Massimiliano Nerozzi per corriere.it - Estratti
Da Procuratore di Asti Biagio Mazzeo dirige l’ufficio che — con il pm Davide Greco — ha chiesto (e ottenuto) la condanna a 17 anni di reclusione del gioielliere di Grinzane Cavour Mario Roggero.
mario roggero
Dottor Mazzeo, qual è stata la cosa più difficile?
«Dal punto di vista investigativo è stata un’inchiesta piuttosto semplice, con le solite fonti di prova e le dichiarazioni nell’imminenza del fatto: l’assurdo, se vogliamo, è che stavolta è stato l’imputato a servirci le prove su un piatto d’argento, il video. Le telecamere erano sue».
Che effetto le hanno fatto quelle immagini?
«Chiunque le abbia viste ha avuto una reazione di repulsione, per quel che è avvenuto: persone rincorse e abbattute in quel modo. Agghiacciante: sensazione che non cambia anche se chi ha sparato è una persona per bene».
MARIO ROGGERO DOPO LA RAPINA NELLA SUA GIOIELLERIA
Il gioielliere dice di non essere pentito.
«Eh, il problema è che l’imputato sembra non abbia preso piena consapevolezza di quel che è successo. Insomma, non c’è stata una riflessione critica, anche solo minima. Niente».
Roggero ha parlato di idee preconcette dei magistrati.
«Ci sarà qualcuno che è più rigoroso o meno rigoroso, davanti ai casi di legittima difesa o presunta tale, parlo della società e, quindi, anche dell’interno della magistratura, ma qui non si tratta di ragionare per partito preso: in questo caso siamo completamente al di fuori del caso della legittima difesa».
Salvini ha detto che sta con il gioielliere: che idea si è fatto?
«Non mi stupisce, sono anni che il ministro ha uno slogan: che la difesa è sempre legittima. Ma qui, come le dicevo, siamo al di là persino del caso border line: perché una reazione che avviene dopo il fatto, e fuori dal negozio, non può essere legittima difesa. E c’è un secondo punto».
MARIO ROGGERO
Ovvero?
«Noi magistrati non abbiamo gli strumenti per cambiare le leggi, cosa che può invece fare il Parlamento. Inserendo nel codice penale cause di giustificazione, attenuanti, che al momento non sono previste».
Lei, nel caso, quali norme cambierebbe?
«Si potrebbe tenere conto di certe situazioni: per dire, fu introdotta un’aggravante per i furti davanti al bancomat; qui si potrebbero inserire nel codice penale delle attenuanti, anche se quella della provocazione gli è già stata riconosciuta».
Che effetto le ha fatto la condanna?
«Non provo mai piacere quando una persona viene condannata, al massimo ci può essere soddisfazione se il nostro lavoro è stato fatto bene. Dopodiché, resta una vicenda triste, pensare che una persona, se la sentenza verrà confermata nei prossimi gradi, dovrà scontare il carcere. Ma noi dobbiamo applicare la legge, e mettere l’aspetto emotivo da parte».
MARIO ROGGERO
(...)
Che direbbe al gioielliere?
«Di rimettersi in discussione e riflettere su quello che ha fatto: se la Procura e la corte d’Assise, composta anche da giudici popolari, l’ha condannato, forse qualche domanda dovrebbe farsela».
MARIO ROGGERO