1 – INTERNI, ESTERI E MEF È SCONTRO SUI TECNICI
Estratto dall’articolo di Emanuele Lauria per “la Repubblica”
giorgia meloni al villaggio coldiretti 1
«Un governo di alto profilo». Giorgia Meloni lo ha ribadito anche ieri mattina, nella sua visita ad Arcore tutt’altro che improvvisata. Ma dietro quest’esigenza, comune formalmente a tutto il centrodestra, in queste ore di trattative si vanno materializzando due visioni diverse. Da far conciliare e in tempi strettissimi, se davvero il nuovo esecutivo — come è nelle intenzioni — deve partire entro fine mese per far fronte a sfide che tolgono il sonno alla presidente in pectore, a partire dal caro energia.
GIORGIA MELONI E MATTEO SALVINI
L’obiettivo della leader di FdI, e non da ora, è quello di un governo con un elevato tasso di tecnici di livello. Per uno standing che permetta di non far sfigurare l’Italia su uno scenario internazionale nel quale non mancano gli interrogativi sulla svolta a destra del Paese. Ma è un’idea che non collima con quella di Silvio Berlusconi e Matteo Salvini, che venerdì — nell’incontro di Villa San Martino che ha preceduto il summit fra il Cavaliere e Meloni — si sono trovati d’accordo su una cosa: una volta che l’elettorato ha dato una chiara indicazione a favore di una maggioranza di centrodestra, serve un governo che rispecchi il più possibile il volto dello schieramento. […]
meme selfie tra sergio mattarella giorgia meloni
E il refrain di molti conciliaboli fra parlamentari forzisti è il seguente: «Meloni punta a costruire un governo Draghi ma senza Draghi». Ora, al di là delle battute, c’è una diversità di vedute che non è un particolare di poco momento, dato che figure tecniche nei ministeri-chiave, a partire dall’Interno, sarebbero gradite al Quirinale. Almeno a sentire le voci di dentro della nuova maggioranza.
Dipendesse solo dalla candidata premier, il problema sarebbe già risolto. Con un prefetto agli Interni, Giulio Terzi alla Farnesina e Fabio Panetta in via XX settembre. Per quest’ultima opzione tutto dipende dell’interessato, che oggi siede nel board della Banca centrale europea e che dovrebbe sciogliere la riserva entro metà della prossima settimana.
Ma gli altri due dicasteri restano nodi difficili da districare: Matteo Salvini non smette di puntare al Viminale, pur sapendo che difficilmente potrà soddisfare le sue mire, se non altro per il processo che lo vede imputato per sequestro di persona (il caso dell’autorizzazione negata allo sbarco dei migranti dell’Open Arms). Potrebbe accontentarsi della nomina del suo ex capo di gabinetto, Matteo Piantedosi.
GIORGIA MELONI AL SEGGIO ELETTORALE
Ma è in questa contrapposizione che si inserisce Forza Italia, pronta a spendere il suo nome più rappresentativo — quello di Antonio Tajani, vice di Berlusconi — sia per gli Interni che per gli Esteri. Soluzione che cambierebbe la fisionomia del governo. Anche FdI, a quel punto, potrebbe schierare un suo esponente di punta come Guido Crosetto, uno dei fondatori del partito, per il quale esiste da tempo l’opzione della successione a Luigi Di Maio. In alternativa a un posto da sottosegretario alla Presidenza. Mentre FI, oltre a Tajani, ha nella lista dei papabili ministri Licia Ronzulli (una fedelissima che l’ex premier sponsorizza con forza), Anna Maria Bernini e Alessandro Cattaneo. […]
Le possibili compensazioni, in caso di mancata “conquista” del Viminale, sono ampie: la Lega punta all’Agricoltura (in pole Gian Marco Centinaio), alle Infrastrutture (c’è l’ipotesi Edoardo Rixi), e d’improvviso assume un ruolo strategico anche il ministero per le Riforme e gli Affari regionali, che Salvini potrebbe prendere in carico anche direttamente per garantire l’autonomia al rumoroso popolo padano. […]
giorgia meloni
Un elemento di bilanciamento, nell’assegnazione dei ministeri, potrebbero essere le cariche di vicepremier (una potrebbe andare al segretario del Carroccio), o le presidenze delle Camere: sembra tramontata l’idea di assegnarne una all’opposizione e in corsa — con Tajani al governo — ci sono Giancarlo Giorgetti, Riccardo Molinari o Fabio Rampelli per la guida di Montecitorio, Ignazio La Russa o Roberto Calderoli per il Senato. I tasselli di un puzzle che fatica a comporsi.
2 – TOTOMINISTRI, PER LA GIUSTIZIA IN LIZZA ANCHE NORDIO. IL NO DI MELONI ALL’IPOTESI MORATTI
Estratto dall'articolo dei Marco Galluzzo per il “Corriere della Sera”
elisabetta belloni foto di bacco (1)
Giorgia Meloni ha sempre detto di non credere alle quote rosa. Nella storia dei governi repubblicani solo il primo governo Renzi è riuscito a centrare l’obiettivo della parità di genere, con otto donne su sedici ministri. Poi la rappresentanza femminile è ripresa a scendere: anche l’esecutivo di Mario Draghi è rimasto lontano dall’obiettivo, con otto dicasteri guidati da una ministra, otto su 23. La leader di Fratelli d’Italia, nonostante le riserve ideologiche, vorrebbe invece tornare ad alzare la media.
Forse anche per questo al ministero degli Esteri tutte le indiscrezioni continuano a scommettere su un ritorno di Elisabetta Belloni alla Farnesina: l’attuale capo del Dis, il dipartimento che coordina l’attività dei nostri servizi segreti, è ormai da alcuni anni considerata una riserva della Repubblica, con un lunga e apprezzata carriera diplomatica alle spalle, culminata nella guida istituzionale, come Segretario generale, del ministero degli Esteri.
elisabetta belloni luigi di maio
Ma in un ministero chiave, almeno fra quelli che andranno condivisi con il capo dello Stato, secondo una prassi che ha fondamenti costituzionali consolidati, andranno anche esponenti di Forza Italia: Antonio Tajani potrebbe aspirare anche lui a guidare la politica estera, o in alternativa approdare alla prima poltrona del Viminale.
La Lega, con Giulia Bongiorno, potrebbe prendere la Giustizia, che ha al vertice dell’organo di controllo, il Csm, proprio il presidente della Repubblica. Come del resto la Difesa, essendo Mattarella anche capo delle forze armate, che al momento viene data in quota Fratelli d’Italia, forse con Adolfo Urso, attuale presidente del Copasir.
giulia bongiorno carlo nordio
Sono ipotesi di un gioco di incastri in cui le fonti, almeno quello prevalenti, cercano più che altro di intuire, o provare a influenzare, i passi di queste ore di Giorgia Meloni. Lei a tutti i suoi interlocutori ha chiesto il massimo della riservatezza. […]
Mentre per il posto più delicato, quello dell’Economia, continuano a essere accreditati sia Fabio Panetta, oggi nel board della Bce, sia Domenico Siniscalco, già ministro nei governi Berlusconi. Anche Carlo Nordio sarebbe in corsa con la Bongiorno per guidare la Giustizia.
carlo nordio
Lambisce la formazione del governo anche lo scontro politico in corso fra Letizia Moratti e Attilio Fontana, fra il governatore della Lombardia e la sua vice. Entrambi vogliono correre alle elezioni dell’anno prossimo per la Regione, il rapporto fiduciario fra i due si è ormai spezzato, l’ultimo tentativo in extremis di una ricomposizione sarebbe una richiesta della Moratti. Andare al governo, alla Salute. Ipotesi che Meloni ha già escluso.
LETIZIA MORATTI PIRELLONE letizia moratti attilio fontana letizia moratti danzante 1