Estratto dell’articolo di Leonardo Di Paco per "La Stampa"
Politecnico di Torino
Per un ateneo che regge buona parte della reputazione sulle altissime performance dei suoi studenti, soprattutto durante il percorso di studi, ma anche dopo la laurea, sentir parlare dai candidati rettori di didattica troppo impegnativa potrebbe suonare come un "harakiri". Ma ieri il concetto è emerso senza tentennamenti durante il dibattito, in corso Duca, fra i tre aspiranti "Magnifici".
«Dobbiamo cambiare approccio con la didattica, abbiamo un tasso di ritardo nel primo anno che sfiora il 50% degli studenti iscritti all'ateneo: ci dobbiamo fare qualche domanda» ha detto Paolo Fino, ex direttore del dipartimento di Scienza applicata e tecnologia. Concetti ripresi anche dall'altro candidato, Juan Carlos De Martin, ex vice rettore alla cultura e alla comunicazione sotto Guido Saracco: «I tassi di insuccesso sono molto preoccupanti, solo un immatricolato su due è in grado di arrivare senza ritardi al secondo anno».
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Il tema, ha poi aggiunto il terzo candidato, l'ex vice rettore alla Ricerca poi alle Politiche Interne, Stefano Corgnati, «è quello che attiene la capacità del nostro ateneo di indirizzare gli studenti nei modi migliori durante il loro percorso di studi». […]
Anche Fino, sempre all'interno del suo programma, parla della necessità di una didattica sostenibile. «Un tema centrale - si legge - è costituito dalla numerosità degli iscritti ai corsi, dettata dalla forte richiesta in ingresso da parte degli studenti».
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Per questo «è necessario discutere una strategia didattica sostenibile, valutando al contempo strumenti innovativi e nuovi approcci pedagogici». Corgnati ha poi messo l'accento sul tema degli spazi da dedicare agli studenti in ambito edilizio.
«L'idea - ha spiegato il docente durante l'incontro con la comunità accademica - è riuscire a trovare i fondi, circa 40 milioni di euro, per la costruzione della nuova manica della didattica, di 15 mila metri quadrati, che dovrebbe svilupparsi all'interno della cittadella di corso Duca». […]
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