Niccolò Carratelli per “la Stampa”
CARLO CALENDA MATTEO RENZI
«La federazione con Italia Viva è stata sciolta e non verrà ricostituita». «Sono venuti meno i presupposti di fiducia dopo le azioni di Renzi e Boschi».
Quando, a metà pomeriggio, Carlo Calenda fa girare ai giornalisti queste due frasi, vuole essere sicuro di seppellire il Terzo polo una volta per tutte.
E che il messaggio arrivi non solo e non tanto ai renziani, quanto ai suoi compagni di viaggio, ai big di Azione che sperano di ricucire il rapporto con Italia Viva. A cominciare da Mara Carfagna, che in un'intervista a Repubblica ha parlato della necessità di «costruire una coalizione delle forze di centro, riformiste, europeiste e liberali», aperta anche a Iv, se dentro quel partito «si fanno sentire le voci ragionevoli».
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In altri virgolettati attribuiti alla presidente di Azione, si parla esplicitamente di una «federazione di centro», quella che c'era fino a pochi giorni fa e ora non c'è più.
Un assist che dalle parti di Matteo Renzi non tardano a cogliere: «Interessante la proposta di ripartire dalla federazione. Noi ci siamo», twitta la capogruppo al Senato Raffaella Paita. Mentre Maria Elena Boschi definisce «molto saggia» la proposta, di fatto identica, di Andrea Marcucci, ex senatore Pd e fresco di adesione ai liberaldemocratici europei: «Per non essere costretti a buttare via tutto – dice – sarebbe di buon senso ripartire da una federazione».
In un primo momento, Calenda assicura di «condividere al 100%» le dichiarazioni di Carfagna. Forse senza rendersi conto di quello che si sta muovendo dietro, a livello comunicativo e politico. Mariastella Gelmini segue subito la scia: «La federazione fra Azione e Italia Viva, lanciata da Mara Carfagna e condivisa da Carlo Calenda ci può e ci deve aiutare a superare questa fase – dice l'ex ministra – Costruiamo ponti».
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MATTEO RENZI CARLO CALENDA
Ragionamento legato alla soglia di sbarramento al 4%, insidiosa per entrambi i partiti, in caso di corsa separata, ma proibitiva soprattutto per Italia Viva. Da dove, nonostante la smentita calendiana, arriva un'altra nota di apprezzamento per la proposta di «una federazione: può superare le difficoltà dell'ultima settimana. Apprezziamo molto le uscite di oggi in questa direzione». Parole che non fanno che accrescere l'irritazione di Calenda, perché puntano a evidenziare la diversità di vedute ai vertici del suo partito. La questione politica di fondo, del resto, non è archiviabile come un semplice malinteso semantico, una (voluta) confusione tra il significato di "coalizione" e quello di "federazione".
CARLO CALENDA E MATTEO RENZI
Tanto è vero che in serata Calenda riunisce il Direttivo di Azione, per un confronto a viso aperto con i "pontieri". Sul tavolo anche il pressing arrivato da Bruxelles, dal presidente del gruppo parlamentare di Renew Europe, Stephane Séjourné, uomo di fiducia di Emmanuel Macron: «Vorrei che in Italia ci fosse una squadra di centro – dice –. Vorrei che i colleghi italiani facciano un'alleanza, che avviino una collaborazione politica». Appello subito raccolto e rilanciato da Nicola Danti, eurodeputato di Italia Viva e vicepresidente di Renew Europe. Difficile, però, che basti a convincere Calenda a riesumare la federazione e, soprattutto, a fidarsi ancora di Renzi.
MATTEO RENZI E CARLO CALENDA