ALESSANDRO DI BATTISTA
Federico Capurso per "la Stampa"
«Scrivo, prendo posizione, è un bel periodo». Così, parlando con La Stampa, Alessandro Di Battista riassume questi ultimi mesi di esilio volontario dal Movimento 5 stelle. Fosse per lui sarebbe lontano anche dai confini nazionali, ma lo zaino resterà nell'armadio ancora per un po', senza viaggi sotto le nuvole del Chiapas o tra le montagne dell'Iran. Allora prende posizione, bacchetta i grillini, racconta sui social le sue giornate in famiglia. Ma cosa scrive? «La mia ultima fatica letteraria», risponde ridendo. Un libro, dunque. Il quinto della sua carriera da scrittore, a cui ha iniziato a lavorare da alcune settimane.
MARIO DRAGHI
Dovrebbe arrivare nelle librerie intorno a metà giugno, edito da Paper First, come l'ultimo. Al titolo non ci ha ancora pensato, ma una certezza c'è già: «Sarà senz' altro contro il governo dell'assembramento, contro il governo Draghi». Meno autobiografico degli ultimi tre, scritti in piena militanza grillina; più votato all'analisi politica, con particolare attenzione alla carriera dell'attuale premier e il mirino puntato sui grandi centri di potere, sull'Europa che viaggia a due velocità, sulle diseguaglianze che crescono.
ALESSANDRO DI BATTISTA
E in fila, uno dopo l'altro, ci sono gli errori e le colpe che Dibba imputa a Mario Draghi, ovviamente. Come si legge nella bozza del quarto capitolo del libro, dedicato a «Draghi presidente della Banca centrale europea», e che parte da un paragrafo intitolato «Il sacco di Atene». Ovvero, lo spolpamento delle ricchezze dei greci, nella crisi del 2009, da parte delle banche tedesche. Con tutto quello che Draghi e l'Unione europea potevano fare, ma non hanno fatto.
Di Battista da una parte scrive, dall'altra affida ai social il cannoneggiamento quotidiano contro il governo. «Il generale Figliuolo - si legge nel suo ultimo post - sbaglia previsioni su previsioni. Dà l'idea che utilizzi il pendolino del compianto Maurizio Mosca per fare i "pronostici"». E ancora, rivolto a Draghi: «Il santo, l'apostolo, il nuovo messia, va protetto affinché lui possa proteggere chi di dovere, come i Benetton, che divennero i padroni delle nostre autostrade quando lui era direttore generale del Tesoro».
MARIO DRAGHI - CONFERENZA STAMPA
Tra gli attuali «agglomerati bancari o editoriali» e i conflitti di interesse tra banche e politica, «si può chiedere proprio a lui, passato dal Tesoro a Goldman Sachs e poi da Goldman Sachs a Bankitalia, di intervenire su questo punto?». Dentro al Movimento non sono entusiasti: «Così ci fa male, non capisce che non potevamo fare altro che appoggiare questo governo».
DI BATTISTA
Ma Dibba, da ex M5S, prosegue a testa bassa contro «il governo dell'assembramento» che, ad oggi, «non ha messo un solo nuovo euro a sostegno dei più colpiti dalle restrizioni». Alcuni Cinque stelle ormai rivangano i tempi, non troppo lontani, dei reportage di Dibba in giro per il mondo, «quando dal Sud America ci strigliava», ricorda un senatore. Gli eletti allora reagivano stizziti. Adesso, invece, quei giorni li rimpiangono un po'.
goldman sachs 7