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    UN BOT E VIA – LA NUOVA SFIDA DELLA SILICON VALLEY È L’INTELLIGENZA ARTIFICIALE. NELL’ULTIMO PERIODO HA SPOPOLATO “CHATGPT”, UN BOT SORPRENDENTE CHE PERMETTE DI DIALOGARE DANDO RISPOSTE COERENTI E BEN ARTICOLATE A TUTTE LE NOSTRE DOMANDE - ORA MICROSOFT, PAYPAL E ALTRI RICCASTRI DELLA SILICON VALLEY RICOPRONO DI SOLDI LA SOCIETÀ CHE L’HA CREATA - AD UTILIZZARE L'INTELLIGENZA ARTIFICIALE ANCHE I PISCHELLI CHE LA USANO PER SUPERARE GLI ESAMI E I PROMOTORI DI FAKE NEWS...


     
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    Chiara Sottocorona per “L’Economia – Corriere della Sera”

     

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    Nei prossimi anni saremo sempre più in rapporto con gli assistenti virtuali sul web, dai social ai siti delle aziende. Ma sono affidabili? Un bot è intelligente come un essere umano?

     

    Si tratta non solo di conoscere il settore di specializzazione, ma anche di avere le capacità di comprensione e ragionamento. Il riferimento finora è stato il Turing Test, ideato dal matematico inglese Alan Turing che nel 1950 aveva previsto: «Tra 50 anni non ci sarà più modo di distinguere le risposte date da un uomo o da un computer su ogni soggetto».

     

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    Per superare il Turing Test «un'intelligenza non biologica deve saper sostenere una libera conversazione con gli esseri umani spacciandosi per una persona, senza essere smascherata». Non è ancora accaduto ma ci siamo vicini. L'intelligenza artificiale generativa oggi riesce a produrre testi e immagini che somigliano all'opera umana.

     

    È l'oggetto della battaglia tra le big tech, che si contendono le startup nei sistemi di linguaggio naturale. L'ultimo exploit è la ChatGpt (Generative pretrained transformer) di OpenAi disponibile in versione beta dal 30 novembre. Ha sorpreso molti specialisti che la considerano la più versatile intelligenza artificiale conversazionale mai vista, capace di dialogare su argomenti disparati, letterari, scientifici, filosofici, fornendo risposte coerenti.

     

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    Con un tweet il 5 dicembre Sam Altman, presidente di OpenAi, ha detto: «L'abbiamo lanciata mercoledì e oggi l'hanno già testata un milione di utenti!». Il caso Redmond Fondata da Elon Musk e Sam Altman nel 2015 a San Francisco, OpenAi è nata come laboratorio di ricerca su progetti open-source, ma è diventata presto concorrente del Google Brain, il lab di Alphabet.

     

    Musk, per evitare un conflitto di interessi con Tesla, è uscito dal board. E dal 2019 è diventato presidente Sam Altman, imprenditore seriale della Silicon Valley. La formula «non profit» viene abbandonata ed entrano grandi investitori: Microsoft con un miliardo di dollari, Peter Thiel (PayPal), Jessica Livingstone (fondatrice di Y Combinator, incubatore della Silicon Valley) e il venture capitalist Reid Hoffman.

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    L'11 dicembre OpenAi ha precisato l'accordo con Microsoft: «Le due società costruiranno insieme l'Azure Ai Supercomputing technology. OpenAi offrirà i suoi servizi attraverso Microsoft, che sarà partner prioritario per commercializzare le nuove applicazioni di intelligenza artificiale».

     

    La stessa ChatGpt è realizzata sull'infrastruttura di Azure, usando il deep learning e un addestramento su libri, articoli, messaggi, conversazioni sui social. Dice OpenAi: «Si basa sul Gpt 3.5, l'ultima versione del nostro modello di produzione testi, ottimizzato per la conversazione. Un tool di moderazione fa evitare gli argomenti controversi».

     

    Il sistema sa aggirare le domande alle quali non deve rispondere e riconosce quando sbaglia. Perché non è infallibile. Il sito di coding Stack Overflow ha vietato la ChatGpt perché aveva dato risposte errate. «Ci sono altre derive: dagli studenti che si servono delle risposte dell'Ai per superare gli esami ai promotori di fake news che la usano per generare manipolazioni sui social», dice Matteo Farina, ricercatore in Linguistica all'Università di Adelaide e alla Flinders University.

     

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    Ma le prossime applicazioni della ChatGpt potrebbero migliorare le capacità degli assistenti virtuali. Anche Google sta sviluppando l'intelligenza artificiale generativa. Punta sulla partnership con la startup canadese Cohere.ai, sulla quale ha investito a fine ottobre 200 milioni di dollari, secondo il Wall Street Journal . Dal 15 novembre la piattaforma Npl (Natural language processing) di Cohere.ai è diventata pubblica e raduna una vasta comunità di ricercatori.

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    I fondatori vengono dal Google Brain e Google Cloud, ma il punto di forza è nella partnership con il Mila canadese, l'Istituto di ricerca non profit sull'intelligenza artificiale fondato e diretto da Yoshua Bengio, pioniere nel machine learning e nei modelli di Ai generativa. La competizione tra Google e OpenAi-Microsoft sta investendo anche la produzione di immagini generate a partire da testi. Google ne offre una dimostrazione sul sito imagen.research.google con curiose immagini foto-realistiche create dalla sua tecnologia text-to-image.

     

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    Ma non è disponibile per l'uso pubblico. Dall-E2, la piattaforma di OpenAi, invece è rilasciata in beta da luglio e usata da due milioni di utenti. Come Lucas Lejeune, artista francese, che ha inaugurato il 25 novembre la mostra «Première Connexion» presentando opere create con l'Ai. Dice: «Ho chiesto a Dall-E2 di fornirmi immagini di templi e luoghi di culto futuristici e ho ottenuto 1.024 modelli di architetture originali». La questione che ha voluto sollevare è: «Che cosa accadrà quando l'essere umano diventerà obsoleto nelle attività professionali, comprese quelle creative, perché sorpassato dagli algoritmi?».

     

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    Illustratori, grafici, arredatori, pubblicitari, designer sono solo alcuni dei mestieri che potrebbero essere minacciati dalle nuove abilità dell'Ai. La rivista Wired stima che sul web siano già 20 milioni le immagini generate dall'Ai diffuse dagli utenti di quattro piattaforme: Midjourney, Stable Diffusion, Artbreeder e Dall-E2. Possono anche trarre in inganno. Come il «Giovinetto polidattilo», che rappresenta una statuetta di bronzo, diventata virale in novembre dopo il ritrovamento dei reperti archeologici a San Casciano ai Bagni. Molti l'hanno confusa con le foto dei reperti, ma quella statuetta non è mai esistita: l'ha creata l'Ai di Midjourney, su istruzioni dell'artista Fabrizio Ajello.

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