Estratto dell'articolo di Pietro Gorlani per il "Corriere della Sera"
flash mob contro la ludopatia a brescia
«Ecco qui 362 mila euro di gratta e vinci perdenti. E qui ci sono i tagliandi comprati prima del 2002, novanta milioni di lire, ovvero altri 45 mila euro. Li prenda lei, sparga questi nelle piazze. Che gli altri giocatori sappiano come si riduce chi insegue il sogno di una vincita che non arriva mai. Si fermino in tempo, si facciano aiutare».
Con queste parole Mario (nome di fantasia) ha consegnato al regista teatrale Pietro Arrigoni scatoloni colmi di quei biglietti […]. «Perché li ho conservati? Per ricordare a me stesso quanti soldi ho buttato via negli anni. Vedere i miei stipendi, i miei risparmi, trasformati in carta straccia pensavo potesse servirmi a smettere. È stato inutile. Ma finalmente mi sto facendo curare» ha aggiunto il settantenne residente in un comune vicino a Brescia.
uomo consegna oltre 407mila euro di gratta e vinci perdenti
Quei tagliandi sono però serviti ad Arrigoni, a Sara Rossi della coop Gli Acrobati e ad altre cooperative sociali, per dare un grande impatto al flash mob che portano in tour sul territorio nell’ambito di un progetto di sensibilizzazione contro la ludopatia finanziato da Ats Brescia. […]
«La vita vale la pena di essere vissuta, non “grattata”» aveva detto Mario al regista Arrigoni consegnandogli quegli scatoloni colmi di rimorsi, a marzo del 2022 al mercato di Rezzato. […]«Si è avvicinato chiedendoci se avessimo bisogno di gratta e vinci per il nostro flash mob, visto che i nostri tagliandi erano un po’ pochini. Inizialmente non ha avuto il coraggio di dirmi la verità. Ha raccontato di aver trovato casualmente quelle migliaia di schedine tra i rifiuti del vicino» ricorda Arrigoni, che ha promesso a quell’uomo di non svelare la sua identità. […]
flash mob contro la ludopatia a brescia
Mario era un benestante, con un buon lavoro e una bella casa. «Anche quando lo incontrammo per la prima volta al mercato era ben vestito, con un fare distinto, a conferma che la ludopatia non è classista» aggiunge Debora Zucca, assistente sociale del Mago di Oz, realtà coinvolta nel progetto. E precisa Gianni Lazzari, presidente della stessa cooperativa: «Tanti giocatori patologici pensano di poter guarire da soli. Un’illusione pericolosa. Purtroppo, in pochissimi decidono di farsi curare: vengono da noi quando i famigliari scoprono i conti in banca in rosso, gli stipendi pignorati. Il Covid non ha certo aiutato: dal 2020 in poi i pazienti si sono dimezzati».
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