Francesca Morandi per www.corriere.it
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«Il pm mi ha detto che il ragazzo è a casa, non è più in ospedale, ma le sue condizioni di salute sono ancora molto gravi. Bene, così non può raccontare la sua versione. È una cosa positiva».
Non sapeva di essere intercettato Giovanni Carrera, 68 anni, da oltre trenta tassista molto noto a Cremona. Un tassista «cinico» per dirla con la Squadra Mobile. Già indagato a piede libero, dopo quella telefonata choc fatta il 7 febbraio scorso, subito dopo l’interrogatorio in Procura, Carrera mercoledì è finito agli arresti domiciliari per sequestro di persona e lesioni personali gravissime a Luca, 27 anni, la notte di Natale volato dal taxi van lanciato a forte velocità, caduto a faccia in giù, ridotto in coma da un trauma alla testa.
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La lite per 10 euro
E tutto per 10, maledetti, euro. Luca è stato dimesso dall’ospedale, ma la ripresa è lenta. La vista è compromessa, non distingue una biro. Di «futili motivi», di «ripicca» verso «il malaugurato passeggero» messo in una condizione di «estremo pericolo» da un tassista, «il cui servizio dovrebbe caratterizzarsi per profili di particolare pacatezza, disponibilità e addirittura sicurezza dei trasportati», parla il gip Pierpaolo Beluzzi nella durissima ordinanza di custodia cautelare, motivata «dall’attuale e concreto pericolo» che il tassista reiteri il reato, «anche – e soprattutto – con il pericolo di gravi danni all’incolumità fisica delle persone».
La corsa e il bancomat
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Secondo la ricostruzione degli uomini del commissario capo Marco Masia, la notte di Natale è andata così. Dopo aver cenato con due amiche alla Chiave di Bacco, in piazza Marconi, alle 3,30 Luca ha chiamato un taxi.
I tre giovani volevano andare all’hotel B&B, in via Mantova. È arrivato Carrera. Davanti all’albergo è nata una discussione sul pagamento della corsa: 20 euro in tutto. Luca ne aveva 10. Voleva saldare con il bancomat, ma Carrera non aveva il pos. Non lo ha mai avuto.
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Il «sequestro» nel Van
Nel van è scoppiata una lite: le ragazze, spaventate, sono scese. Il tassista è ripartito a forte velocità con il portellone aperto e con sopra Luca. Ha imboccato strade contromano a forte velocità, come risulterà dalle telecamere esaminate dalla polizia.
Carrera voleva portare il cliente al bancomat, oppure riportarlo in piazza Marconi. Luca era in pericolo su quel taxi, una mina vagante. «Non mi fa scendere», ha detto alle amiche che lo hanno chiamato al cellulare.
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Cinquanta metri dopo, lo schianto a terra, in via Mantova, nei pressi della Credem. E solo cinque minuti dopo, Carrera è tornato, trovando Luca a terra, in un lago di sangue. Lo ha preso di peso e lo ha trascinato sul marciapiede. Grazie a un passante, ha chiamato il 118.
Le accuse a Giovanni Carrera
Il 7 febbraio scorso, il tassista è salito in Procura accompagnato dall’avvocato Paolo Bregalanti. Davanti al pm Messina si è difeso per oltre un’ora. «Le ragazze sono scese, il giovane è rimasto su. Eravamo d’accordo di andare al bancomat. Sono partito, ho dato un colpetto ai freni. Di solito il portellone si chiude. Non si è chiuso. Dopo 5-10 metri mi sono fermato, sono sceso e l’ho chiuso. Andavo pianissimo.
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Il ragazzo ha ricevuto una telefonata. Ho l’impressione che l’amica gli abbia detto: “Scendi”. Mi sono voltato, non c’era più. Secondo me, aveva già aperto il portellone, probabilmente non ha centrato il predellino ed è caduto. Sono tornato dopo poco per assicurarmi che avesse raggiunto l’albergo. È arrivato un ragazzo, gli ho detto di chiamare il 118».
Ma la sua verità non trova riscontro nell’attività investigativa. In particolare, alla polizia non risulta che Carrera si sia fermato a chiudere il portellone nel punto indicato. «La sua versione è incompatibile con i tempi di percorrenza del taxi dall’hotel fino al luogo dell’incidente».
Non solo. Sono in corso accertamenti per verificare se nel sollevarlo di peso, trascinandolo sul marciapiede, Carrera abbia ulteriormente aggravato le condizioni del giovane.
Le intercettazioni
IL commissario capo Marco Masia
Subito dopo l’interrogatorio, Carrera si è attaccato al telefono. «Ho saputo dal pm che il ragazzo è a casa, ma sta male. Bene, è una cosa positiva». Nel pomeriggio di ieri, la Squadra Mobile si è presentata a casa di Carrera e gli ha notificato l’ordinanza di custodia cautelare.
Osserva il gip Beluzzi: «Emerge con evidenza l’assoluta futilità dei motivi, rappresentati dalla mancata accettazione del pagamento della risibile somma di 10 euro a mezzo di carta elettronica, che vanno ad evidenziare l’incontrollato stato di irascibilità dell’indagato, pronto ad adottare condotte violente ed estremamente pericolose per l’altrui incolumità solo per una sorta di “ripicca” verso il malaugurato passeggero, che si trovava nell’impossibilità di saldare completamente – per una parte irrisoria – il corrispettivo per la corsa (e sarebbe stato sufficiente entrare nell’hotel B&B, e avuta conferma della registrazione), avere tutte le garanzie per risolvere tranquillamente la questione anche solo con un impegno di lasciare la somma il mattino seguente presso la portineria.
Tale mancanza di controllo dei propri impulsi, e per di più collegata alla sua attività di servizio – che al contrario proprio in quanto collegata ad un servizio pubblico, dovrebbe caratterizzarsi per profili di particolare pacatezza, disponibilità e addirittura ‘sicurezza’ dei trasportati – va a rappresentare un rilevante, attuale e concreto pericolo per la reiterazione in fatti reato della medesima indole per i quali si procede , anche – e soprattutto – con il pericolo di gravi danni all’incolumità fisica delle persone».