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    UNA LOLITA DI TROPPO TRA NABOKOV E IL CRITICO EDMUND WILSON - UN LIBRO RACCONTA LA STORIA DI UN AMORE CIECO CHE SI TRASFORMA IN ODIO - GRANDI SEDUTTORI E AVIDI DONGIOVANNI, CIÒ CHE LI DIVISE FU CIÒ CHE SOPRATTUTTO AMAVANO: IL SESSO – UN VERO LIBRO EROTICO PROVOCA EFFETTI MERAVIGLIOSI COME “APRIRE UNA SCATOLA DI SARDINE COL PENE”


     
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    Mario Baudino per la Stampa

    sue lyon di lolita sue lyon di lolita

     

    Tutta colpa di Lolita se una grande amicizia divenne una grande faida, senza esclusione di colpi, odi e rancori. Gli scrittori spesso indulgono ai cattivi sentimenti nella vita privata, non diversamente, forse un po' più di altre categorie sociali. Ma Edmund Wilson e Vladimir Nabokov riuscirono a spingere fino alle conseguenze estreme un banale malumore. E Lolita fece il resto, come ci racconta Alex Bean in The Feud: Vladimir Nabokov, Edmund Wilson and the End of a Beautiful Friendship (Penguin): la storia di un amore cieco che si trasforma in odio, un matrimonio letterario che riesce a devastare i suoi protagonisti, o almeno uno dei due.

     

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    Ciò che li divise fu ciò che soprattutto amavano: il sesso, principalmente quello raccontato nei libri. Nabokov doveva molto al critico americano, che lo aiutò in ogni modo quando nel 1940 arrivò in America, senza un soldo; e per lungo tempo gliene fu immensamente grato. I due si somigliavano, per interessi non solo culturali (come la letteratura russa, che affascinava Wilson). Erano entrambi devotissimi al genere femminile, grandi seduttori e avidi dongiovanni, anche se Nabokov dopo innumerevoli conquiste si sposò piuttosto presto a 25 anni e fu, a parte un episodio, un marito fedele. Wilson si avventurò invece in quattro matrimoni, il terzo dei quali con la scrittrice Mary McCarthy.

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    Il sesso era il loro argomento di conversazione preferito, tanto che si scambiavano ghiottamente libriccini pornografici, durante le viste o le cene in famiglia, non senza qualche fastidio da parte delle mogli che consideravano la faccenda come un fastidioso comportamento adolescenziale. Nel '57 il critico donò allo scrittore quella che era una assoluta primizia: la Storia di O. firmata Pauline Réage, che stava scandalizzando la Francia. Ricorda nei diari come l'amico fosse stato perfettamente d'accordo con lui sul fatto che il libro, «piuttosto scadente», «esercita tuttavia un effetto ipnotico».

     

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    Reazione imprevedibile - Vera Nabokova insistette perché l' ospite tornando a casa portasse via con sé quell' esemplare di nyeprilichnaya literature (letteratura indecente, come la chiamavano scherzosamente col termine russo). Ma quando Nabokov gli fece leggere Lolita, che disperava peraltro di riuscire a pubblicare, l' incanto si ruppe. Il critico ebbe una reazione imprevedibile: «Mi piace meno di qualsiasi altra cosa tu abbia mai scritto», gli notificò non senza durezza. Forse era una vendetta: anni prima, siamo nel '46, il critico letterario si era infatti lanciato in un romanzo erotico, Memoirs of Hecate County, che venne processato per oscenità e grazie al clamore suscitato ebbe un certo successo editoriale.

     

    NABOKOV NABOKOV

    Il giudizio di Nabokov non gli dovette piacere: il libro è meraviglioso, gli disse infatti l'amico, però il lettore non si eccita nonostante la franchezza di linguaggio. In altre parole la reazione non è quella desiderata e cioè atta a provocare effetti meravigliosi come «aprire una scatola di sardine col pene». Forse per amor di battuta, proprio lui che pure gli scriveva «sei una delle poche persone al mondo di cui quando non sono con loro sento la mancanza», lo ferì a morte.

     

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    Le armi erano pronte. Rimasero sepolte per una decina d'anni dopo la pubblicazione di Lolita , e vennero impugnate nel 1964 quando Nabokov licenziò la sua traduzione in quattro volumi, fitta di note, dell' Eugenio Onegin. Wilson la distrusse, dando il via a un dibattito epocale su Puskin e i criteri di traduzione, suscitando interventi a catena e lettere alle maggiori riviste - quasi tutte a favore di Nabokov.

     

    Il critico si convinse che le scrivesse il suo ex amico per perseguitarlo, e non è detto che avesse torto. Ormai Nabokov, dopo il successo internazionale di Lolita , era una star, ricco e (apparentemente) felice.

     

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    Wilson insisteva invece a riproporre la sua Hecate , senza grandi risultati. Aveva persino cercato di convincersi che era stato lui il vero ispiratore dell' altrui successo, perché molti anni prima aveva donato all' amico un libro pornografico russo che «senza dubbio - leggiamo dei Diari, in un' annotazione senza data - aveva ispirato Lolita». È probabile che glielo scrisse pure; e dovette suonare come una provocazione grave, visto che lo scrittore lavorava alla storia dal lontano 1930, quando i due ancora non si conoscevano. L' offesa sanguinosa celava un' amarezza esistenziale prossima alla disperazione.

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