Patrizia De Rubertis per il “Fatto quotidiano”
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Almeno un italiano su tre cerca sulla rete informazioni sulla salute. E di questi, oltre il 90% effettua ricerche su specifiche patologie. Ma sempre più spesso i contenuti che consultano sono contaminati da bufale.
Tanto che, secondo un rapporto Agi-Censis, durante il 2019 quasi 9 milioni di italiani hanno ritenuto di essere stati vittima di fake news in materia sanitaria come la dermatologia e, di conseguenza, la cosmetologia e il make-up. Sono, infatti, tra i campi più sfruttati per dire e fare falsa informazione, vendere intrugli e convincere che quello che viene proposto come miracoloso al limite è un prodotto che contiene solo ingredienti di comprovata efficacia.
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Con il rischio di far passare il fattore prezzo come unica garanzia certificata, anche se nella maggio parte dei casi si tratta solo di marketing. Il prestigio di una marca e la fama dei suoi testimonial vanno di pari passo al costo dei prodotti.
E, intanto, gli esempi di una "cattiva informazione" abbondano. Persistono gli allarmi sui cosmetici sperimentati su conigli e topi anche se dal 2013 è vietata in Europa la vendita di prodotti testati sugli animali. Trionfano, poi, la bava di lumaca che rigenera la pelle: risultato, però, impossibile da verificare. Ma i vasetti che la contengono sono venduti a peso d' oro. Poi ci sono le sponsorizzatissime creme al botox.
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Peccato, però, che la tossina botulinica sia vietata in forma di cosmetico. Non esistono, dunque, vere creme al botulino, ma prodotti che millantano la presenza della tossina solo a scopi pubblicitari. Del resto si contano fino a 31 ingredienti in un balsamo per capelli, 45 sostanze in una crema da giorno, 28 tipologie in un bagnoschiuma, 40 composti chimici in una lacca per capelli.
Ingredienti che, messi insieme, vanno sempre d' accordo con la nostra pelle? Come ci si può orientare nella scelta dei prodotti che ci mettiamo sulla cute (non provate a chiamarla pelle, i dermatologi sono assai suscettibili sull' argomento)?
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"Il sicuro per legge non esiste. Dobbiamo affidarci al principio di precauzione, così come accade per l' alimentazione e le etichette. Molte sostanze, considerate sicure, poi sono state vietate. Questo a conferma che mancano i dati di sicurezza sulla lunga distanza di utilizzo", spiega la dermatologa Pucci Romano, presidente dell' associazione scientifica di ecodermatologia Skineco. "Per essere efficace - spiega la specialista - un cosmetico deve rispondere alle normative che già lo regolamentano, rispettare la pelle (dermo-compatibilità) e l' ecologia.
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Anche perché non esiste ancora una legge che preveda di "misurare" cosa e quanto finisce nell' ambiente, in fiumi e mari. In questo settore dovrebbe valere il principio di precauzione, secondo cui non vanno usate quelle sostanze che non si conoscono. Basta pensare che solo tra i perturbatori endocrini, agenti sulle funzionalità ormonali, esistono 197 sostanze non indagate che però vengono ugualmente utilizzate nei cosmetici". Insomma, è tanto facile spalmarsi un prodotto sul corpo quanto rischiare grosso. Ecco delle accortezze elaborate dalla dottoressa Romano per capirci qualcosa di più, ricordando che "la crema dovrebbe mettere la pelle nella condizione di fare il suo lavoro: non sostituirla, ma solo di accudirla".
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Inci. è la lista degli ingredienti contenuti nel prodotto, elencati in ordine di percentuale dalla più elevata alla più limitata. Bisogna controllare che tra i primi componenti non figurino sostanze come siliconi e petrolati che, tra le altre cose, se usati in modo continuativo provocano un' azione disidratante che può portare a una reazione paradossa come la comparsa di pori dilatati e pelle grassa. Alcuni di essi sono stati catalogati come cancerogeni.
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Occhi aperti sugli emulsionanti che corrispondono ai suffissi Peg (6, 20, 75), Eth e Oxynol, come ad esempio il Polyethyleneglycole. Altre sostanze come l' ethylene glycol sono dannose per salute e ambiente. Inoltre, in attesa che si faccia chiarezza, dobbiamo prestare attenzione anche alle eventuali percentuali presenti di parabeni, benzofenone, cinnamati.
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Creme antismog. Sono tra gli ultimi ritrovati presenti su scaffali di farmacie e supermercati, ma sono veramente pochissime le industrie che hanno eseguito delle indagini per certificare il reale valore del particolato atmosferico sulla nostra pelle.
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Filtri solari. Se nei resort del Pacifico, come le Hawaii, sono state messe al bando le creme solari, considerati disturbatori endocrini visto che inquinano dal punto di vista ormonale, alterano i coralli e li rendono ermafroditi, sarebbe meglio anche se l' uomo ne limitasse l' uso. Le creme solari trapassano la pelle, arrivando nel sangue, come un lavoro scientifico recente ha dimostrato. Vanno usate solo lo stretto necessario, l' invecchiamento della pelle è legato al modo sbagliato di esporsi al sole.
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