1 - TORLONIA, UNA LOTTA IN FAMIGLIA PER IL TESORO DA 2 MILIARDI DI EURO
Daniele Autieri per “la Repubblica”
Di mezzo non c' è l' amore tradito ma il denaro conteso, eppure lo scontro rinnovato in seno alla famiglia Torlonia ha i tratti di una Guerra dei Roses dove i tiri di spada non escludono colpi bassi. E la battaglia esce dai saloni rinascimentali per entrare nelle aule di tribunale.
poma murialdo
Protagonisti dell' ultimo capitolo di questa saga tutta romana che si è consumato sul terreno della banca del Fucino, sono Carlo Torlonia (figlio del principe Alessandro) e suo nipote Alexander Francis Poma Murialdo, presidente della Fondazione Torlonia e già della stessa Banca del Fucino. Così, mentre il tribunale è impegnato ad accertare eventuali irregolarità commesse dal rampollo della famiglia nella gestione e nella vendita a Banca Igea della Banca del Fucino, le braci dei dissapori familiari si sono riaccese appiccando nuovamente il fuoco sullo sconfinato patrimonio di una delle casate nobiliari più ricche e prestigiose d' Italia.
Due miliardi di euro e forse più: tanto varrebbero secondo le stime più accreditate i beni che il principe Alessandro, morto il 28 dicembre 2017, ha lasciato ai suoi eredi. Il palazzo in via della Conciliazione, Villa Albani sulla Salaria, le due ville a Castel Gandolfo, oltre a quella che molti considerano la più ricca collezione privata al mondo di originali greci e romani. Una raccolta di opere unica al mondo, conservata tra l' altro nel palazzo di via della Lungara, così impenetrabile dall' esterno da convincere l' archeologo Ranuccio Bianchi Bandinelli a travestirsi da scopino per ammirarla.
I MARMI DELLA COLLEZIONE TORLONIA
Era il 1947 e l' episodio, a cavallo tra storia e leggenda, racconta alla perfezione la verità di un patrimonio incalcolabile sul quale nessuno, o quasi, ha potuto mettere gli occhi. Fino alla notizia che ad aprile le opere saranno esposte in Campidoglio in una mostra che farà storia.
Nei secoli la famiglia ha acquistato alcuni degli edifici più belli di Roma: Palazzo Bolognetti a piazza Venezia, che è stato poi abbattuto, Palazzo Giraud, vicino piazza San Pietro, le tenute Roma Vecchia sull' Appia e dell' Isola Sacra a Ostia, oltre a palazzi sparsi tra Napoli, Frascati, Anzio, e all' area intorno al lago del Fucino. Su quanto rimasto di questo patrimonio è esplosa la guerra familiare dopo la morte del principe 92enne, quando il primogenito Carlo, assistito dall' avvocato Adriana Boscagli ( lo stesso che ha presentato la denuncia relativa alla Banca del Fucino), ha impugnato il testamento che avrebbe, a suo dire ingiustamente, favorito gli altri eredi.
Nell' atto di impugnazione Carlo Torlonia denunciava: «Solo dopo il decesso ho scoperto le carte della malattia, conti correnti chiusi poco prima della morte, scatoloni chiusi e pronti per essere spediti altrove » .
ALESSANDRO POMA MURIALDO GIUSEPPE DI PAOLA
Una sorta di congiura sulla quale il tribunale di Roma ha deciso di vederci chiaro sequestrando preventivamente l' intero patrimonio della famiglia, compresa la collezione dei 623 marmi. Era il 22 novembre del 2018 e l' obiettivo della distrazione dei fondi - sempre secondo l' atto depositato dagli avvocati di Carlo Torlonia - sarebbe stata un' operazione di ricapitalizzazione della Banca del Fucino. Alcuni mesi dopo l' istituto, fondato nel 1923 da Carlo Torlonia, è stato ceduto a Banca Igea, ma quello che più conta il 20 aprile del 2019 l' ottava sezione del tribunale civile di Roma ha dichiarato "inammissibile" il reclamo sul testamento presentato da Carlo Torlonia contro i fratelli minori e il nipote Alessandro, dissequestrando l' intero patrimonio.
PAOLO VI CON ALESSANDRO TORLONIA E ASPRENO COLONNA ULTIMI ASSISTENTI AL SOGLIO PONTIFICIO
Fine della battaglia, ma non della guerra, che oggi si riapre su un altro fronte, quello della Torlonia Partecipazioni, la holding di famiglia, azionista di Banca del Fucino, attraverso la quale Alessandro, insieme al vice presidente Giulio Torlonia e al direttore generale Giuseppe Di Paola, sarebbe stato protagonista di azioni illecite. Questa l' accusa di Carlo Torlonia, l' ennesimo atto di una saga che inevitabilmente punta a mettere in dubbio una volta ancora la titolarità del patrimonio.
Un patrimonio inestimabile che rischia adesso in parte di tornare nelle mani della giustizia, ma non i marmi da sogno - per i quali perfino Silvio Berlusconi avrebbe pensato di sborsare 125 milioni di euro al fine di regalarli allo Stato italiano - conservati nell' oblio dorato delle dimore storiche dei Torlonia. Quelli sono blindati nella Fondazione.
fanciulla torlonia ritrovata a vulci
2 - LA DIFESA DEL GIOVANE "PRINCIPE" "LE STATUE ESCLUSE DAL SEQUESTRO"
Maria Elena Vincenzi per “la Repubblica - Edizione Roma”
La più importante collezione privata di arte antica al mondo non finirà sotto sigilli. Ma la guerra dei Torlonia non finisce qui, anzi. Il provvedimento con il quale il tribunale civile di Roma ha disposto il sequestro di 40 milioni nell' ambito del filone sulla Banca del Fucino è già stato impugnato dai difensori di Alexander Poma Murialdo, nipote prediletto al quale il principe Alessandro, scomparso nel 2017, ha lasciato la gestione del suo patrimonio e della sua eredità.
villa albani torlonia 1
Nella faida giudiziaria tra eredi che vede schierati tre fratelli ( Paola, Francesca e Giulio) contro il primogenito Carlo, è finita anche la banca di famiglia, ceduta nel 2019 a Banca Igea. Presidente dell' istituto di credito, oltre che della Fondazione Torlonia, è Poma Murialdo che dal nonno è stato nominato anche esecutore testamentario.
Proprio lui, destinatario del provvedimento di sequestro ( insieme ai componenti del collegio sindacale), ha affidato ai suoi legali alcune precisazioni. Innanzitutto gli avvocati sottolineano che il sequestro è un provvedimento cautelare che nulla ha potuto decidere nel merito della controversia. E che, in ogni caso, l' oggetto è il patrimonio personale del nipote del principe, e di questo non fanno parte le statue e le opere delle collezioni d' arte antica che saranno esposte nel corso della mostra sulla Collezione Torlonia la cui inaugurazione è attesa per il 3 aprile.
gioconda e gioconda torlonia
Quanto alla gestione della banca, i difensori di Poma Murialdo, che insieme alla madre e agli zii è difeso dagli studi Pescatore- Orlandi, Zaccheo, Canfora- Del Nostro e Turco, sottolineano che non c' è stata, nel periodo in cui lui ha presieduto la banca, nessuna " malagestio": «Banca del Fucino è stata costantemente gestita da un consiglio di amministrazione e da un direttore generale, sotto la supervisione ed ispezione della Banca d' Italia e il sequestro non riguarda la banca, ma Torlonia Partecipazioni, una delle società riconducibili alla famiglia » .
I MARMI DELLA COLLEZIONE TORLONIA
Va detto che il giudice, nel provvedimento cautelare, scrive, tra le altre cose, che « può ritenersi sussistente il fumus di un comportamento negligente dell' organo amministrativo della Banca del Fucino spa, idoneo a cagionare un danno al patrimonio della predetta società » . Ma è solo l' inizio di un processo che è ancora tutto da celebrare.
Per i Torlonia non è il primo sequestro: già alla fine del 2018, il tribunale civile aveva congelato l' intero patrimonio della famiglia, pari a circa due miliardi di euro, nell' ambito di una controversia sull' eredità. Carlo Torlonia accusava i fratelli e il nipote di voler cedere alcuni pezzi del loro patrimonio per risanare le casse, appunto, della Banca del Fucino.
Ma nel provvedimento di dissequestro dell' aprile 2019, il tribunale ha concluso che non c' erano né violazioni di diritto, né lesione della quota di legittima, né il rischio di danni irreparabili al patrimonio anche perché, era stato precisato, l' inventario dei beni e la sospensione di ogni fusione societaria già in vigore erano sufficienti a salvaguardare il tesoro dei Torlonia.
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