Carlo Bertini per "La Stampa"
enrico letta e oscar camps
«Non dobbiamo subire, ma essere protagonisti. Dobbiamo essere noi a dettare l'agenda, con una forte identità». Per Enrico Letta il punto è l'identità, «perché se quella del Pd è forte, cambia il quadro dei 5stelle». Solo un partito più forte può affrontare un percorso non facile di relazione con loro.
Ultimi giochi sotto la Mole Le ultime mosse per tentare uno scampolo di intesa nelle grandi città sono disperate: Luigi Di Maio in un incontro alla Farnesina sonda la Appendino per una ricandidatura, ma solo nel caso franasse l'ipotesi di un patto con i dem dopo le primarie: il Nazareno infatti spera in un ticket o in un accordo per il secondo turno con il candidato sindaco uscito dai gazebo. E i 5stelle sono duri da convincere. Ma a Torino, come a Roma, è partito il treno delle primarie: la ferita con i grillini è consumata (si spera solo nei ballottaggi apparentati) e il segretario Pd in Direzione sguaina la spada dell'orgoglio per sedare la minoranza riformista che vorrebbe staccarsi dall'abbraccio (mortale) con i grillini.
letta conte
La sguaina lanciando anche un appello al premier, per «dare una missione nuova a questa maggioranza». Ovvero, puntare, dopo i vaccini e il Pnrr, sulla ricostruzione del paese, con le proposte Pd su giustizia, lavoro, turismo. «Legge Zan, Libia, riforma fiscale: dobbiamo marcare una forte autonomia e le nostre proposte con radicalità», conviene Gianni Cuperlo.
ENRICO LETTA PARLA DI DRAGHI A PORTA A PORTA
Avanti col proporzionale E' la prima Direzione dal suo insediamento: Letta ha voluto riunire tutti, per dirsi le cose in faccia in «un dibattito interno, vivo e vivace». E la pax interna sembra riconquistata, se si vota all'unanimità la sua relazione. Ma i malumori, frutto del crash romano e torinese con i grillini, escono fuori. Giocando d'anticipo, Letta cavalca per primo la linea di un parziale sganciamento: «Con i 5stelle pensiamo a pezzi di strada da fare insieme, ma il Pd ha l'ambizione di guidare il paese». Dismessa l'alleanza strategica dell'era Zingaretti, il rilancio della linea più «autonomista» di Letta già fissata dalla sua elezione, benedetta dalle minoranze, porterà ad ammainare però la bandiera del maggioritario: «perché il proporzionale è consono alla nostra strategia», dice Goffredo Bettini.
alessia morani con la mascherina 2
E perché un cambio della legge elettorale può avvenire solo con una larga intesa, non per una nostra convenienza», ammette Letta, che pure non si sbilancia e rimanda tutto alle Agorà.
Gli affondi della Morani Ma colpisce come gli ex renziani risorgano dai loro silenzi, con una raffica ben orchestrata di colpi: oltre ad Alessandro Alfieri che esorta alla «prudenza con i 5stelle, perché Conte è in difficoltà»; oltre ad Anna Ascani, «Conte mira al nostro elettorato, non possiamo farci dettare le scelte»; la più dura è Alessia Morani. «Abbiamo discusso t male di alleanza strategica, poco di cosa siamo noi.
enrico letta giuseppe conte
Questo epilogo era inevitabile. Le alleanze si fanno partendo dalla condivisione di valori, che non c'è, a cominciare da lavoro e giustizia». E sul vulnus delle donne assenti alle primarie, l'ex capogruppo renziano Andrea Marcucci punge il leader: «Purtroppo dalle parole non siamo passati ai fatti».
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