MATTIA FELTRI
Mattia Feltri per “La Stampa”
Il termine gratis sta assumendo significati esoterici. Gira per esempio un delizioso montaggio di gratis, gratuità e gratuitamente offerti da Giuseppe Conte al pubblico dei suoi comizi - immagino illustri i fotonici successi del precedente governo. E la folla è scossa da un brivido.
Gratis? Gratis! Il governo fa, porge, fornisce, e chi paga? Bill Gates? Il governo del Canada? Mago Merlino? Non paga nessuno: gratis.
Cioè paghiamo tutti noi, non è poi così gratis. E non è passaggio complicatissimo di finanza pubblica, e infatti è colto appieno quando si propone di garantire il gratis, il gratuitamente e la gratuità dei tamponi ai non vaccinati.
Allora lì diventiamo tutti contabili di scuola prussiana, e ci chiediamo con irritazione rigorista perché mai dovremmo pagare i tamponi quando gratis è già la vaccinazione.
GIUSEPPE CONTE A DIMARTEDI
E non è male in un Paese proliferato sul gratis, sul gratuitamente e sul gratuito dei secoli nei secoli, un Paese in cui è gratis la scuola, gratis gli ospedali, e va benissimo, e poi è gratis il reddito di cittadinanza, gratis ristrutturare casa, gratis andare in pensione prima, e diciamo che va benino, e si distribuiscono gratuitamente aiuti alle imprese, al cinema, alle municipalizzate, alle bande di paese, i bonus, i superbonus, una monetina in tasca ci finisce sempre, bene benissimo, e dunque bisognerebbe andarci piano, avere un minimo di pudore, e direi soprattutto noi giornalisti che ci portiamo appresso l'Inpgi, l'istituto di previdenza più scassato dell'intero Occidente - 242 milioni di perdite soltanto nel 2020 - e sapete come andrà a finire? Che prima o poi, chissà chi, ci metterà una pezza. Gratis.
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giuseppe conte a dimartedi