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    UN LETTORE DEL “CORRIERE” CI SCRIVE: “CARO DAGO, NON POTEVA MANCARE SUL QUOTIDIANO DI CAIRO LA LAGNA EDITORIALE DELLA VICEDIRETTRICE BARBARA STEFANELLI SULLE DONNE DISCRIMINATE ANCHE IN OCCASIONE DEL CORONAVIRUS, PERCHÉ CI SONO PIÙ VIROLOGI MASCHI CHE FEMMINE IN TV. VORREI RICORDARE CHE A NEGARE I CORONABOND ALL’ITALIA È LA DONNA PIÙ POTENTE D’EUROPA, ANGELA MERKEL. E POI VON DER LEYEN, LAGARDE E…”


     
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    Riceviamo e pubblichiamo:

     

    Barbara Stefanelli Barbara Stefanelli

    Caro Dago, puntuale come il mal di testa, non poteva mancare sul “Corriere della Sera” la lagna editoriale della vicedirettrice sulle donne discriminate anche in occasione del Coronavirus, perché ci sono più virologi maschi che femmine in tv. Vorrei sommessamente ricordare che a negare i Coronabond all’Italia è la donna più potente d’Europa, Angela Merkel, per la quale l’Italia è una mera espressione per le vacanze.

     

    La n.1 in Europa è tale Ursula von der Leyen, che si è opposta agli Eurobond e invitato a non prenotare per le vacanze (anche questa dichiarazione è stata utilissima per la ripresa economica italiana). Il banchiere/a più importante d’Europa si chiama Christine Lagarde il cui famoso e molto utile “non siamo qui per ridurre lo spread” le era stato suggerito pure da una sua assistente donna, Isabel Schnabel.

     

    Lo stesso atteggiamento della Merkel verso l’Italia l’aveva anche quella che lei stessa scelse come sostituta, Annegret Kramp Karrenbauer…Una invocazione al dr. Urbano Cairo: la prego, la faccia direttrice la vicedirettrice così, forse, smetterà di ammorbare i lettori del “Corriere” (lettrici non ce ne sono) con queste decennali prefiche.

    Barbara Stefanelli Barbara Stefanelli

    Un lettore del “Corriere”

     

    2 - MA GLI ESPERTI SONO SEMPRE TUTTI MASCHI?

    Barbara Stefanelli per www.corriere.it

     

    Ci spaventa una vecchia tentazione: quella di chiedere alle donne di fare un passo indietro mentre si tracciano le nuove mappe, si collaudano le macchine, si stabilisce chi guida e chi sta dietro. Come sempre: non è solo una questione di giustizia, che pure dovrebbe bastare. C’è di più: l’equità — nel riconoscimento delle capacità, delle esperienze, della ricchezza nella diversità — rappresenta la migliore delle strategie ricostruttive. Anzi, l’unica che abbia senso.

     

    «È stata pubblicata, nella normativa della Sezione Coronavirus del sito del Dipartimento, l’Ordinanza n.663 del 18 aprile 2020 con la quale è stata ridefinita la composizione del Comitato tecnico scientifico costituito da esperti e qualificati rappresentanti degli Enti e delle Amministrazioni dello Stato che supportano il Capo della Protezione Civile nelle attività finalizzate al superamento dell’emergenza epidemiologica da Covid-19». Comincia così l’annuncio dell’ultima integrazione del board istituito il 5 febbraio: integrazione giustamente motivata «nella prospettiva della fase di ripresa graduale delle attività sociali, economiche e produttive». Tutto bene, tempo di ricostruzione, bisogna allargare.

    Barbara Stefanelli Barbara Stefanelli

     

    Peccato che a seguire siano 20 nomi tutti al maschile: 13 di base più 7 esperti a coadiuvare (qui il testo). Ma è possibile che non ci fosse una donna — o anche dieci, magari — con attitudini e titoli all’altezza? Possibile che l’Italia — dalle commissioni ai comitati fino alle conferenze stampa quotidiane — ci proponga e riproponga una maggioranza schiacciante (se non un en plein) di voci di uomini?

     

    Tutto questo avviene mentre due considerazioni, tra tante, si impongono.

    La prima è la preoccupazione di molte madri lavoratrici di fronte alla riapertura di uffici, fabbriche, negozi non accompagnata da una ripartenza dell’anno scolastico (e non affrontiamo questa asimmetria trasformando lo smart-working in un altro strumento di conciliazione pensato al femminile, diventerebbe una trappola tecnologica).

    La seconda è raccolta in tre dati: in Europa due terzi degli operatori sanitari sono donne; l’83% del personale alla cassa è femminile; circa il 90% dell’assistenza domestica è affidato alle donne. In questi mesi di pandemia, dunque, le donne non sono state nelle retrovie. Al contrario. Questa volta non possiamo sbagliare.

    Stefanelli Barbara Stefanelli Barbara

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