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    UNA REPUBBICA SFONDATA SUL LAVORO – ANCHE QUEST’ANNO PER POTER FESTEGGIARE IL PRIMO MAGGIO I LAVORATORI SONO COSTRETTI A SCIOPERARE DOPO LA LIBERALIZZAZIONE DEGLI ORARI DELLE ATTIVITÀ COMMERCIALI – IL SINDACATO DICHIARA LO STOP A MILANO,  EMILIA-ROMAGNA, TOSCANA, SICILIA, PIEMONTE E LIGURIA. MA TRA 25 APRILE E 1° MAGGIO LAVORERANNO 5 MILIONI DI ITALIANI


     
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    di Corinna De Cesare per “Il Corriere della Sera”

     

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    Un film che si ripete tutti gli anni, in particolar modo dalla liberalizzazione delle aperture delle attività commerciali voluta nel 2012 dal governo Monti.

     

    Ma quest’anno non solo la festa dei lavoratori sarà una festa a metà, ma sarà condita dagli scioperi.

     

    Secondo Federdistribuzione, l’associazione che rappresenta una rete di 14.980 punti vendita e alcuni dei più importanti marchi della Gdo come Carrefour, Esselunga, Auchan, il 49% dei negozi a livello nazionale sarà aperto e il 46% riguarderà insegne dell’alimentazione.

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    Supermercati a lavoro insomma in molte città ma non in tutti i casi. Esselunga chiusa, Carrefour aperta in alcuni punti vendita, Coop ha pubblicato un avviso: «Crediamo che il lavoro debba ritrovare il suo valore concreto. Così come la sua festa».

     

    Saracinesche chiuse. Ma se al primo maggio si affianca anche la festa appena trascorsa del 25 aprile, si può calcolare che quasi cinque milioni di italiani hanno lavorato o lavoreranno durante queste festività secondo i dati della Cgia.

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    Il settore alberghiero e della ristorazione è quello più coinvolto (in 688 mila lavoreranno), a seguire il commercio (579 mila). In Veneto, nonostante il tavolo «etico» organizzato dalla Regione per limitare il fenomeno delle aperture festive, il primo maggio quasi tutti i centri commerciali saranno aperti.

     

    In Puglia si portano avanti e per il 2 giugno le Ferrovie del Gargano organizzano persino trasferte con bus per il Mall di Firenze, l’outlet del lusso.

     

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    «Il tema è creare un equilibrio dopo il disastro delle liberalizzazioni selvagge — spiega Enrico Postacchini, delegato per le politiche del commercio di Confcommercio —. Non hanno prodotto più lavoro come si pensava, i consumi sono calati, è aumentata la crisi nel retail e hanno solo creato problemi alle periferie d’Italia che con queste aperture dei grandi centri commerciali si sono svuotate e non vengono più vissute dalla comunità.

     

    La Gran Bretagna fa addirittura l’inverso, permette ai piccoli nelle periferie di stare aperti ma non ai grandi». Per Federdistribuzione, però, le aperture nelle festività sono «un servizio offerto ai consumatori e ai turisti».

     

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    Non la pensano così i sindacati. Filcams Cgil da anni ha lanciato la campagna «La festa non si vende» e per il primo maggio ha proclamato un’astensione dal lavoro in Emilia-Romagna, Toscana, Sicilia, Piemonte, Milano, Liguria.

     

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    «Cgil, Cisl, Uil dedicano la manifestazione del primo maggio di quest’anno alla sicurezza sul lavoro — aggiunge Maria Grazia Gabrielli, segretario generale della Filcams Cgil —. Dovremmo più che altro essere concentrati sul valore della festa e su quello che rappresenta».

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