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Erika Chilelli per www.ilmattino.it
Prenota una casa vacanze sul sito internet “Airbnb”, parla con il proprietario, versa la somma prestabilita ed è pronta a partire per godersi due giorni di vacanza, nel periodo più “in” dell’estate: Ferragosto. Eppure, quando arriva a Marzamemi, provincia di Siracusa, la casa dove deve soggiornare non solo non è disponibile, ma non esiste affatto.
Ora, il proprietario dell’appartamento fantasma è finito a processo con l’accusa di truffa. I fatti risalgono al 2017. Laura, una 34enne di Roma, cerca su Internet per trovare la meta dei sogni dove trascorrere due giorni di relax, per staccare dalla frenesia della città.
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APPROFONDIMENTI
Vuole godersi un Ferragosto fuori porta. Scorre diversi siti di prenotazione online fino a quando le appare un annuncio “Airbnb”, piattaforma che permette di prenotare case vacanza in tutto il mondo. Località Merzamemi, Siracusa. La casa che cattura la sua attenzione si trova proprio lì e le foto la conquistano a tal punto che decide di fare una prenotazione per il 14 e il 15 di agosto, per 120 euro. Una cifra che, vista l’alta stagione, ritiene vantaggiosa. La prenotazione viene confermata senza alcun problema.
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Qualche giorno dopo, però, la donna viene contattata da Luigi B., proprietario dell’abitazione. Non si tratta di una chiamata utile per stabilire orario di arrivo e di partenza, ma di una richiesta di pagamento con metodo alternativo rispetto a quello proposto dal sito. Airbnb, infatti, a garanzia dei suoi utenti, propone diversi metodi di pagamento, tra i quali carta di credito o debito, oppure crediti Airbnb, che passano dalla piattaforma al proprietario degli appartamenti.
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L’imputato, però, chiede di versare l’intera cifra su un conto esterno, bypassando il controllo effettuato dal sito. Le scrive persino le coordinate bancarie e le garantisce che effettuando il pagamento con tale metodo la casa sarà a sua disposizione per l’intero weekend e non verranno presi in considerazione altri affittuari proposti dalla piattaforma. L’uomo punta a eludere i controlli e anche a evitare che la somma venga tassata da Airbnb, che ricava un piccolo guadagno da ogni prenotazione. La donna, senza alcun tipo di sospetto, versa i 120 euro.
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È il 14 agosto, il giorno della partenza. Laura, entusiasta, prepara i bagagli, prende un traghetto per arrivare a Merzamemi pronta a godersi il mini-soggiorno prenotato con largo anticipo e vivere, in tranquillità, la casa che solo dalle foto l’aveva conquistata. Non può sapere, però, che non solo l’appartamento non è come se l’era immaginato, ma che non esiste affatto. In via Emanuele Marsilla, dove doveva trovarsi l’abitazione, non c’è nessuna casa che corrisponda alle foto e alla descrizione che aveva fatto il proprietario sul sito internet.
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La giovane prova a chiamare, ma nessuno risponde. La vacanza si trasforma in un incubo. Costretta a dover trovare un’altra sistemazione, la donna decide di denunciare l’accaduto alle forze dell’ordine. Le indagini sono partite dall’annuncio pubblicato su internet e hanno condotto a Luigi B., che non è nuovo ai raggiri online. Giocando sul desiderio degli italiani di andare in vacanza, infatti, aveva già truffato altre vittime nel luglio del 2017.
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Non è la prima volta che gli utenti vengono raggirati attraverso i siti online: il metodo di prenotazione più usato, oramai, dai vacanzieri di tutto il mondo. Solamente dal 2022, specialmente per le mete turistiche più gettonate come la Sicilia, sono state più di 350 le truffe denunciate. Sono cresciute a tal punto da spingere Airbnb a svolgere una campagna di prevenzione, operata con la collaborazione della Polizia di Stato, in cui si elencano i comportamenti da adottare per non finire vittime degli imbroglioni del web.