1 – NARDELLA LANCIA LA VOLATA DI BONACCINI
Estratto dell’articolo di Federico Capurso per “La Stampa”
Dario Nardella e Stefano Bonaccini
Dario Nardella e Stefano Bonaccini, ecco il «tandem dell'Appennino» che inaugura ufficialmente la sua corsa al congresso dem. Lo fa con una conferenza stampa al teatro del Sale, a Firenze, dove il sindaco, da padrone di casa, annuncia che non si presenterà al congresso, ma appoggerà la candidatura di Bonaccini alla segreteria del Pd. Sarà Nardella a coordinare la sua campagna e sempre lui a presiedere la mozione congressuale.
«Bonaccini è il capitano, ma tutti ci battiamo perché il partito cresca», dice Nardella. Il sindaco di Firenze è il miglior biglietto da visita con cui Bonaccini poteva presentare la propria ricetta per risollevare il partito: ripartire dai sindaci, da chi è sul territorio, e con loro «smontare e rimontare il Pd» per renderlo un partito «popolare, non populista».
Dario Nardella e Stefano Bonaccini
È il risultato di un'equazione facile: «Perdiamo da troppi anni le elezioni nazionali - dice il presidente dell'Emilia-Romagna -, mentre continuiamo a vincere le elezioni in alcune regioni e nella stragrande maggioranza dei Comuni. Significa che ci sono persone che, quando si candidano per la propria comunità, raccolgono voti e vincono». Per questo, il 10 dicembre, la sua campagna congressuale muoverà il primo passo da Bari. Già organizzato l'incontro con il sindaco dem Antonio Decaro, presidente dell'associazione dei Comuni italiani, e insieme a lui ci saranno altri amministratori pugliesi. Da lì, spiega Bonaccini, partirà «un tour in giro per l'Italia, almeno in 100 città, comuni, piazze. Non solo capoluoghi».
bonaccini nardella
Una rete utile al rinnovamento, perché «dobbiamo cambiare la classe dirigente Dem. Non ce l'ho con nessuno - premette il governatore -, ma credo che oggi ne serva una nuova e bisogna attingere a piene mani dal territorio». È anche «una questione generazionale», non sempre e non solo - smorza i toni Bonaccini - per non passare da rottamatore. «La parola rottamazione non la usavo nemmeno quando andava di moda», assicura. […]
E dopo aver smontato e rimontato il partito, si discuterà anche le alleanze, perché «il Pd non può vincere da solo. Ho grande rispetto per M5S e Terzo polo, mi auguro vogliano condividere una stagione di opposizione credibile e non sguaiata, ma prima vengono i temi».
schlein bonaccini
Largo ai nuovi sindaci, dunque. Purché non si chiamino "bonacciniani". «Se sentite qualcuno che si definisce così, ditegli che è un cogl». O peggio ancora "renziani senza Renzi": «Non esistono». Anche se in molti ne hanno professato la fede in passato, dallo stesso Bonaccini passando per Nardella, che ne era il vice a Firenze, fino a Simona Bonafè, ora segretaria del partito toscano, seduta in prima fila. Il punto è che in questo modo tornerebbe a essere il partito dei «nomi e cognomi», che Bonaccini dice di non voler rivedere in futuro. […]
Così inizia la corsa del tandem dell'Appennino. Restano in campo Paola De Micheli ed Elly Schlein, che oggi si candiderà con un evento a Roma. Anche Matteo Ricci, sindaco di Pesaro, potrebbe decidere di entrare nella contesa: «È un amico, ci conosciamo da tanti anni - dice Bonaccini -. Se vorrà ragionare io ci sono». […]
1 – IL RITORNO DEL TANDEM IL VECCHIO ESCAMOTAGE PER SPEGNERE LA COMPETIZIONE
Estratto dell’articolo di Filippo Ceccarelli per “la Repubblica”
dario nardella stefano bonaccini
Fiorenza dentro da la cerchia antica, ovvero ritorno sul luogo del delitto con inconfondibile sentore di giglio magico. O almeno: se il passato prossimo, o quel poco di cui resta memoria, ha ancora un senso, ecco che il tandem Bonaccini-Nardella evoca subito la figura di Matteo Renzi; così come, con un filo di malizia, lascia intravedere una compiuta rielaborazione del renzismo sotto mentite spoglie.
Naturalmente conviene adesso ai due promessi alleati negare l'ingombrante eredità e anzi diffondersi su pretese litigate con l'uomo che li ha scoperti e valorizzati. Sennonché il mese scorso, con la chiarezza che certo non gli fa difetto, lo stesso Renzi si è mosso per tempo: «Bonaccini è un amico e Nardella è un amico - ha spiegato - Ma per essere credibili nel Pd, in vista del congresso devono parlare male di me».
MATTEO RENZI E STEFANO BONACCINI
Con l'attuale sindaco di Firenze, al quale il leader di Italia viva aveva qualcosa da reclamare, le cose devono aver preso una piega non sai se più paradossale o sfacciata: «Quando è venuto a casa mia, mi ha detto chiaramente che aveva bisogno di litigare con me perché così nel Pd come minimo lo fanno segretario».
Ora Matteo sarà anche parecchio auto-centrato e ego-riferito, ma l'impressione è che di questo genere di fiction viva la fase costituente dem, con le sue eterne chiacchiere, le comode ipocrisie, le vane dispute valoriali, i generici luoghi comuni sul riformismo e, da qualche tempo con una sintomatica insistenza, l'inesorabile retorica dei "territori" in nome dei quali il governatore Bonaccini e il sindaco Nardella muovono alla conquista del Nazareno. […]
bonaccini renzi
Nel 2013, con qualche sorpresa, da uomo-macchina della ditta di Bersani, Bonaccini cambiò cavallo diventando il campaign-manager della corsa del giovane rottamatore al vertice del partito. Di lì puntò alla Regione.
Per quanto ancora lontano dalla trasfigurazione per opera dello strategist Daniel Fishman e che oggi nel look lo fa somigliare a un tronista over, Bonaccini concluse la campagna su un palco ricalcato sul più tipico scenario da Leopolda: addio alle belle bandiere, una fiammante moto Ducati e una macchina da gelati Carpigiani, poi una quantità di prodotti d'eccellenza, prosciutti, mortadelle, piadine, vini e aceto balsamico, una specie di supermercato. Brani soul di Alice Keys e video emozionali. L'astensionismo fu terribile, però pazienza, lui fu eletto e anche nel 2020 rieletto. […]
NARDELLA RENZI
Creatura del Giglio magico ante-marcia, più o meno negli stessi anni Nardella ereditò Palazzo Vecchio. Posto che è difficile definire cosa sia oggi la sinistra e ancor più quale debba essere il suo mestiere, è altrettanto arduo pensare che in quella direzione siano andati gli attacchi mossi dal sindaco alla Cgil, la guerra iper-securitaria contro l'accattonaggio, le ruspe nei campi rom. Dopo aver dichiarato la morte della socialdemocrazia e prima del referendum con cui Renzi volle scavarsi la fossa, proclamò Nardella: «Con la stessa maggioranza silenziosa che ha fatto vincere Trump in America, vincerà il Sì in Italia». Ma il ricordo è sfumato e la girandola di posizioni nel Pd sconsiglia qualsiasi controllo di coerenza.
MATTEO RENZI DARIO NARDELLA
In tutt' altro ambito, non particolarmente ascrivibile al renzismo, si può mostrare indulgenza, essendo lui un violinista, dall'aver accompagnato una cantata di Alessandra Mussolini in un tragicomico Sanremo per onorevoli.
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