Gaia Cesare per il Giornale
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La nomina fa il giro del mondo anche se c'è chi la considera una trovata pubblicitaria e chi, sui social network, non perde il gusto della battuta: «A Londra si preparano così alla Brexit».
Così come? Creando un ministero per la Prevenzione dei suicidi. Ed è una prima assoluta a livello mondiale per una questione più seria che mai. Secondo l'Organizzazione mondiale della Sanità, il suicidio è la seconda causa di morte tra i giovani dai 15 ai 29 anni dopo gli incidenti stradali.
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In realtà, quello creato dalla premier Theresa May non è un vero e proprio ministero ma un incarico ad hoc - viceministro alla Salute mentale, alle diseguaglianze e alla prevenzione dei suicidi - conferito alla sottosegretaria alla Salute, Jackie Doyle-Price, per fronteggiare il problema, che nella sola Inghilterra è la prima causa di morte fra gli uomini sotto i 45 anni mentre il tasso di suicidi è cresciuto del 67% dal 2010 e ogni anno sono 4500 le persone che si tolgono la vita.
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Un numero complessivo superiore a quello dell'Italia (anche perché il dato non riguarda l'intero Regno Unito): nel nostro Paese, secondo l'Oms, sono quasi 4mila i suicidi ogni anno, una media al di sotto dei 10 ogni 100mila abitanti, nettamente più bassa del Belgio (che è sopra i 15) e anche dei Paesi dell'Est Europa, del Nord Europa, di Francia, Irlanda, Svizzera (fra i 10 e i 15 suicidi ogni 100mila abitanti).
«Possiamo mettere fine allo stigma che ha costretto troppo persone a soffrire in silenzio. Possiamo prevenire la tragedia dei suicidi che portano via troppe vite», ha detto la premier inglese in occasione della Giornata Mondiale della Salute Mentale promossa dall'Oms, l'Organizzazione mondiale della Sanità, proprio mentre Londra ospita il primo Summit ministeriale globale sul tema, a cui hanno partecipato anche i duchi di Cambridge Kate e William, dopo che il principe ha ammesso di aver sofferto di problemi mentali quando era pilota della Royal Air Force.
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Sul piatto Theresa May mette 2 milioni di euro e una task force dedicata, composta da esperti e da persone che hanno vissuto direttamente o indirettamente il dramma di un suicidio o di un tentato suicidio. Garantita anche la gratuità del servizio di aiuto telefonico Samaritan per i prossimi quattro anni e maggiore supporto alle scuole, dove la questione del benessere mentale degli studenti otterrà più attenzione.
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L'Oms calcola che ogni anno nel mondo si uccida una persona ogni 40 secondi, per un totale di circa 800mila. Senza contare i tentati suicidi: per ogni essere umano che si toglie la vita, ce ne sono oltre 20 che ci provano senza riuscirci. L'allarme è più maschile che femminile: la frequenza dei suicidi tra i maschi è quasi il doppio (13,5 ogni 100mila persone) che tra le femmine (7,7). Lo provano anche le cronache dell'ultimo anno, che dimostrano come il fenomeno sia trasversale (ma pare colpisca di più i Paesi a medio e basso reddito, dove si verifica il 78% dei casi). Dallo chef Anthony Bourdain, che si è tolto la vita l'8 giugno al deejay di fama mondiale Avicii, che si è ucciso ad aprile. Dal figlio dell'italiana Lory Del Santo, Loren, morto suicida ad agosto negli Stati Uniti, dove viveva, ad appena 19 anni, al figlio di Tina Turner, Craig Raymond, che di anni ne aveva 59. Secondo l'Oms la percentuale di suicidi fra gli uomini tra i 30 e i 49 anni è di 5 volte superiore rispetto alle donne della stessa fascia di età. La ragione? L'incapacità nell'identificare problemi di salute mentale e chiedere aiuto. Non è un caso che l'inglese Tommy Mallet, star della serie tv The Only Way Is Essex, abbia lanciato in queste ore l'hashtag #icrybecause (piango perché), un modo per invitare gli uomini ad aprirsi sulle proprie emozioni.
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