Mattia Feltri per la Stampa
MARTA FASCINA SILVIO BERLUSCONI
Fra le molte, una delle invenzioni più strabilianti di Silvio Berlusconi è stato il quasi matrimonio con Marta Fascina: torta, invitati, anelli, tutto come si deve, anche la concessione dell'appellativo di moglie, però tutto finto, senza atti legali. Noi ci si scherzava su già una ventina d'anni fa, poiché Berlusconi era al secondo matrimonio, Umberto Bossi pure, Gianfranco Fini aveva lasciato la consorte per Elisabetta Tulliani e Pierferdinando Casini per Azzurra Caltagirone. Amano tanto la famiglia che ne hanno un paio a testa: così ci si scherzava, siccome già allora il centrodestra aveva il pallino della tradizione.
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E la tradizione si consolida. Precisamente la tradizione di non avere una famiglia tradizionale: Giorgia Meloni ha un compagno (ops) e una figlia senza essere sposata mentre Matteo Salvini sì, lo è stato, ha avuto un figlio, poi ha divorziato e ha avuto una seconda figlia da una seconda compagna (ach), e altre successive fidanzate.
Difendono la famiglia tradizionale ma nessuno di loro ne ha una, ha detto Alessandro Zan del Pd riprendendo la vecchia battuta. Chissà, magari un giorno questi leader di destra, coi figli sparsi in varie case e varie famiglie, finiranno con l'invidiare la stabilità delle coppie omogenitoriali, che ancora prendono l'essere madri e padri molto sul serio, come tradizione vuole.
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La questione del resto era stata risolta nel secolo scorso da Maurizio Ferrara, parlando di Palmiro Togliatti in un libro intervista con Giampiero Mughini: aveva una moglie che non era una vera moglie, una figlia che non era una vera figlia, ed era la famiglia più famiglia che abbia mai visto.
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