.
gabriela trandafir e la figlia renata 1
I LITIGI Le dinamiche tossiche tra i due venivano trascinate avanti da tempo, con litigi continui e discussioni pesanti che coinvolgevano spesso anche la figlia di Gabriela. La situazione era diventata insostenibile, al punto che la coppia aveva deciso di separarsi. Sempre per martedì era stata fissata l'udienza davanti al tribunale civile di Modena e sarebbe proprio questo il movente dietro al folle gesto di Montefusco. Nello specifico, ciò che preoccupava l'imprenditore edile 69enne era la volontà di Gabriela di vendere la loro villetta di via Cassola di Sotto.
Renata lo sapeva bene che il patrigno non avrebbe potuto accettarlo, tant' è che la sera prima di essere uccisa ne parlava con un'amica, sostenendo che avrebbe di sicuro fatto «qualcosa». Lunedì mattina, dopo un colloquio con gli avvocati, l'uomo ha puntato quel fucile contro le due donne, sparando prima alla 22enne e subito dopo alla moglie. In casa era presente anche il figlio 17enne della coppia, unico sopravvissuto alla strage. L'avvocato della donna ha sottolineato che il ragazzo «è vittima di una tragedia gigante» e che «questa è la mia preoccupazione dal punto di vista legale».
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Un figlio, tra l'altro, che Montefusco «adorava», come spiega Marco Rossi, difensore del reo confesso, e nei confronti del quale non avrebbe mai avuto «intenzione di fare del male». L'uomo, indagato per il duplice omicidio pluriaggravato, «è molto provato e sta acquisendo consapevolezza di quello che ha fatto ogni momento di più. L'ho visto molto disperato aggiunge il legale , è molto giù, vede tutto nero».
Nel frattempo è in attesa dell'udienza di convalida, che potrebbe già essere oggi o domani.
omicidio di gabriela trandafir e della figlia renata
LE INDAGINI Le indagini dei carabinieri, coordinati dalla procura di Modena, proseguono per mettere insieme tutti i pezzi delle vite di quella famiglia distrutta. Secondo quanto emerso dai primi accertamenti, l'uomo era già noto alle forze dell'ordine per alcuni reati fiscali e di bancarotta, ma anche perché negli anni Novanta si sarebbe ribellato al pizzo chiesto da un clan camorristico, permettendo l'arresto di 16 persone. Prima di sposarsi con la donna di origini rumene, il 69enne aveva avuto tre figlie da un precedente matrimonio.