Estratto dell’articolo di Paolo Mastri per “il Messaggero”
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Mentre Yelfry sogna di tornare sul ring, e per il momento ci è riuscito, sia pure con la carrozzina sulla quale è costretto da quel maledetto 10 aprile 2022, a Pescara il vero match si è combattuto in tribunale, a colpi di perizie dagli esiti contrapposti sull'agguato che portò al ferimento del giovane cuoco di origine dominicana, colpito con 5 colpi di pistola da un avventore scontento della salatura degli arrosticini. Si può rischiare di morire anche per questo.
Ieri Federico Pecorale, il trentenne di Montesilvano da tempo residente in Svizzera con la famiglia, è stato condannato a 12 anni, di cui cinque da trascorrere in una Residenza sanitaria per detenuti psichiatrici. Al termine del processo con rito abbreviato il gup Francesco Marino ha ritenuto più convincente la consulenza prodotta dall'avvocato di parte civile Piero Bisceglie: capacità di intendere e volere soltanto «lievemente scemata» al momento del fatto.
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I periti incaricati dal giudice, invece, avevano giudicato le facoltà mentali di Pecorale «grandemente» pregiudicate da un disturbo delirante cronico di tipo persecutorio. E su questo conflitto di avverbi si è giocato l'approdo del processo a una conclusione obiettivamente più digeribile alla luce della gravità dell'accaduto, una scena brutale nel cuore di Pescara, la piazza non a caso definita Salotto, e soprattutto della banalità delle motivazioni.
[…] Nelle carte del processo ci sono però anche solidi riscontri investigativi a carico di Pecorale. In primo luogo le sue ammissioni su un diverbio con il cuoco avvenuto la sera precedente, dopo la cena consumata nello ristorante casa Rustì teatro dell'agguato; poi l'acquisto, avvenuto sempre il 9 aprile in un negozio cinese di Pescara, del lubrificante utilizzato per la pistola, una calibro 6.35 acquistata illegalmente in Svizzera; infine il tentativo di fuga all'estero subito dopo il fattaccio.
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L'imputato di tentato omicidio fu intercettato e immobilizzato in un autogrill sulla A 14 dalle parti di Pesaro. Un quadro che, nel complesso, è apparso poco compatibile con scelte e decisioni di un folle. Con Federico Pecorale rinchiuso nel carcere di Viterbo cala il sipario su una storiaccia tristissima che ha profondamente colpito la comunità pescarese, anche per la determinazione e la compostezza dimostrata dal giovane Yelfry e dai suoi familiari.
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