Giusi Ferré e Maria Silvia Sacchi per il Corriere della Sera - Economia
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Parigi, Petit Palais. È lunedì 3 luglio e Giambattista Valli ha appena finito la sfilata di alta moda. A concluderla questa volta c' è un pubblico abbraccio con François Pinault, il magnate francese venuto apposta per applaudirlo. D' altra parte, Valli è il suo ultimo investimento, annunciato solo quattro giorni prima dello show.
L' ingresso di Pinault (padre) nel capitale del marchio dello stilista italiano è notizia che fa discutere il mondo della moda. Intanto, perché il designer ha sempre difeso la propria indipendenza, lavorando su più fronti (da Max Mara Atelier al casual di 7 For All Mankind, per citare alcune delle ultime collaborazioni) per investire tutti i guadagni sulle linee che portano il suo nome e non avere condizionamenti.
PINAULT FIGLIO E PADRE
In secondo luogo, perché a prendere un terzo del capitale della maison non è stata Kering (la holding della famiglia Pinault che già possiede marchi come Gucci o Ysl o Alexander McQueen) ma Artémis, la capofila di tutto l' impero Pinault. È Artémis, infatti, che controlla Kering, oltre a una serie di altre attività come i vigneti Château Latour, la casa d' aste Christie, il giornale Le Point , il Football Club Stade Rennais, con un patrimonio totale superiore a 34 miliardi di dollari (circa 30 miliardi di euro ai cambi attuali).
Chi gli è vicino descrive Valli come «molto felice» di questo nuovo cammino perché nella sua lista di partner potenziali - da mesi giravano voci su possibili interlocutori, tra i quali il fondo Carlyle - la famiglia Pinault era al primo posto. Ne condivide, dicono, la visione imprenditoriale.
Semmai, quello che sul mercato ci si domanda è perché a fare l' operazione sia stato François Pinault, il capostipite, e non François-Henri, il figlio che guida Kering e che Valli frequenta da ben prima di conoscerne il padre. Gli analisti propendono per l' idea che si tratti di un passaggio: Kering acquista partecipazioni di maggioranza, mentre quella in Valli è di minoranza.
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Almeno per ora. Artémis, passati i primi tre anni, potrà infatti scegliere se salire di più. Quanto al progetto che sta dietro l' operazione non può naturalmente che essere quello di far crescere la maison, allargando l' offerta del brand. Per esempio il mondo degli accessori, che finora è stato piuttosto marginale, potrà avere un deciso sviluppo avendo alle spalle uno dei leader mondiali del lusso.
Romano, 51 anni, figlio di commercianti tessili, al collo sempre un filo di perle indicane barocche, Valli finito il liceo studia all' Istituto europeo di design di Roma e poi vola a Londra per seguire corsi alla Central St. Martin' s School of Arts. Ama l' arte povera. Scopre la moda francese attraverso i colori di Yves Saint Laurent e i disegni dell' illustratore René Gruau. Ed è Parigi il suo regno. Valli ama la Francia, dove si è trasferito vent' anni fa, al punto di preferire per se stesso il soprannome Giambà, alla francese. Il nome che ha dato anche alla sua seconda linea.
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Parigi, d' altra parte, ha l' ambiente giusto al quale ha scelto di rivolgersi: nobiltà internazionale, les jeunes filles bien rangées delle quali parlava Proust, altissima borghesia, attrici e cantanti giovanissime e cool, alla moda. Le prime file dei suoi show sono ad alto tasso di mondanità. Quale nome? Da Celine Dion, ad applaudirlo anche lo scorso 3 luglio, ad Amal Clooney, da Penelope Cruz a Sarah Jessica Parker, da Jessica Biel a Natalie Portman alla regina Rania di Giordania, da Diane Kruger a Halle Berry, Zoe Saldana Julianne Moore, Brooke Shields...
Quello che piace a Valli nella moda è l' idea della maison, e le maison sono francesi. Della Francia ama tutto, dalla letteratura alla capacità di introspezione, lui che è nato a Roma, una città dove tutto viene invece esteriorizzato. A Parigi ha imparato a parlare con se stesso, a conoscersi di più. Non ha mai vissuto, invece, veramente Milano dove è stato un solo anno per Krizia. Ma Milano e Parigi (soprattutto Parigi) restano per lui le due capitali della moda mondiale, quelle in cui tutti ambiscono sfilare. Nella sua idea, Milano è la città industriale, mentre Parigi è quella eclettica. E molto selettiva: non si può arrivare impreparati sulla Senna...
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Carattere deciso, dunque non sempre semplice, ha esordito con Capucci, per poi passare in Fendi e in Krizia prima del trasferimento a Parigi. Nel mentre ha avuto collaborazioni con altri gruppi: con Moncler per esempio, dove ha sostituito Alessandra Facchinetti alla direzione creativa di Moncler Gamme Rouge, di cui ha immediatamente trasferito le presentazioni a Parigi (Giamba, invece, sfila a Milano); o con la Gilmar della famiglia Gerani. Ancora, è stato direttore creativo di Ungaro, la data da cui fa partire la sua storia. Manager di sé stesso, ha fondato la sua società nel 2005, creandosi passo dopo passo una nicchia di mercato.
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A 12 anni di distanza è arrivato il momento di fare il salto. Ma dopo essersi sperimentati: si sa che il suo consiglio ai giovani è quello, prima, di fissare i propri codici estetici, e poi, solo poi, cercare un partner che non sia solo finanziario - per quanto sia assai importante avere un solido socio con sé - ma anche di supporto personale. Chi ha lavorato con lui lo descrive come estremamente attento alla qualità dei prodotti, « se Valli dice che un capo è interamente fatto a mano, si può essere sicuri che è così ». E questo ha consolidato la sua politica di prezzi, alti ma ritenuti corretti.
Per il lusso gli anni che stiamo vivendo sono un periodo molto complesso. Il settore è nel corso di una trasformazione profonda che preme su stilisti e manager. Il ricambio degli ultimi anni ha toccato tutti i marchi e di qualunque nazione. Non è più il periodo in cui vincono tutti. E nemmeno quello degli stilisti chiusi nella propria torre d' avorio.
GIAMBATTISTA VALLI
Se si guarda in profondità si vede che tra i designer si stanno affermando coloro i quali hanno anche capacità manageriali, che sanno leggere i mercati, anche se i migliori sanno che non devono assecondarne i desideri ma crearne di nuovi. Facendo i conti con una comunicazione che ha letteralmente travolto quella a cui si è stati abituati per decenni. E nel mondo di Valli i social hanno una componente positiva importante: hanno aiutato le persone a togliersi dei complessi. Sul web c' è spazio per tutti. Sentirsi soli in un certo punto del mondo o in un certo strato sociale è diventato impossibile.