Estratto da lastampa.it
Vincenzo Campanile, il medico monfalconese, ex anestesista del 118 di Trieste a processo con l’accusa di nove omicidi volontari è stato condannato a 15 anni e 7 mesi per i 9 omicidi degli anziani uccisi con iniezioni di potenti sedativi, tra cui il Propofol, durante interventi di soccorso domiciliare. E’ stato riconosciuto colpevole di tutti gli omicidi: concesse tutte le attenuanti generiche. La sentenza è arrivata oggi pomeriggio, 3 febbraio, della Corte d’Assise di Trieste presieduta da Giorgio Nicoli (a latere Francesco Antoni).
SEDATIVI PROPOFOL
Le vittime
Gli anziani avevano tra i 75 e i 90 anni, tutti con patologie (quattro erano pazienti oncologici) e colti da improvviso peggioramento prima di richiedere l’intervento del 118. I decessi risalgono al periodo tra il novembre 2014 e il gennaio 2018. L’indagine era partita in seguito alla morte dell’81enne Mirella Michelazzi, soccorsa il 3 gennaio 2018 alla casa di cura “Mademar”. Campanile le aveva somministrato il Propofol. I colleghi del medico avevano segnalato il caso all’Azienda sanitaria, che aveva fatto aprire l’inchiesta. Gli inquirenti erano risaliti ad altri otto casi sospetti ed erano state riesumate cinque salme.
La richiesta
Il pm Cristina Bacer (al fascicolo ha lavorato anche Chiara De Grassi) aveva chiesto 25 anni e 6 mesi di reclusione. Nella requisitoria, a proposito del primo caso, Bacer ha sostenuto che la somministrazione del Propofol a Michelazzi è stata ammessa dallo stesso Campanile, alludendo a una telefonata intercettata, nella quale affermava che la dose data può avere effetti letali se non si interviene. Il movente? Per Bacer la condotta sarebbe stata «espressione di una scelta ideologica».
sedativi
I risarcimenti
Supera i due milioni il totale dei risarcimenti chiesti dalle parti civili.
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La difesa
(...) Il Propofol dato a un morente accelera la fine? Secondo quanto ribadito dalla difesa «la scienza dice di no». Contento ha fatto notare come Campanile «si fosse informato delle condizioni dei pazienti e avesse messo in atto interventi come l’aspirazione aerea, la rianimazione e solo rendendosi conto che non c’era più nulla da fare praticava la sedazione».