Buona notizia: seppure in quantità variabili, i pazienti guariti da COVID-19 producono anticorpi contro il virus. Questo è bene perché rende affidabile la diagnosi sierologica e, se gli anticorpi fossero proteggenti, promette bene per l'immunità. https://t.co/Y7U9B7yYsJ pic.twitter.com/BfiOxASlrP
— Roberto Burioni (@RobertoBurioni) April 29, 2020
Silvia Turin per "www.corriere.it"
CORONAVIRUS ANTICORPI
Uno studio cinese pubblicato il 29 aprile su “Nature Medicine” dà una buona notizia: tutte le persone entrate in contatto con il virus sviluppano anticorpi. Non era scontato ed è un buon punto di partenza per i test sierologici che sono attualmente in circolazione anche in Italia.
Anticorpi in tutti entro 19 giorni
Gli autori scrivono: “Segnaliamo risposte anticorpali acute a SARS-CoV-2 in 285 pazienti con COVID-19. Entro 19 giorni dall’esordio dei sintomi, il 100% dei pazienti è risultato positivo all’immunoglobulina G (IgG) antivirale. La sieroconversione per IgG e IgM si è verificata contemporaneamente o in sequenza.
CORONAVIRUS ANTICORPI
Entrambi i titoli di IgG e IgM hanno raggiunto il plateau entro 6 giorni dalla sieroconversione. I test sierologici possono essere utili per la diagnosi di pazienti sospetti con risultati RT-PCR negativi e per l’identificazione di infezioni asintomatiche”.
Non basta per sapere se siamo immuni
Quindi il 100% dei pazienti trattati ha sviluppato gli anticorpi che risultano essere la “memoria” del nostro corpo all’infezione (IgG) e anche quelli che indicano la primissima risposta all’attacco del virus (IgM). Altro passo sarà quello di capire (con studi successivi) se gli IgG siano anche protettivi e per quanto tempo. Ora se qualcuno risulti avere gli anticorpi, potrà essere sottoposto a tampone per capire se sia ancora infettivo (QUI spieghiamo perché è necessario anche il tampone) e un domani potremmo capire per quando tempo e se sarà immune.
coronavirus new york 10
“Lo studio di oggi è importante, perché ci dice che chi ha avuto infezione sviluppa gli anticorpi, cosa che qualcuno metteva in dubbio per via delle recidive. Ora però dobbiamo essere sicuri che siano protettivi, e a lungo termine. La notizia comunque è buona, anche in prospettiva vaccino”, ha dichiarato il direttore del dipartimento malattie infettive dell’Iss, Gianni Rezza. «Buona notizia: seppure in quantità variabili, i pazienti guariti da COVID-19 producono anticorpi contro il virus. Questo è bene perché rende affidabile la diagnosi sierologica e, se gli anticorpi fossero proteggenti, promette bene per l’immunità», scrive il virologo Roberto Burioni su twitter .
burioni
Gli anticorpi ci proteggono?
Come detto, è una buona notizia e adesso ci restano da capire due altri fattori fondamentali: se gli anticorpi che sviluppiamo sono anche “neutralizzanti” e, se lo sono come si spera, per quanto tempo lo saranno. Per la prima domanda servono ulteriori ricerche che si stanno facendo: bisogna verificare in laboratorio se l’anticorpo si lega a una determinata proteina (antigene) del virus e poi, qualora ciò avvenga, capire se questo legame è sufficientemente saldo da non permettere più al virus di infettare altre cellule. Nelle analisi si tenta proprio di separare antigene e anticorpo per capire se siamo sulla buona strada. Se l’anticorpo è neutralizzante farà da scudo nel caso di un nuovo incontro con il virus.
operatori con equipaggiamento protettivo disinfettano la metro a seul
Quanto dura la protezione?
Ultimo passo è capire quanto durerebbe l’ immunità e per questo servono mesi, nel senso che bisogna controllare a cadenza fissa se chi ha anticorpi protettivi li ha conservati dopo un certo periodo di tempo. Se Sars-Cov-2 si comportasse come i precedenti coronavirus, Sars-1 e Mers, la protezione dovrebbe durare almeno 12-24 mesi.
Non erano recidive
Questo lavoro sugli anticorpi viene pubblicato contemporaneamente a un altro importante dell’Università di Seoul, che in conferenza stampa presso il National Medical Center locale ha spiegato che quei casi che si consideravano “reinfezioni” sono stati invece falsi positivi.
coronavirus 7
Gli studiosi hanno scoperto che i frammenti e i resti dei virus debellati in passato dall’organismo potrebbero essere stati la causa della positività dei test effettuati a distanza di giorni (e a volte settimane) dalla completa guarigione da Covid-19. «Oltre 260 persone sono risultate positive ai test per il coronavirus dopo recuperi completi avvenuti a giorni o settimane di distanza.
coronavirus anticorpi
Abbiamo poche ragioni per credere che si tratti di reali casi di reinfezioni o riattivazioni di Covid-19, è più probabile che i test abbiano rilevato tracce del DNA del virus nell’organismo ospite perché è stato debellato». I Korea Centers for Disease Control and Prevention (KCDC) sostengono che i pazienti guariti che risultati positivi sembrano non essere contagiosi e dalle analisi sembra che non sia stato possibile rilevare virus vivi in tali situazioni».
ROBERTO BURIONI coronavirus viaggio al centro dell’epidemia 1 coronavirus anticorpi reparto di terapia intensiva all'ospedale di wuhan 3 roberto burioni by lughino reparto di terapia intensiva brescia 13 CoronaVirus controlli per il coronavirus ROBERTO BURIONI