Giovanna Cavalli per Il Corriere della Sera
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Un non vaccinato corre circa 33 volte in più il rischio di morire di Covid e 39 in più quello di finire in terapia intensiva rispetto a un vaccinato con booster. Lo dicono i numeri contenuti nell'ultimo rapporto dell'Istituto superiore di sanità sull'andamento dell'epidemia. Il tasso di mortalità standardizzato per età tra gli over 12 nei non vaccinati (periodo tra il 26 novembre e il 26 dicembre 2021) è di 52,9 decessi per 100 mila abitanti, che scendono a 1,6 tra i vaccinati booster compreso; mentre il tasso di ricoveri in terapia intensiva per gli over 12 (periodo tra 3 dicembre 2021 e 2 gennaio 2022) è di 31,3 casi ogni 100 mila per i non vaccinati contro lo 0,8 ogni 100 mila di chi ha già ricevuto pure la terza dose.
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Nello stesso periodo il tasso di ospedalizzazione è di 248,5 ricoveri per 100 mila abitanti tra i non vaccinati, circa 10 volte più alto rispetto ai vaccinati con ciclo completo da meno di 120 giorni (25,3) e 12 volte più alto dei 20,8 ricoveri ogni 100 mila dei vaccinati con booster. Il vaccino non è infallibile ma protegge parecchio, specialmente dal rischio di gravi conseguenze. Secondo l'Iss la sua efficacia nel prevenire la diagnosi di infezione da Sars-CoV-2 è pari al 66% entro 90 giorni dal completamento del ciclo vaccinale, al 53% tra i 91 e 120 giorni, e al 34,7% oltre 120 giorni dal completamento del ciclo vaccinale mentre torna al 66,7% nei soggetti vaccinati con dose booster.
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Il vaccino riduce ancora di più i casi di malattia severa: l'efficacia infatti è pari al 95% nei vaccinati con ciclo completo da meno di 90 giorni, 93% nei vaccinati con ciclo completo da 91 e 120 giorni, e 89% nei vaccinati che hanno completato il ciclo vaccinale da oltre 120 giorni. Nei soggetti vaccinati con booster raggiunge il 97,5% di efficacia. Nonostante tutto però resta comunque il pericolo di contagiarsi più di una volta. Sempre l'Iss riporta che, dal 24 agosto 2021 al 9 gennaio 2022, sono stati segnalati 108.886 casi di reinfezioni, pari al 2,7% del totale dei casi notificati.
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La probabilità di reinfettarsi è più elevata nei non vaccinati rispetto ai vaccinati con almeno una dose. Nell'ultima settimana, con la riapertura delle scuole e la maggiore attività di screening, sono cresciuti i contagi nella popolazione di età scolare (24% contro il 20 della settimana precedente, ma con meno ricoveri): il 13% dei casi è stato diagnosticato nei bambini sotto i 5 anni, il 38% nella fascia d'età 5-11 anni, il 48% nella fascia 12-19 anni. Quanto al bollettino quotidiano del ministero della Salute, ieri sono stati registrati 171.263 nuovi contagi (in discesa rispetto ai 179.106 di venerdì), 333 le vittime (24 ore prima erano state 373).
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Sono stati effettuati 1.043.649 tamponi molecolari e antigenici, con un tasso di positività del 16,4%, sostanzialmente stabile. Cala la pressione sugli ospedali. Sono 1.676 i pazienti in terapia intensiva, 31 in meno nel saldo tra entrate e uscite. Gli ingressi giornalieri sono stati 121. I ricoverati con sintomi nei reparti ordinari sono 19.442, cioè 43 in meno. Esattamente un anno fa, il 22 gennaio 2021, i malati attivi in Italia erano 502.053, con 24.081 ricoveri e 472 decessi. C'è una differenza sostanziale. Allora quasi 5 positivi su 100 avevano bisogno del ricovero.
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Oggi dilaga la variante Omicron, molto più contagiosa ma meno letale, e soprattutto colpisce una popolazione vaccinata ormai al 90%.Nonostante al momento i malati siano oltre cinque volte tanto, ovvero 2.723.949, in ospedale ce ne sono solo 21.118: lo 0,8% del totale è ricoverato, mentre il 99,2 affronta il virus a casa.
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