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    UNA PILLOLA DI OTTIMISMO - TUTTI COLORO CHE GUARISCONO DAL COVID-19 SVILUPPANO GLI ANTICORPI. LO CONFERMA UNO STUDIO CINESE SU "NATURE MEDICINE": ENTRO 19 GIORNI DALL’ESORDIO DEI SINTOMI, IL 100% DEI PAZIENTI RISULTA POSITIVO ALL’IMMUNOGLOBULINA G (IGG) ANTIVIRALE – UNA RICERCA DELL’UNIVERSITÀ DI SEUL SMENTISCE LA NOTIZIA DI SOGGETTI “REINFETTATI” BOLLANDOLI COME FALSI POSITIVI - ADESSO RESTA DA CAPIRE SE GLI ANTICORPI SIANO…


     
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    Silvia Turin per "www.corriere.it"

     

    CORONAVIRUS ANTICORPI CORONAVIRUS ANTICORPI

    Uno studio cinese pubblicato il 29 aprile su “Nature Medicine” dà una buona notizia: tutte le persone entrate in contatto con il virus sviluppano anticorpi. Non era scontato ed è un buon punto di partenza per i test sierologici che sono attualmente in circolazione anche in Italia.

     

    Anticorpi in tutti entro 19 giorni

    Gli autori scrivono: “Segnaliamo risposte anticorpali acute a SARS-CoV-2 in 285 pazienti con COVID-19. Entro 19 giorni dall’esordio dei sintomi, il 100% dei pazienti è risultato positivo all’immunoglobulina G (IgG) antivirale. La sieroconversione per IgG e IgM si è verificata contemporaneamente o in sequenza.

     

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    Entrambi i titoli di IgG e IgM hanno raggiunto il plateau entro 6 giorni dalla sieroconversione. I test sierologici possono essere utili per la diagnosi di pazienti sospetti con risultati RT-PCR negativi e per l’identificazione di infezioni asintomatiche”.

     

    Non basta per sapere se siamo immuni

    Quindi il 100% dei pazienti trattati ha sviluppato gli anticorpi che risultano essere la “memoria” del nostro corpo all’infezione (IgG) e anche quelli che indicano la primissima risposta all’attacco del virus (IgM). Altro passo sarà quello di capire (con studi successivi) se gli IgG siano anche protettivi e per quanto tempo. Ora se qualcuno risulti avere gli anticorpi, potrà essere sottoposto a tampone per capire se sia ancora infettivo (QUI spieghiamo perché è necessario anche il tampone) e un domani potremmo capire per quando tempo e se sarà immune.

    coronavirus new york 10 coronavirus new york 10

     

    “Lo studio di oggi è importante, perché ci dice che chi ha avuto infezione sviluppa gli anticorpi, cosa che qualcuno metteva in dubbio per via delle recidive. Ora però dobbiamo essere sicuri che siano protettivi, e a lungo termine. La notizia comunque è buona, anche in prospettiva vaccino”, ha dichiarato il direttore del dipartimento malattie infettive dell’Iss, Gianni Rezza. «Buona notizia: seppure in quantità variabili, i pazienti guariti da COVID-19 producono anticorpi contro il virus. Questo è bene perché rende affidabile la diagnosi sierologica e, se gli anticorpi fossero proteggenti, promette bene per l’immunità», scrive il virologo Roberto Burioni su twitter .

    burioni burioni

     

    Gli anticorpi ci proteggono?

    Come detto, è una buona notizia e adesso ci restano da capire due altri fattori fondamentali: se gli anticorpi che sviluppiamo sono anche “neutralizzanti” e, se lo sono come si spera, per quanto tempo lo saranno. Per la prima domanda servono ulteriori ricerche che si stanno facendo: bisogna verificare in laboratorio se l’anticorpo si lega a una determinata proteina (antigene) del virus e poi, qualora ciò avvenga, capire se questo legame è sufficientemente saldo da non permettere più al virus di infettare altre cellule. Nelle analisi si tenta proprio di separare antigene e anticorpo per capire se siamo sulla buona strada. Se l’anticorpo è neutralizzante farà da scudo nel caso di un nuovo incontro con il virus.

    operatori con equipaggiamento protettivo disinfettano la metro a seul operatori con equipaggiamento protettivo disinfettano la metro a seul

     

    Quanto dura la protezione?

    Ultimo passo è capire quanto durerebbe l’ immunità e per questo servono mesi, nel senso che bisogna controllare a cadenza fissa se chi ha anticorpi protettivi li ha conservati dopo un certo periodo di tempo. Se Sars-Cov-2 si comportasse come i precedenti coronavirus, Sars-1 e Mers, la protezione dovrebbe durare almeno 12-24 mesi.

     

    Non erano recidive

    Questo lavoro sugli anticorpi viene pubblicato contemporaneamente a un altro importante dell’Università di Seoul, che in conferenza stampa presso il National Medical Center locale ha spiegato che quei casi che si consideravano “reinfezioni” sono stati invece falsi positivi.

    coronavirus 7 coronavirus 7

     

    Gli studiosi hanno scoperto che i frammenti e i resti dei virus debellati in passato dall’organismo potrebbero essere stati la causa della positività dei test effettuati a distanza di giorni (e a volte settimane) dalla completa guarigione da Covid-19. «Oltre 260 persone sono risultate positive ai test per il coronavirus dopo recuperi completi avvenuti a giorni o settimane di distanza.

     

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    Abbiamo poche ragioni per credere che si tratti di reali casi di reinfezioni o riattivazioni di Covid-19, è più probabile che i test abbiano rilevato tracce del DNA del virus nell’organismo ospite perché è stato debellato». I Korea Centers for Disease Control and Prevention (KCDC) sostengono che i pazienti guariti che risultati positivi sembrano non essere contagiosi e dalle analisi sembra che non sia stato possibile rilevare virus vivi in tali situazioni».

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