1. EX REVISORE MILONE FA CAUSA A VATICANO,DANNI 9,3 MILIONI
Fausto Gasparroni per l’ANSA
Libero Milone e Papa Francesco
"Nei giorni scorsi abbiamo depositato degli atti presso il Tribunale dello Stato vaticano con l'intento di chiarire quanto ci è accaduto e per ottenere un giusto ristoro per i danni subiti". E' quanto annunciano l'ex revisore generale dei conti vaticani e della Santa Sede, Libero Milone, e l'ex revisore aggiunto Ferruccio Panicco, entrambi drasticamente estromessi dal loro ruolo nel giugno 2017, due anni dopo la nomina di Milone, contestando alla radice le ragioni per cui furono costretti alle dimissioni (aver fatto 'spiare' autorità di governo vaticane).
LIBERO MILONE
La richiesta presentata in sede civile ammonta complessivamente per i due a 9.278.000 euro di danni. La "domanda giudiziale" datata 19 ottobre scorso, presentata al Tribunale d'Oltretevere tramite gli avvocati Romano Vaccarella e Giovanni Merla, è diretta contro la Segreteria di Stato, nella persona del cardinale segretario di Stato Pietro Parolin, e dello stesso Ufficio del Revisore generale, nella persona dell'ex aggiunto poi promosso al posto di Milone, Alessandro Cassinis Righini.
pietro parolin bergoglio
In sostanza, i due ex 'auditor' vaticani chiedono che il Tribunale, "accertata l'invalidità per vizio di volontà (violenza) e la conseguente inefficacia delle dimissioni estorte" il 19 giugno 2017 a Milone e il giorno dopo a Panicco, condanni la Segreteria di Stato - quale legale rappresentante della Santa Sede - e/o, quanto a Panicco, anche l'Ufficio del Revisore "alla corresponsione del compenso pattuito fino all'esaurimento dell'incarico a tempo determinato loro conferito", ed inoltre "al risarcimento del danno per la lesione subita dalla loro immagine professionale a causa del carattere calunnioso del loro allontanamento".
interrogatori processo vaticano
Panicco, ancora, "ha subito un gravissimo, quanto odiosamente gratuito, danno alla salute", poiché "una delicata documentazione medica strettamente personale", risultato di un lungo percorso diagnostico presso il Fas della Città del Vaticano "quale paziente potenzialmente oncologico", è sparita all'atto della perquisizione del suo ufficio e da lui mai più rinvenuta, nonostante le ripetute richieste di restituzione alla Gendarmeria e le sollecitazioni arrivate fino al card. Parolin.
LIBERO MILONE
L'aver dovuto poi ripetere l'iter medico a Torino ha ritardato la diagnosi e pregiudicato la curabilità della malattia, un cancro alla prostata. "Statisticamente non ho speranze di guarigione - dice in un incontro con alcuni giornalisti insieme a Milone e ai legali -. Penso che loro (il Vaticano) siano colpevoli, non dolosamente, di avermi condannato a morte senza motivo dopo una lenta e significativa sofferenza. Mi hanno tolto dai 10 ai 15 anni di vita".
Milone, oltre a rivendicare l'assoluta correttezza del suo operato secondo i compiti di revisione contabile assegnatigli dal Papa, ribadisce di non aver mai fatto spiare nessuno ("in Vaticano hanno confuso la revisione con lo spionaggio") e spiega che l'agenzia Falco Investigazioni di Arezzo che aveva ingaggiato doveva solo svolgere verifiche fuori dai confini vaticani (anagrafe, catasto, ecc.) nonché sulla sicurezza dell'ufficio, esso stesso fuori dalle Mura Leonine: nel quale peraltro c'era stato lo scasso del suo computer, trovato uno spyware in quello della segretaria, scoperta una microspia impiantata nelle pareti.
IL PALAZZO DEL VATICANO A SLOAN SQUARE - LONDRA
L'ex revisore generale ne ha anche per l'indagine per spionaggio e peculato cui era stato sottoposto insieme a Panicco, sulla quale dapprima aveva saputo fosse stata "congelata", poi che non cerano più pendenze a loro carico, quindi che vi era stata apposto il "segreto pontificio", e che infine la rimozione di quest'ultimo ha avuto l'effetto di farla ripartire, "quindi la beffa e il danno".
"Siamo stati convocati di nuovo per ulteriori approfondimenti il 14 novembre", annuncia. Ma soprattutto Milone - allegando alla citazione civile anche una serie di casi "di mancanza di rispetto delle regole" portati alla luce nei due anni di lavoro, tutti "diligentemente riferiti al Santo Padre" e a Parolin - vede il suo siluramento legato al "groviglio di interessi e di assetti di potere nel quale l'Ufficio era chiamato a mettere le mani" e alle relative resistenze e insofferenze incontrate.
PROCESSO A ANGELO BECCIU IN VATICANO
Senza dimenticare che della sua cacciata si assunse la paternità il cardinale Angelo Becciu quando dichiarò, nel settembre 2017, che "Milone è andato contro tutte le regole e stava spiando le vite private dei suoi superiori e dello staff, incluso me. Se non avesse accettato di dimettersi, lo avremmo perseguito in sede penale". "Quello che non è mai stato chiarito - osserva ora l'ex revisore - è perché il Promotore di Giustizia abbia consentito di barattare il mio arresto con le mie dimissioni. Secondo il Codice penale vaticano avrebbero dovuto arrestarci, ma hanno cercato di barattare le nostre forzate dimissioni con il silenzio".
LIBERO MILONE PAPA FRANCESCO BERGOGLIO
2. LEGALI BECCIU, DA MILONE RICOSTRUZIONI INFONDATE, REAGIREMO
(ANSA) - "Con riferimento alle dichiarazioni attribuite al dottor Milone, si tratta di ricostruzioni completamente infondate e che, inevitabilmente, provocheranno immediate azioni legali a tutela della verità e dell'onore del Cardinale".
E' quanto annunciano gli avvocati Fabio Viglione e Maria Concetta Marzo, difensori del cardinale Angelo Becciu. "Questi i fatti, rappresentati dal Cardinale Becciu in Tribunale, già all'udienza del 18 maggio 2022, dopo aver ricevuto dal Sommo Pontefice l'autorizzazione a riferirne al Tribunale - spiegano i legali -. Il Cardinale ha chiarito che si limitò esclusivamente ad eseguire un ordine del Santo Padre, il Quale lo informò direttamente che il dottor Milone non godeva più della Sua fiducia, e lo invitava a rassegnare quindi le proprie dimissioni".
giovanni angelo becciu
"In relazione alle motivazioni, che nulla hanno a che vedere con la volontà del Cardinale Becciu, né con sue personali iniziative - proseguono -, è stato richiamato il comunicato pubblicato dalla Sala stampa Vaticana del 24 settembre 2017. In esso si legge che era stata rilevata un'attività di sorveglianza illegale commissionata dal dottor Milone ad una società esterna, per sorvegliare la vita privata di esponenti della Santa Sede".
"Si ricorda, infine - concludono gli avvocati Viglione e Marzo -, che la revoca dell'incarico a PwC fu assunta formalmente dal Cardinale Segretario di Stato, per dubbi circa 'alcune clausole del contratto e le sue modalità di esecuzione', come affermava la Sala stampa vaticana il 26 aprile 2016".
3. MILONE, QUESTE LE 'MAGAGNE' CHE SCOPRII IN VATICANO
Fausto Gasparroni per l’ANSA
pietro parolin bergoglio
"A dimostrazione di come l'Ufficio del Revisore generale, sotto la guida del dott. Milone, abbia svolto il compito affidatogli, nel più rigoroso rispetto dei limiti delle proprie attribuzioni, ma con l'impegno e la convinzione derivante anche dalla promessa di costante e vigilante appoggio del Santo Padre", alla loro domanda di citazione con la richiesta di risarcimento danni alla Santa Sede per l'indebito allontanamento - consegnata a un gruppo di giornalisti in presenza dei legali -, lo stesso Libero Milone e l'ex aggiunto Ferruccio Pannicco allegano una serie di casi di presunte anomalie e irregolarità finanziarie portate alla luce nei due anni di lavoro, in attesa di depositare all'udienza preliminare, quando sarà convocata, la relativa documentazione, con i nomi e i cognomi.
angelo becciu
Una nuova "bomba" pronta ad esplodere, quindi, con dentro anche un altro palazzo comprato a Londra dalla Santa Sede. Tra i principali risultati del lavoro di revisione contabile svolto da Milone in enti e Dicasteri vaticani, tutti riferiti al Papa, la scoperta di un presunto occultamento di fondi - dai soldi ricevuti dai donatori a livello mondiale - da parte della Congregazione per la Dottrina della Fede, con 250 mila euro che sarebbero stati versati in un conto Ior, non del Dicastero bensì dell'allora prefetto, e altri 250 mila euro in banconote trovati in una busta di plastica nell'ufficio del prefetto.
Poi asserite distrazioni di fondi da parte del Pontificio Consiglio per la Famiglia, e gravi conflitti di interesse, sempre secondo l'ex revisore generale, di importanti esponenti della Prefettura degli Affari economici. Ancora, l'ostruzionismo opposto dai vertici dell'Apsa ad ogni controllo e, soprattutto, alla verifica dei conti.
Ancora per quanto riguarda l'Apsa, una asserita distrazione di fondi, con possibile peculato, nei rapporti con un terzo gestore di una tenuta agricola, per circa 800 mila euro. Il presunto "finanziamento illegale" di 50 milioni - dice Milone - da parte dell'ospedale Bambino Gesù alla Fondazione Monti, "in evidente conflitto di interesse", con coinvolgimento della Congregazione dei Figli dell'Immacolata Concezione per la vicenda Idi.
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Gli indebiti prelievi da parte di un monsignore del Pontificio Consiglio della Famiglia. Il fatto che l'Ufficio del Revisore, spiega, trasmise all'Aif 13 segnalazioni documentate ma nessuna di queste fu approfondita, e analogamente 9 denunce all'ufficio del Promotore di Giustizia, tutte senza risposta. I "gravissimi rischi" connessi al sistema di pagamento Swift adottato dall'Apsa, ritenuto "manipolabile", riferisce l'ex revisore.
Come pure "le gravissime e non rimediate criticità" dell'Apsa nella gestione "di enormi somme nonché di un ingentissimo patrimonio immobiliare, proprio e di terzi" (ad esempio il Capitolo di San Pietro cui non venivano versati gli affitti riscossi sulle proprietà). La sparizione di 2,5 milioni di euro donati dalla Fondazione Bajola Parisani all'ospedale Bambino Gesù - afferma - per la realizzazione di un nuovo padiglione, realizzazione "sostituita" dall'apposizione di una targa di ringraziamento all'ingresso di un vecchio padiglione.
Un bonifico di 500 mila euro dello stesso Ospedale pediatrico alla Fondazione Bambino Gesù asseritamente per una "campagna di marketing", in realtà sarebbe stato destinato, secondo Milone, al finanziamento di partiti politici italiani prima delle elezioni del 2013. La ristrutturazione dell'appartamento del cardinale con i lavori pagati due volte, sia dal Bambino Gesù che dal Governatorato, spesa per metà veicolata all'estero.
giovanni angelo becciu papa francesco bergoglio
E ancora, l'illecito utilizzo di fondi della Gendarmeria - secondo l'ex revisore - per coprire la quota delle spese di ristrutturazione (170 mila euro) a carico del comandante Giani. L'acquisto di un prestigioso immobile a Londra, in High Street Kensington, tramite un Trust di Jersey, in cui un cardinale, provvedendo all'acquisto nella duplice qualità di presidente dell'Apsa - per il 50%, pari a 90 milioni - e del Fondo Pensioni Vaticano - per l'altro 50%, altri 90 milioni - non solo violava la legge antiriciclaggio ma illegalmente ignorava l'esplicita contrarietà all'acquisto espressa dal prefetto della Segreteria per l'Economia, cui spettava la decisione finale.
parolin e bergoglio
Esistebbe addirittura una lettera - sempre secondo Milone - in cui il porporato, in veste di presidente del Fondo Pensioni, approva l'investimento indirizzandola a sé stesso in quanto presidente Apsa. Infine, indicata da Milone l'opaca gestione del Giubileo 2015 da parte di un monsignore. E i rapporti contrattuali anomali, tra cui la locazione ad un notissimo giornalista di un sontuoso appartamento nel centro di Roma.
Eloquente l'annotazione: "Ne emergerà un'immagine dei vertici della Santa Sede assai poco compatibile con la missione ad essa affidata dalla Provvidenza e la convinta sensazione della impossibilità, allo stato, che l'incrostazione di potere di cui molti degli amministratori della Santa Sede erano, e sono, fedele espressione sia anche solo scalfita - mentre ogni concreta iniziativa è sabotata - da velleitari (ed irrisi) appelli ai doveri di ogni buon cristiano", conclude il testo.