Francesca Galici per ilgiornale.it
giuseppe conte roberto speranza
Il ministro Roberto Speranza, nelle scorse ore ospite di Fabio Fazio a Che tempo che fa, ha annunciato che già oggi è prevista la firma del documento con le nuove norme per contenere la diffusione del virus ed evitare al Paese di entrare in una nuova fase emergenziale per il servizio sanitario. La stretta del governo andrà a colpire numerosi ambiti, dallo sport all'intrattenimento, ma anche la sfera privata. Il ministro, infatti, ha annunciato di aver chiesto il veto per le feste private, affidandosi al controllo sul territorio attuato dai cittadini, chiamati al ruolo di "spie" da parte dell'esecutivo.
"Proveremo a incidere su alcuni pezzi della vita delle persone che consideriamo non essenziali. Ci sono cose che sono fondamentali e cose che non sono fondamentali. Abbiamo fatto un investimento enorme sulle scuole, perché riteniamo siano qualcosa di davvero essenziale, e proviamo a tenere in sicurezza i nostri ragazzi durante l'orario scolastico", ha affermato Roberto Speranza da Fabio Fazio, spiegando come questo impegno possa essere vanificato da feste che causano assembramenti fuori dall'ambito scolastico. "Io ho proposto che vengano vietate tutte le feste, che in questo possono essere evitate. Andare a scuola è una cosa fondamentale, andare a lavoro è fondamentale", ha annunciato il ministro.
conte speranza
Pronta la stretta su feste e nozze: cosa cambia con il nuovo Dpcm
Il governo, quindi, cerca di inserirsi nella sfera personale e di regolamentare quanto avviene all'interno delle abitazioni private. Il ministro della Salute afferma di volersi affidare al buon senso degli italiani ma, sull'obiezione del conduttore che evidenzia la difficoltà, se non l'impossibilità, dello Stato di mettere il naso oltre l'uscio delle case degli italiani, Roberto Speranza ha esposto la sua ricetta: "Quando c'è una norma, questa va rispettata e gli italiani hanno dimostrato di non aver bisogno di un carabiniere o di un poliziotto a controllarli personalmente. Ma è chiaro che aumenteremo i controlli, ci saranno le segnalazioni. Io mi fido molto anche dei genitori e nel momento in cui si dà un'indicazione formale io sono sicuro che la maggior parte delle persone la seguirà".
roberto speranza
L'Italia come uno Stato di polizia popolare, in cui i cittadini sono chiamati dal governo a controllare ciò che fa il loro vicino, a tenere occhi e orecchie aperte per informare poi le forze dell'ordine. Ci sarà ancora il sentimento di fiducia reciproca e di solidarietà vicinale, che da secoli caratterizza il tessuto sociale del nostro Paese? È giusto aumentare le misure per contenere i contagi, ma schierare i cittadini gli uni contro gli altri è l'anticamera dello smantellamento di uno dei principi fondanti delle comunità italiane, secondo l'antico (e non popolare) principio del dividi et impera.
IL NO DI SPERANZA ALLE FESTE PRIVATE: «IL 75% DEI CONTAGI DA PARENTI E AMICI»
Lorenzo Salvia per “il Corriere della Sera”
«Siamo costretti a stringere le maglie dopo settimane di misure che le allargavano». Alle nove di sera è il ministro della Salute Roberto Speranza a riassumere il senso delle misure che il governo si appresta ad approvare «per giocare d'anticipo» sulla seconda ondata del Covid, perché serve un «cambio di marcia» per «rimettere la curva sotto controllo e non assumere misure più dure».
Il ministro spiega che il «75% dei contagi avviene nelle relazioni familiari e di amici» e questo giustifica lo stop in arrivo alle feste private, con i relativi controlli, perché «ci sono cose essenziali, come la scuola, e altre no». Il punto è proprio questo: anche se i numeri del contagio preoccupano, secondo il governo al momento non si può parlare di un nuovo lockdown , una chiusura generalizzata come quella di marzo. Lo dice lo stesso Speranza: «Non ci sono le condizioni».
Lo conferma il ministro degli Esteri Luigi Di Maio: «Non se lo può permettere il sistema economico e commerciale». Lo ripete il commissario per l'emergenza Domenico Arcuri: «Oggi non ci sono le condizioni, c'è bisogno di prendere tutti coscienza e farci carico di un incremento di responsabilità».
Nessuno stop nemmeno per le scuole, che a marzo furono le prime a fermarsi e che invece stavolta sono per il governo la priorità: «Non c'è alcuna ipotesi di provvedimenti restrittivi», conferma il ministro dell'Istruzione Lucia Azzolina che aggiunge: «Il governo non ne ha affatto discusso e sarebbe strano il contrario: i dati confermano che le scuole sono luoghi molto più sicuri di altri». Una linea politica tradotta nelle misure esaminate ieri nella lunga riunione del Comitato tecnico-scientifico, che oggi saranno materia di confronto con le Regioni.
E che, forse già stasera , dovrebbero entrare nel nuovo Dpcm, il decreto del presidente del Consiglio dei ministri. In ogni caso si procederà per gradi, con lo stop alle feste e al calcetto, con la nuova spinta sullo smart working ma anche con la quarantena più corta e le nuove regole sui tamponi, tema sul quale Speranza riconosce i problemi per le file ai drive in , «un'immagine sicuramente non buona».
Sull'obbligo della mascherina all'aperto resta invece l'esenzione per chi fa sport o va in bici. Il premier Giuseppe Conte dice che la «pandemia è ancora in corso e per questo la soglia di attenzione deve restare altissima». Ma dall'opposizione piovono critiche, anche se con accenti diversi. «Spero che il governo non pensi di richiudere tutto», dice il leghista Matteo Salvini. «Il caos regna sovrano» attacca Giorgia Meloni (Fratelli d'Italia). Mentre per Antonio Tajani (Forza Italia), «con la seconda ondata bisogna usare tutti i fondi europei, compreso il Mes». Quello che, però, divide la maggioranza.
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